È la stagione d’oro della moda parigina, dei grandi couturier, ma anche il riscatto di un Paese dalle macerie della Seconda guerra mondiale. A celebrare questa straordinaria spinta creativa due titoli di richiamo. Il primo è “The New Look” su Apple TV+, serie firmata da Todd A. Kessler (“Damages”), che offre uno sguardo ravvicinato su Christian Dior, Coco Chanel e sulla nuova generazione di stilisti che hanno abitato il cambiamento. Protagonisti gli ottimi Ben Mendelsohn e la Premio Oscar Juliette Binoche. Ancora, su Disney+ la miniserie “Cristóbal Balenciaga”, ritratto del celebre stilista spagnolo che ha contribuito al rilancio della moda parigina negli stessi anni di Dior. Nel ruolo di Balenciaga figura un intenso Alberto San Juan. Infine, in sala dal 22 febbraio con Medusa il dramma sociale “Martedì e venerdì”, opera seconda del cantautore Fabrizio Moro e di Alessio De Leonardis. Istantanea dolente su famiglie deragliate e affanni economici, con Edoardo Pesce e Rosa Diletta Rossi. Il punto Cnvf-Sir.
“The New Look” (Apple TV+, dal 14.02)
Genio creativo e fragilità esistenziali per Christian Dior, spirito combattivo e scelte avventate per Coco Chanel. Sono le due linee di racconto della serie “The New Look” targata Apple TV+, dieci episodi da 55 minuti rilasciati con cadenza settimanale dal 14 febbraio. La serie racconta l’atto creativo-sartoriale dei due celebri stilisti ma soprattutto le vite in gioco in un periodo storico segnato prima da sofferenze brucianti con la guerra e poi dal profumo inebriante di futuro nei decenni ’50-’60. A firmare il progetto come autore e regista è Todd A. Kessler, apprezzato già per il lavoro sulla serie “Damages” (2007-12) con Glenn Close. Nel ruolo dei due celebri stilisti i notevoli Ben Mendelsohn e Juliette Binoche, affiancati dagli altrettanto validi Maisie Williams, John Malkovich, Emily Mortimer e la stessa Close.
La storia. Parigi, al tempo dell’occupazione nazista. Christian Dior lavora come stilista insieme al collega Pierre Balmain per la maison di Lucien Lelong; in casa sua sorella Catherine è attiva tra le fila della resistenza e questo la espone alla cattura e alla deportazione nel lager di Ravensbrück. Coco Chanel, già all’apice del successo, fatica a trovare un equilibrio durante l’occupazione bellica così si avvicina pericolosamente alle truppe tedesche tramite il barone Hans Von Dincklage detto “Spatz”. Una macchia di collaborazionismo che la spingerà poi a trovare riparo in Svizzera…
Moda, ma non solo. Al centro della serie Tv “The New Look” l’autore Kessler ha voluto mettere molto di più, allargando il campo dello sguardo sia alle biografie dei celebri couturier sia soprattutto alle coordinate della Storia, dedicando un ampio spazio al clima fosco sotto l’egemonia nazista. Gli avvenimenti bellici, le tensioni intimidatorie che serpeggiavano nella capitale francese, occupano spesso il centro della scena narrativa, rischiando di sacrificare o marginalizzare l’epopea culturale della moda parigina, di cui risultano capofila la veterana Coco Chanel e l’emergente Christian Dior.
E se il racconto cede spesso passo (fin troppo) alla Storia e alla cronaca bellica, non mancano sguardi di senso sulla creazione artistica, soprattutto da parte di Christian Dior, intento a trovare la propria voce autonoma e indipendente rispetto alla maison Lelong. Sarà infatti nel clima di ripartenza del dopoguerra che Dior scommetterà sui propri sogni, fondando la sua casa di moda e trovando le coordinate per quel “New Look” che frantumerà schemi e stili già visti. Dall’altro lato, raramente vediamo Coco Chanel misurarsi con la dimensione artistica, raccontata per lo più come imprenditrice preoccupata di mantenere in vita le sue boutique.
La serie “The New Look” dimostra comunque eleganza visiva e un’accurata cura formale (da evidenziare fotografia, scenografie e costumi), ben sorrette da tensione e dinamismo narrativo così come da interpreti sofisticati. Consigliabile, problematica, per dibattiti.
