“La decisione di spendere fino a un miliardo di euro sull’intelligenza artificiale è stata confermata, nel tentativo di allinearsi all’Europa. Sarà interessante capire come le premesse saranno messe in pratica. Pensiamo all’AI Act europeo che è un documento interessante e apprezzato, ma assai difficile da applicare in uno scenario economico competitivo dove ogni restrizione viene malvista. È giusto applicare una normativa in settori come la sanità, il lavoro, la pubblica amministrazione, l’attività giudiziaria, la scuola. Ma che ricaduta avranno gli enunciati?”. Don Fabio Pasqualetti, decano della Facoltà di Scienze della comunicazione sociale dell’Università pontificia salesiana e consultore del Dicastero per la Comunicazione, commenta il disegno di legge sull’intelligenza artificiale approvato dal Consiglio dei ministri.
I cittadini saranno più tutelati?
Ci siamo resi conto, a distanza di anni, che i sistemi di intelligenza artificiale fanno parte ormai della vita quotidiana. Però sarebbe interessante chiarire cosa voglia dire tutelare i diritti della privacy, quando sappiamo che qualsiasi social media sa tutto di chi lo utilizza. Quali saranno gli ambiti in cui verranno tutelati i cittadini e come sapranno di esserlo?
L’Italia si mette al passo dell’Europa?
L’Italia, come il resto dell’Europa, non è all’avanguardia nel campo dell’intelligenza artificiale. Non possiamo competere, ad esempio, con gli Stati Uniti o la Cina. L’Europa deve certamente fare di più al suo interno e ogni Paese deve mettere a disposizione le migliori risorse.
Tuttavia non è sufficiente investire solamente nello sviluppo delle intelligenze artificiali. La crescita di un Paese non è solo tecnologica.
C’è un divario che si sta ampliando tra un mondo tecnologico, che va sempre più avanti ed è sempre più strabiliante, e un mondo sociale che arranca nella sua umanità, nella capacità di comprendere i fenomeni, di capire dove vuole andare. E questo riguarda anche la politica. Non basta investire nell’intelligenza artificiale, se non sappiamo per quale fine stiamo investendo. Quale sarà il beneficio per il Paese? Che Italia immaginiamo per il futuro?
Che spazio trova l’etica?
Siamo tutti preoccupati dei problemi etici, ma l’etica nasce da una visione e da valori condivisi. Non è un regolamento. Se pensiamo che l’etica si riduca a una serie di restrizioni, stiamo sbagliando:
l’etica dovrebbe essere propositiva, dovrebbe favorire atteggiamenti positivi di rispetto e di dignità, di attenzione e di inclusione.
È giusto puntare sulla formazione dei giovani?
La formazione è fondamentale, a partire dalla scuola primaria. Non si deve insegnare a produrre intelligenza artificiale, ma sostenere un’educazione solida e robusta, che non sia funzionale soltanto all’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro ma a saper vivere in un mondo sempre più tecnologico e interattivo, complesso e sofisticato. L’intelligenza artificiale è una parte della formazione che uno studente deve ricevere.