La vocazione al racconto epico di Ridley Scott torna a farsi sentire. Il regista di “Alien” (1979), “Blade Runner” (1982) e “Il gladiatore” (2000) firma un kolossal su Bonaparte targato Apple Studios. È “Napoleon”, sontuoso dramma bellico-esistenziale interpretato da Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby. Un’ottima confezione formale, per un racconto un po’ claudicante. In sala anche la commedia britannica “Fisherman’s Friends” diretta da Chris Foggin sul valore delle tradizioni tra pesca e canti popolari. La forza di una storia vera, dalla traiettoria narrativa lineare, giocata su buoni sentimenti e occasioni di riscatto. Su Prime Video si accendono già le luci di Natale con la commedia frizzante “Elf Me” diretta dal duo YouNuts!, una produzione Lucky Red, Goon Films e Amazon Mgm Studios. Lillo Petrolo mattatore nei panni di un Elfo inventore finito per sbaglio in un paesino del Centro Italia. Atmosfere zuccherose, ironia pungente e clima familiare per un film che richiama apertamente i cult anni ’80 come “E.T.”, “I Goonies”, “Gremlins” e “Mamma, ho perso l’aereo”. Il punto Cnvf-Sir.
“Napoleon” (Cinema, 23.11)
Il regista britannico Ridley Scott ci ha abituato a racconti sempre grintosi e innovativi, con un spiegamento di imponenti effetti scenici. Tra i suoi primi titoli tre cult della Nuova Hollywood: “Alien” (1979), “Blade Runner” (1982) e “Thelma & Louise” (1991). Dagli anni Duemila in poi l’autore si è direzionato verso kolossal epici sulle rotte della Storia: “Il gladiatore” (2000), “Le crociate. Kingdom of Heaven” (2005) e il recente “The Last Duel” (2021). Con il suo ultimo film “Napoleon”, produzione ad alto budget targata Apple Studios, si confronta con la figura di Napoleone Bonaparte, tra mito politico-bellico e fragilità esistenziali. A impersonarlo in maniera maiuscola Joaquin Phoenix; accanto a lui l’elegante Vanessa Kirby nel ruolo dell’amata Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie.
La storia. Francia, 1789. Al tempo della Rivoluzione francese l’ufficiale Napoleone Bonaparte compie una decisa ascesa politica sino al grado di generale. Seguono le grandi battaglie che lo portano fino alle soglie dell’Africa, per tornare poi con un mandato forte a Parigi dove ben presto si trova a sedere sul trono. Tra una battaglia e l’altra sposa Giuseppina di Beauharnais. Bonaparte viene adulato da molti, ma aumentano anche le file dei suoi detrattori. Se ne seguono dunque le gesta sul campo, le scelte di politica interna e internazionale, sino alla decisione di marciare alla conquista della Russia, che gli costerà corona e regno…
La sceneggiatura di “Napoleon” è firmata da David Scarpa – già collaboratore di Ridley Scott per “Tutti i soldi del mondo” (2017) nonché per l’imminente “Gladiatore 2” – e si concentra su un racconto biografico giocato tra volto pubblico di Bonaparte e insicurezze private, nelle stanze di palazzo. L’opera, infatti, ritrae il celebre generale come un uomo determinato, granitico, ma anche ammalato di egocentrismo e con sussulti di vanità. Un’istantanea che ne smitizza l’aura di perfezione e che ci riconsegna un profilo altalenante, tra picchi di grandezza e miserie interiori, vertigini solipsistiche. Altro grande tema è l’amore per la prima moglie Giuseppina, allontanata dalla vita aurea di palazzo perché incapace di donargli un erede. La cercherà sempre, anche in punto di morte. Il rapporto tra i due viene descritto a corrente alternata, tra scrosci di gelosia, passioni, infantilismi e una dipendenza quasi simbiotica.
Se il film non gira perfettamente da un punto di vista storico-narrativo, come pure nella caratterizzazione dei personaggi – che i due protagonisti Phoenix e Kirby portano a casa con indubbio talento –, a conquistare è di certo la regia di Scott, quella sua capacità di orchestrare grandi scene di azione: magnifici quadri visivi esaltati dall’ottima fotografia di Dariusz Wolski e dalle musiche di Martin Phipps. Il “Napoleon” di Ridley Scott affascina e suggestiona lo sguardo, ma rischia di annoiare un po’ l’attenzione. Bene, dunque, ma non benissimo. Complesso, problematico, per dibattiti.
