Sport e desiderio di riscatto. È il tracciato del film “Chi segna vince” (“Next Goal Wins”) del regista-sceneggiatore neozelandese Taika Waititi, Premio Oscar per il copione di “Jojo Rabbit” (2020). L’autore mette in racconto una storia vera, quella dell’allenatore olandese Thomas Rongen e della sua avventura come coach della nazionale di calcio delle Samoa Americane. Targato Searchlight Pictures-Disney, il film offre una bella storia di rinascita, solidarietà e amicizia, anche se il copione non sempre sostiene adeguatamente l’impegno degli attori, Michael Fassbender in testa, o il valore positivo della storia. Ancora, è una delle serie Tv più attese della stagione, “True Detective. Night Country”, poliziesco cult targato Hbo – in Italia in esclusiva su Sky e Now – che vede protagoniste il Premio Oscar Jodie Foster e Kali Reis. A firmare regia e sceneggiatura è Issa Lòpez. Un crime fosco e gelido nella suggestiva cornice dell’Alaska, tra delitti misteriosi, allucinazioni e un’omertà serpeggiante. Una discesa nelle pieghe del male al seguito di due poliziotte dal fascino ruvido e livido, assolutamente magnetiche. Una proposta di alta qualità narrativa, per palati forti, che richiama non poco la bellissima miniserie “Omicidio a Easttown”. L’abbiamo vista in anteprima. Il punto Cnvf-Sir.
“Chi segna vince” (Cinema, 11.01)
Con la commedia drammatica “Jojo Rabbit”, tra racconto della Seconda guerra mondiale e dramma della Shoah, ha colpito e conquistato il pubblico, portando a casa nel 2020 una statuetta agli Academy Awards per la miglior sceneggiatura non originale. È il regista, sceneggiatore e attore neozelandese Taika Waititi, ormai di casa a Hollywood dove ha diretto anche i kolossal Marvel “Thor: Ragnarok” (2017) e “Thor: Love and Thunder” (2022). Dopo le incursioni nel mondo dei supereroi, Waititi è tornato dietro alla macchina da presa per raccontare una storia vera, legata alla cultura polinesiana, una storia che si gioca sui valori dell’amicizia, dello sport e della fede. È “Chi segna vince” (“Next Goal Wins”), sull’impresa dell’allenatore olandese Thomas Rongen, noto per il suo temperamento collerico, che è riuscito a far riscattare la squadra di calcio delle Samoa Americane, fanalino di coda del ranking mondiale. Protagonista è un sempre bravo Michael Fassbender; nel cast figurano lo stesso Taika Waititi ed Elisabeth Moss.
La storia. Nel 2001 la squadra di calcio delle Samoa Americane registra una cocente sconfitta: ai Mondiali perde 31 a 0 contro l’Australia. Per cercare di scrollarsi di dosso la nomea di peggior nazionale e superare le qualificazioni del 2011, il team delle Samoa Americane ingaggia un nuovo allenatore: Thomas Rongen. L’uomo è preceduto da una pessima nomea per sfoghi di rabbia e risultati non del tutto soddisfacenti. A credere in lui e nelle sue capacità sono Tavita (Oscar Kightley), l’ottimista presidente della squadra, e Jaiyah (Kaimana), capitano transgender della nazionale.
“Sei sempre alla ricerca di un’ispirazione, ma in questa storia, era già tutto lì”. Così il regista Waititi nel raccontare la genesi del film, aggiungendo: “Mi è sempre sembrato un progetto molto speciale. È la storia definitiva su un gruppo di outsider svantaggiati”. “Chi segna vince” si configura proprio come storia di ultimi, nello sport e nella vita, in cerca di una seconda possibilità. Della vicenda si era già occupato un documentario nel 2014, “Next Goal Wins”, diretto da Mike Brett e Steve Jamison, ora con la presenza di Waititi e della Disney la storia ha trovato una risonanza più ampia. È il racconto della parabola di risalita sia per la comunità calcistica sia per l’allenatore Thomas Rongen, finito in un vicolo cieco professionale e familiare, senza più contratto né legami, con un bruciante lutto da elaborare. E così, dopo reciproci pregiudizi e diffidenze, coach e giocatori trovano il passo comune per affrontare nuove sfide, offrendo a tutti una bella storia di speranza.
Nonostante i numerosi e validi elementi in campo, tra tematiche e valori positivi, condivisibili, il film non riesce a brillare del tutto perché penalizzato da un copione appesantito e sviluppato in maniera poco originale – il topos è ricorrente tra cinema e Tv –, con un umorismo tiepido a tratti disarmante. Peccato. A salvare la situazione ci pensa il cast tutto, capitanato da Michael Fassbender. Nel complesso, al di là del copione claudicante e di qualche eccesso narrativo, “Chi segna vince” si propone come storia interessante in una più generale cornice di evasione. Consigliabile, problematico-brillante.
