Corruzione. Transparency International: “In più di un decennio la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi. L’impegno dell’Italia”

A livello globale, nell’Indice di percezione, la Danimarca rimane al vertice con 90 punti, seguita dalla Nuova Zelanda con 87 punti e dalla Finlandia con 85 punti, segue la Norvegia con 84 e Singapore con 83. In coda alla classifica troviamo la Somalia con 11 punti, il Venezuela, la Siria e il Sud Sudan con 13 punti, lo Yemen con 16 punti. Se l’Europa occidentale mantiene il punteggio più alto (65), l’Africa sub-sahariana (33 punti) e l’Europa dell’Est e l’Asia centrale (35 punti) sono le aree mondiali con il punteggio più basso

Foto Calvarese/SIR

Vent’anni dopo l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, il progresso nella lotta alla corruzione rimane limitato: è quanto emerge dall’edizione 2023 dell’Indice di percezione della corruzione (Cpi), pubblicata il 30 gennaio da Transparency International.

Il Cpi 2023 rivela che in più di un decennio la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi nell’affrontare la corruzione del settore pubblico.

Oltre i due terzi dei Paesi ottengono un punteggio inferiore a 50 su 100: più dell’80% della popolazione mondiale vive in Paesi con un Cpi al di sotto della media globale di 43. François Valérian, presidente di Transparency International, evidenzia: “La corruzione continuerà a prosperare finché i sistemi giudiziari non riusciranno a punire gli illeciti e a tenere sotto controllo i governi. Quando la giustizia viene comprata o si interferisce politicamente, sono le persone che soffrono. I leader dovrebbero investire pienamente e garantire l’indipendenza delle istituzioni che rispettano la legge e combattono la corruzione. È tempo di porre fine all’impunità corruzione”.

(Foto: Transparency International)

L’Indice di percezione della corruzione elaborato annualmente da Transparency International classifica i Paesi in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad un pubblico di esperti. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

(Foto: Transparency International)

Il Cpi 2023 conferma il punteggio di 56 per l’Italia e colloca il nostro Paese al 42° posto nella classifica globale dei 180 Paesi oggetto della misurazione. “Il consolidamento del punteggio del nostro Paese nel Cpi 2023 conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell’applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici”, commenta Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia. “In un tempo in cui le guerre e gli altri conflitti internazionali si incancreniscono, pregiudicando i commerci e le normali migrazioni, qualcuno potrebbe pensare che, allora, la corruzione sia tollerabile e che i controlli possano attenuarsi, ma sbaglia – osserva Calleri -. La corruzione nuoce all’economia e mortifica l’integrità delle persone, in ogni epoca e in ogni contesto. Occorre che la politica e i governi mantengano in cima alla loro agenda i temi della trasparenza e della lotta alla corruzione”. In Italia, ad oggi, rimangono aperte alcune questioni che continuano ad incidere negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. Dalle carenze normative che regolano il tema del conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying e alla recente sospensione del registro dei titolari effettivi che potrebbe limitare gli sforzi dell’antiriciclaggio.

(Foto: Transparency International)

In Europa il Cpi 2023 dimostra che gli sforzi per combattere la corruzione sono fermi o in diminuzione in più di tre quarti dei Paesi della regione: dal 2012 su 31 Paesi valutati solo 6, tra cui l’Italia, hanno migliorato il loro punteggio, mentre 8 hanno registrato una diminuzione. Con un punteggio medio di 65 su 100, l’Europa occidentale e l’Unione europea rimangono la regione con il punteggio più alto nell’Indice di percezione della corruzione, ma l’efficacia delle misure anticorruzione continua a essere compromessa dall’indebolimento dei sistemi di controlli e contrappesi sui vari poteri. Il Cpi 2023 conferma l’Italia al 17° posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea.

Nel 2023 la Commissione europea ha proposto misure per rafforzare gli strumenti a disposizione degli Stati membri dell’Ue per combattere la corruzione. Tra queste, una Direttiva anticorruzione volta ad armonizzare le norme giuridiche di tutti gli Stati membri contro i reati di corruzione, irrobustire le sanzioni penali ed ampliare le misure a disposizione delle forze dell’ordine per tali illeciti. “La proposta della Direttiva europea anticorruzione, che mira a dotare tutti gli Stati membri di standard comuni di contrasto al fenomeno corruttivo, è un’occasione da cogliere per conseguire miglioramenti concreti anche in Italia – dichiara Giovanni Colombo, direttore di Transparency International Italia –. Abbiamo dall’Europa stimoli epocali per compiere passi in avanti sul tema e indirizzarci verso il raggiungimento di benefici culturali, sociali ed economici. Nel 2024 le imprese saranno coinvolte nella rendicontazione del loro operato ambientale, sociale ed economico in linea con i criteri della Direttiva europea sulla sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting – Csrd) che prevede particolare enfasi su anticorruzione, trasparenza e etica d’impresa, rafforzando la tendenza alla convergenza tra integrità e sostenibilità in atto in imprese e enti pubblici, con reciproci benefici”.

(Foto: Transparency International)

A livello globale, nel Cpi 2023, la Danimarca rimane al vertice con 90 punti, seguita dalla Nuova Zelanda con 87 punti e dalla Finlandia con 85 punti, segue la Norvegia con 84 e Singapore con 83. In coda alla classifica troviamo la Somalia con 11 punti, il Venezuela, la Siria e il Sud Sudan con 13 punti, lo Yemen con 16 punti. Se l’Europa occidentale mantiene il punteggio più alto (65), l’Africa sub-sahariana (33 punti) e l’Europa dell’Est e l’Asia centrale (35 punti) sono le aree mondiali con il punteggio più basso. La media globale rimane invariata per il dodicesimo anno consecutivo: nell’ultimo decennio, 28 Paesi hanno compiuto progressi significativi, mentre 35 hanno subito un peggioramento.

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