“Fisherman’s Friends” (23.11)
Arriva finalmente in Italia con Ahora! Film “Fisherman’s Friends”, commedia britannica diretta da Chris Foggin. Il film è uscito già da tempo nel Regno Unito, dove è stato messo in produzione un sequel. Alla base c’è una storia vera, quella di un gruppo di pescatori della Cornovaglia che tra un’uscita in barca e una pinta al pub scoprono di avere uno straordinario talento musicale. Una dote che li porta a finire sotto contratto con un’importante etichetta musicale.
La storia. Londra, Danny lavora in ambito discografico e conduce una vita frenetica, senza orari e legami. Seguendo gli amici per un addio al celibato in Cornovaglia si imbatte in un gruppo di pescatori locali. Scopre che dietro l’aspetto ruvido, logorato dalla vita di mare, si nasconde un talento musicale folk fuori dal comune. L’uomo inizia a pensare di offrire loro un’occasione; inoltre, avverte sentimenti crescenti per Alwyn, la proprietaria del B&B dove soggiorna…
“Fisherman’s Friends” corre sul binario consolidato della commedia britannica, che accosta il sorriso a temi sociali sul modello di “Calendar Girls” (2003) e “We Want Sex” (2010) di Nigel Cole come pure del “Ritratto del duca” (2020) di Roger Michell. “Fisherman’s Friends” ci parla di tradizioni e mestieri senza tempo, di ballate folk, ma anche di buoni sentimenti e occasioni di riscatto per cambiare verso al proprio vivere deragliato. Punto di osservazione è quello del discografico Danny, interpretato con efficacia da Daniel Mays – nel cast anche i validi James Purefoy, Dave Johns, David Hayman e Tuppence Middleton –, che in Cornovaglia riscopre se stesso e il senso della vita, al seguito di una comunità di pescatori canterini. Un feel-good movie che regala sorrisi e tenerezza, anche se qua e là la struttura narrativa non risulta sempre solida o priva di sbavature. Consigliabile, semplice, per dibattiti.
“Elf Me” (Prime Video, 23.11)
Un mix di zuccherose atmosfere e risate ad altezza di bambino. È “Elf Me”, la commedia familiare su cui scommette Prime Video in vista del Natale. Diretto dal duo YouNuts! – Niccolò Celaia e Antonio Usbergo – “Elf Me” accosta alcuni topos natalizi a battute simpaticamente irriverenti e ad atmosfere nostalgiche tipiche di film cult anni ’80-’90 come “E.T.”, “I Goonies”, “Gremlins” e “Mamma, ho perso l’aereo”. Protagonista è un esilarante Lillo Petrolo, ben affiancato dai sempre bravi Anna Foglietta, Claudio Santamaria, Caterina Guzzanti e Federico Ielapi. Una produzione Lucky Red, Goon Films e Amazon Mgm Studios.
La storia. Al Polo Nord, nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale, c’è un elfo costruttore indisciplinato: Trip. A pochi giorni dal Natale, finisce per errore in una cittadina montana del Centro Italia, esattamente nel soggiorno del preadolescente Elia, figlio di una giocattolaia vecchio stampo, Ivana. Trip userà la sua energia magica per incoraggiare Elia a superare diversi ostacoli, chiedendo a sua volta al ragazzo un piccolo aiuto per tornare a casa…
“Ci siamo lasciati ispirare dai grandi classici del cinema internazionale che amiamo e con i quali siamo cresciuti. Soprattutto da un maestro della narrazione come Spielberg, capace di rendere ogni racconto credibile e avvincente. È proprio da qui che è partita la nostra sfida: raccontare una commedia fantasy e natalizia utilizzando però un linguaggio vero e credibile”. I due registi disegnano con chiarezza il perimetro della loro commedia, composta tra sberleffi, clima delle feste, nostalgia e un’efficace presenza di effetti speciali, grazie allo sguardo esperto di Gabriele Mainetti. “Elf Me” è un racconto a misura di preadolescente, adattato in generale alle famiglie, che mette in campo sogni, desideri, primi amori, ma anche temi del nostro quotidiano, come la lontananza della figura paterna e il desiderio di una famiglia unita, presente. Un film colorato, festoso, dalla simpatia frizzante e giocosa. Consigliabile, semplice, per dibattiti.