Vero o falso? Un’etichetta per controllare le immagini

La studia il cesenate Marco Ramilli, fondatore di Yoroi, azienda leader nel settore della sicurezza digitale

(Foto: AFP/SIR)

Gli strumenti vanno usati con cervello. Ne è molto convinto il cesenate Marco Ramilli, uno dei maggiori esperti in Italia in cybersecurity, fondatore di Yoroi, la più importante azienda italiana in ambito di sicurezza digitale. In questo periodo Ramilli lavora a un nuovo progetto, non farci un business, assicura, ma per realizzare un mezzo da fornire a giornali e insegnanti. Di cosa si tratta? Si potrebbe definire come una sorta di allert, un avviso. Davanti a un’immagine, per il momento il campo di ricerca è limitato al settore foto per essere poi ampliato a testi, video e audio, questo nuovo supporto digitale consente di poter sapere con quale percentuale può essere vera o falsa. O meglio: realizzata dal vivo o grazie all’intelligenza artificiale.

“Credo sia importante per un giornale – dice Ramilli in un’intervista realizzata in redazione – coltivare la propria credibilità, uno degli asset principali su cui fonda la sua diffusione. Il nostro è un sistema non infallibile, infatti forniamo delle percentuali e non diamo la sicurezza del vero o del falso. Ma almeno così una persona è avvisata”. Combattere le fake news, questo è l’obiettivo dichiarato di Ramilli. Un progetto già sperimentabile che qualcuno sta testando. “Pensiamo a quello che possono mettere in campo i cosiddetti Stati canaglia, grazie all’intelligenza artificiale, o alla manipolazione dell’opinione pubblica in vista di elezioni. Pensiamo al danno creato con la finta fotografia di papa Francesco con il piumino. È vero che ora tutti sanno del falso, ma ormai il guasto è stato arrecato, con tutte le polemiche che ne sono seguite”.

Grazie a questa nuova piattaforma, che si chiama Identifai, una nuova start up, si riesce a scovare l’origine di un’informazione. “Per il momento – precisa Ramilli – si tratta ancora di un’iniziativa di ricerca. Nel futuro potrebbe diventare un’azienda. Oggi lavoriamo con l’università di Bologna, con il campus di Cesena e in particolare con il professor Davide Maltoni”, docente ordinario del dipartimento di Informatica, Scienza e Ingegneria, esperto di intelligenza artificiale. Ramilli è stato convocato a Bruxelles, negli ambienti dell’Unione europea. Qualcuno vorrebbe inserire una sorta di filigrana in quello che viene pubblicato online. Qualche altro non è d’accordo. Un sistema in uso è statunitense e questo fatto non è gradito a una parte di mondo. “Allora forse, piuttosto che una filigrana che non tutti vogliono inserire – prosegue Ramilli – potrebbe essere più utile poter utilizzare il nostro Identifai che fornisce una probabilità all’autenticità o alla falsità di un’immagine”.

Il tentativo italiano di inserirsi in Europa con una soluzione nostra non è per nulla semplice. “Ci proviamo, qua dalla periferia – assicura Ramilli -. Gli Stati Uniti sono i primi in assoluto in fatto di IA, la Cina in fatto di dati. Noi europei potremmo avere il ruolo dei normatori, in particolare in campo etico e morale, anche grazie alla forte presenza della Chiesa cattolica, una delle istituzioni più avanti nello studio del fenomeno digitale e della Ia”. La vera questione è che oggi non ci si può più fidare di ciò che uno afferma: questo è vero, questo è falso, o meglio, realizzato grazie all’intelligenza artificiale. Troppo sofisticate le differenze, difficilissime da individuare da parte di un occhio inesperto. “Per questo motivo occorre la tecnologia – insiste Ramilli -. Questo è il tema da affrontare perché sapere se una foto è vera o falsa è un nostro diritto di utenti”. Quale ragione autentica ci sta sotto? “Testo, immagini e parole sono cibo per la mente – risponde Ramilli -. Così come sugli alimenti e su tanti prodotti sono indicate le origini, lo stesso deve accadere per quanto viene pubblicato nel web e non solo”. Ne va del nostro pensiero e del sentire comune. Ramilli da Cesena sta già tracciando una strada.

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