Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri, lunedì 11 marzo, in esame definitivo, il decreto legislativo riguardanti le “Disposizioni in materia di riordino del settore dei giochi, a partire da quelli a distanza, ai sensi dell’articolo 15 della legge 9 agosto 2023, n. 111”. L’obiettivo, secondo fonti di governo, è “razionalizzare e aggiornare il sistema dei giochi pubblici a distanza, aumentando il valore delle concessioni da assegnare portandole ai corretti livelli di mercato”. Il prossimo step sarà un intervento sulla rete dei giochi fisici. Ma restano forti le perplessità sul decreto per gli effetti negativi che potrà avere, come ci spiega il sociologo Maurizio Fiasco.
“Il testo che ha ricevuto il parere favorevole delle commissioni Bilancio e Finanze delle due Camere è rimasto invariato, salvo alcune questioni tecniche e, a peggiorare, la raccomandazione per autorizzare le scommesse ‘a liquidità condivisa’, ossia scommesse con quotazioni condivise tra società dell’azzardo di più Paesi dell’Unione europea, dunque scommesse transnazionali”, chiarisce Fiasco.
Non solo: “Vi è un aspetto formale non da poco per possibili profili di sconfinamento dalla delega. All’articolo 24 (‘Disposizioni di coordinamento e abrogazioni’), infatti, si postula un successivo provvedimento (in forza dell’atto delegato) che individui ‘le norme statali di rango primario e secondario, nonché le disposizioni statali di natura amministrativa generale, che sono o restano abrogate in ragione della loro incompatibilità con quelle del presente decreto’”. Il sociologo evidenzia: “La disposizione è palesemente illegittima, intanto perché introduce surrettiziamente funzioni di delega che non sono previste nell’articolo 15 della legge n. 111 del 2023. Ma ancora, e con maggiore scorrettezza, la disposizione va a compromettere competenze e attribuzioni – alcune nella struttura stessa dello Stato-Ordinamento, quali salute e sicurezza pubblica -, non modificabili se non con legge costituzionale”. Per il resto, aggiunge, “continua il silenzio del ministero della Salute, insieme a quelli del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Istruzione, del Dipartimento per le politiche della famiglia”.
Un altro aspetto controverso del decreto appena approvato è quello riguardante la pubblicità. Con il decreto-legge n. 87 del 2018 (convertito nella legge 9 agosto 2018, n. 96) è stato introdotto un divieto assoluto per la pubblicità di giochi e scommesse, ivi incluse le sponsorizzazioni e le forme di pubblicità indiretta. Ora si aprono nuovi scenari. “Avverrà il rilancio della pubblicità sotto mentite spoglie della pubblicità a giocare ‘con responsabilità’ e a ‘evitare eccessi’ che creano dipendenza – denuncia l’esperto -. Com’è ben noto alle società di marketing, le espressioni corredate dalla voce ‘responsabile’, per consumi notoriamente correlati a danni alla persona, si risolvono in un abbassamento di allarme psicologico (c’è un modo responsabile per fumare?) e dunque in una via di fuga dall’inibizione. Quanto all’evocato profilo di ‘gioco responsabile’ (traduzione incompleta di Responsible Gambling, ovvero senza la qualificazione ‘d’azzardo’), esso è oggetto di crescenti critiche da parte dei terapeuti e in generale dei clinici che sono impegnati nelle cure delle persone in stato di dipendenza”. Insomma, “hanno lasciato aperto, senza alcun controllore, il casello per l’autostrada della pubblicità al gioco d’azzardo. Con una serie di artifizi, il marchio dei concessionari sarà presente ovunque, all’ombra di un ingannevole richiamo al ‘gioco responsabile'”. Fiasco rileva poi ancora un altro aspetto contraddittorio: “La perla delle perle è, infine, quel concetto di ‘salute del giocatore’ (chi parlerebbe di ‘salute del fumatore’). La salute è salute del cittadino, dunque salute pubblica, e riguarda chi gioca d’azzardo, ma ancor più i suoi familiari e la sua cerchia di rapporti importanti. Ogni giocatore in addiction provoca conseguenze pesanti in almeno 6-8 persone (familiari, colleghi, partner ecc.)”.
Fiasco sottolinea “due altre assurdità”. La prima è “la compartecipazione delle Regioni e dei Comuni (per ora annunciato, ma che sarà oggetto di un successivo decreto, per l’azzardo distribuito nelle strade e nelle piazze delle città) ai ricavi erariali. Qui il ricatto è evidente: se tu, Comune, emani dei regolamenti restrittivi (per orari e luoghi interdetti) all’azzardo, allora devi accettare una riduzione di trasferimenti dello Stato. Cala la saracinesca sulla stagione delle ordinanze dei sindaci e delle leggi regionali che si avviò dopo il 2012, cioè dopo il decreto Balduzzi”. A questo proposito il sociologo pone l’accento anche “sul cambio di orientamento – dopo 12 anni! – dell’Anci e della Conferenza delle Regioni circa il trasferimento a loro di parte del gettito fiscale dell’azzardo. Si erano sempre detti contrari per non essere condizionati nell’emanare leggi e regolamenti sulla materia, qualora comportassero restrizioni di orari, di spazi ecc. E così ridimensionano le loro stesse leggi, approvate con entusiasmo e all’unanimità, dopo il decreto Balduzzi del 2012, di cui dicevamo prima”. La seconda assurdità è “l’istituzione di una Consulta sui giochi pubblici. Per fare cosa? Per ‘concertare’ e negoziare quel che è indisponibile allo scambio: la salute da rendere compatibile con il fatturato delle società dell’azzardo. Consulta ‘sui giochi pubblici’ creata apposta – conclude Fiasco – per controbilanciare i pareri – in scienza e coscienza – dei clinici presso il ministero della Salute, ovvero nell’Osservatorio istituito per legge”.