“True Detective. Night Country” (Sky – Now, 15.01)
Di “True Detective”, della creatura televisiva di Nic Pizzolatto, si è già scritto e detto molto in un decennio. La prima stagione, infatti, è del 2014, con capofila Matthew McConaughey e Woody Harrelson, alla regia di Cary J. Fukunaga. Ne sono seguite altre due, nel 2015 e nel 2019, e la parabola narrativa sembrava avviarsi alla conclusione. Nel 2024, però, il progetto vede una nuova spinta creativa con un deciso cambio di passo: “True Detective. Night Country” (dal 15 gennaio su Sky e Now, 6 episodi); a capo della scrittura e della regia c’è Issa Lòpez, le due “leading” detective sono il Premio Oscar Jodie Foster e Kali Reis. Ancora, a occupare un ruolo di primo piano, come comprimario, è il territorio innevato dell’Alaska. Un freddo glaciale, a livello paesaggistico ma anche dell’anima, che simboleggia esistenze ferite e dolenti.
La storia. Ennis, Alaska. Mancano pochi giorni a Natale e nel centro Tsalal Arctic Research Station, che indaga i cambiamenti climatici, si verifica un’improvvisa tragedia. Gli otto ricercatori scompaiono tutti in una notte, lasciando i loro effetti personali nella struttura. Seguono morti sospette. A indagare si ritrovano il capo della polizia Liz Danvers (Jodie Foster) e la detective Evangeline Navarro (Kali Reis). Entrambe si conoscono da tempo, ma non vogliono collaborare perché su di loro grava un doloroso caso irrisolto. Ad aiutarle il giovane poliziotto Peter Prior (Finn Bennett), che sta cercando di affrancarsi dal padre Hank (John Hawkes), anche lui un poliziotto ma cinico e rassegnato…
“True Detective. Night Country” si presenta sulla scena Tv con grande forza visiva, decisa a trovare una propria identità rispetto al ciclo originario. Anzitutto la serie trova una connotazione molto efficace grazie all’ambientazione lunare in cui si svolge: le distese di ghiaccio dell’Alaska nei giorni di buio senza tregua. Uno scenario quasi distopico, da fine del mondo, dove campeggia un’umanità fragile che sembra aver smarrito la bussola valoriale. La comunità che abita lì incede senza aspettative e sogni, con un senso di sconfitta irreparabile.
A provare a fare ordine nel caos sono due donne, due poliziotte, acute, tenaci, imperfette e solitarie. La prima è Liz Danvers – una magnifica Jodie Foster, bentornata! –, capo della stazione di polizia, che non si fida dei colleghi, che ingaggia relazioni occasionali per sedare il senso di vuoto interiore e prova a fare la madre di una giovane adolescente che non comprende, né per l’attivismo ambientale né per l’orientamento sessuale.
Il secondo detective è Evangeline Navarro – una vera rivelazione Kali Reis –, tormentata da irrisolti del passato, dall’impossibilità di stare accanto alla sorella con disturbi bipolari e al contempo di avviare una relazione normale con Eddie (Joel Montgrand), il guidatore di slitta di Ennis.
Due “eroine” livide, apparentemente sconfitte come tutti gli altri in città, ma che invece si oppongono con decisione alla reiterazione del male, ai continui silenzi, depistaggi e omicidi che dilagano. Morti ammantati da un alone di mistero, quasi dai contorni paranormali, in un gioco di specchi tra realtà e sogno-allucinazione. Danvers e Navarro, dandosi forza l’un l’altra, la “rabbia” della disperazione, faranno chiarezza su tutto, e con loro lo spettatore.
I sei episodi di “True Detective. Night Country” risultano densi, serrati e sfidanti in un viaggio nell’oscurità più accecante. Un valzer nella vertigine del male e della colpa, dove la posta in palio è la giustizia e forse anche la possibilità di riscatto, la pace interiore. Una serie fosca e feroce, scritta, diretta e interpretata ottimamente – a voler trovare un difetto, scricchiola un po’ nei volteggi finali –, che sembra richiamare (e non poco) per dinamiche narrative e personaggi principali la bellissima miniserie “Omicidio a Easttown” (Hbo). “True Detective. Night Country” è una proposta di certo di qualità per gli amanti del genere crime, indicata chiaramente per un pubblico adulto. Serie complessa, problematica.