“Cristóbal Balenciaga” (Disney+, 19.01)
Curiosa la coincidenza con cui Apple TV+ e DisneyPlus rilasciano due prodotti simili. E se la prima scommette su Dior e Chanel, Disney punta sul couturier spagnolo Cristóbal Balenciaga. La miniserie dal taglio biopic si snoda in sei episodi da 45-55 minuti, che seguono la parabola di Balenciaga dall’arrivo a Parigi negli anni ’30 sino agli anni ’70. Firma la serie Lourdes Iglesias.
La storia. Parigi, 1937. A causa della Guerra civile in Spagna, Cristóbal Balenciaga cerca fortuna nella capitale francese. A condividerne i progetti il modista franco-polacco Władzio Jaworowski di Attainville, suo compagno anche nella vita, che però muore prematuramente. Profondamente scosso dalla perdita e smarrita l’ispirazione, Balenciaga pensa al ritiro. Sarà l’incontro con Christian Dior a ravvivare la sua vis creativa, diventando così anche lui l’esponente del nuovo corso della moda francese e internazionale…
La serie spagnola su Balenciaga si presenta con molti punti di contatto con quella di casa Apple TV+, ma a differenza di quest’ultima il racconto della Storia (guerra compresa) e della biografia dell’autore risulta maggiormente bilanciato con la sperimentazione creativa, l’esplorazione della dimensione del genio e la realizzazione dei modelli che hanno lasciato il segno. Spesso, infatti, si assiste all’atto creativo di Balenciaga, a come riesca a trovare la chiave estetica di eleganza e rottura. La serie poggia molto sull’interpretazione del divo spagnolo Alberto San Juan, che lavora con efficacia su sguardi, intensità espressiva e portamento. E dove il copione incede con poca compattezza o con inciampi mélo, è lui a tenere ferma la barra narrativa. Da ricordare i comprimari Gemma Whelan, Thomas Coumans e Patrice Thibaud. La miniserie “Cristóbal Balenciaga” possiede di certo fascino, atmosfera ed eleganza visiva. Un titolo consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Martedì e venerdì” (Cinema, 22.02)
“Ghiaccio” nel 2022 ha segnato per entrambi l’esordio nel lungometraggio. Parliamo del cantautore Fabrizio Moro e di Alessio De Leonardis. A distanza di due anni tornano a dirigere un dramma familiare-esistenziale, “Martedì e venerdì”, una produzione targata La casa rossa e Rai Cinema, in sala con Medusa. Protagonisti Edoardo Pesce, Rosa Diletta Rossi, Giorgio Caputo, Josafat Vagni e Pier Giorgio Bellocchio.
La storia. Roma, oggi. Marino si è appena separato dalla moglie Simona, con la quale stabilisce le visite alla figlia Claudia di martedì e venerdì. Oltre alle difficoltà familiari, si aggiungono anche quelle economiche dovute a tasse da pagare e alla chiusura dell’officina. Sentendosi messo alle strette dalla vita e cercando disperatamente un modo per potersi occupare della figlia, Marino cede alla tentazione dell’amico di infanzia Cioccolatino, che gli propone di affiancarlo in una serie di rapine…
“Lo scopo del nostro film è quello di accendere una piccola luce sulla difficile situazione in cui vivono tantissimi padri separati, argomento, purtroppo, tremendamente attuale e di cui si parla sempre troppo poco”. Così i due registi Moro e De Leonardis, tratteggiando il perimetro del racconto: famiglie in affanno per mancanza di dialogo e di risorse economiche, dove per sottrarsi al peso dei problemi se ne squadernano altri ancora più grandi. La caduta di Marino nelle maglie della criminalità è frutto di una disperazione senza più ancoraggio e controllo. Quando però il futuro si tinge di nero, a ridare speranza è il legame padre-figlia, il desiderio di tornare a essere educatori presenti e credibili.
Una buona opera seconda per Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, che offrono una suggestione sociale dolente e realistica, che trova forza anche nell’interpretazione ruvida di Edoardo Pesce. Al di là di qualche soluzione narrativa più “acerba” o tirata via, l’opera presenta nell’insieme un buon andamento. Consigliabile, problematico, per dibattiti.