Agnieszka Holland con “Green Border” inaugura il Tertio Millennio Film Fest

“Green Border” (“Zielona granica”) della regista polacca Agnieszka Holland è stato uno dei titoli più intensi e vibranti all’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, dove ha ottenuto il Premio speciale della giuria. Cinema di denuncia, di impegno civile, mosso dal desiderio di rendere giustizia a un’umanità disgraziata, dimenticata. Un’opera che lascia il segno nelle coscienze, oltre che una bruciante commozione. Ed è per questo che la Fondazione Ente dello Spettacolo ha voluto valorizzarla come titolo di apertura del XXVII Tertio Millennio Film Fest (14-18 novembre, Cinema Nuovo Olimpia, Roma), invitando la regista Holland a tenere una masterclass

(Foto Official Still)

“Green Border” (“Zielona granica”) della regista polacca Agnieszka Holland è stato uno dei titoli più intensi e vibranti all’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, dove ha ottenuto il Premio speciale della giuria. Un racconto della condizione degli ultimi, dei migranti, ostaggio di violenze e disumanità sul confine tra Bielorussia e Polonia. Cinema di denuncia, di impegno civile, mosso dal desiderio di rendere giustizia a un’umanità disgraziata, dimenticata. Un’opera che lascia il segno nelle coscienze, oltre che una bruciante commozione. Ed è per questo che la Fondazione Ente dello Spettacolo ha voluto valorizzarla come titolo di apertura del XXVII Tertio Millennio Film Fest (14-18 novembre, Cinema Nuovo Olimpia, Roma), invitando la regista Holland a tenere una masterclass. “Green Border” ha avuto inoltre l’onore di una proiezione speciale presso la Filmoteca Vaticana. Il tema dell’edizione di quest’anno del Tertio Millennio è “L’armonia delle differenze”, nato dalle parole che papa Francesco ha rivolto all’Ente dello Spettacolo lo scorso 20 febbraio nell’Udienza per il 75° anno di attività. Un programma ricco e variegato, curato dal presidente FEdS mons. Davide Milani e dai direttori artistici Gianluca Arnone e Marina Sanna.

(Foto ASAC)

Agnieszka Holland e l’urgenza di dare voce ai dimenticati

“Una notizia eccezionale quando abbiamo saputo che volevate far vedere il nostro film in Vaticano e al Festival sul tema ‘L’armonia delle differenze’. È quello che abbiamo avuto in mente quando preparavamo il film; probabilmente le differenze sono una sfida, ma non sono la sorgente della paura. Sono una ricchezza”. Così la regista Agnieszka Holland, accompagnando la proiezione del suo film “Green Border” sia in Filmoteca Vaticana che al Cinema Nuovo Olimpia. La regista ha sottolineato come l’Europa si sia fatta cogliere impreparata quando nel 2015 è iniziata la prima ondata di profughi provenienti dalla Siria. “L’Europa non era preparata a tale sfida – ha indicato la Holland – ed è stata vittima della propria paura e dell’odio”. E ancora: “Abbiamo capito in quel momento che questo rappresentava il punto più debole dell’Europa e che sarebbe stata la sua sfida più importante. Ha deciso che doveva diventare una fortezza, ma non è possibile, perché la pressione della gente, dell’opinione pubblica, non lo permette”.
Entrando nelle maglie del film “Green Border”, sulle sofferenze dei migranti nella rotta tra Bielorussia e Polonia, la regista ha rimarcato: “Questo confine è fatto da un’enorme foresta, con fiumi e paludi pieni di animali selvatici; i rifugiati spesso non sapevano di tutto questo e si sono trovati in una trappola mortale. Il governo polacco ha deciso di usare le maniere forti, respingendoli verso la Bielorussia. I doganieri bielorussi li hanno torturati e poi rimandati oltreconfine. Molti profughi sono morti su suolo polacco, altri dentro la foresta”.
La Holland ha dichiarato: “Quando ho visto i volti di questi migranti ho deciso di voler raccontare le loro storie in un film, mostrando così la dimensione umana di tale tragedia, di tutte le persone coinvolte: rifugiati, polizia di confine e attivisti. Non si tratta di un documentario, ma è un film a soggetto, basato su una ricerca molto scrupolosa. Avevamo la speranza che questo film arrivasse anzitutto alle coscienze e ai cuori dei polacchi, ma siccome si tratta di un tema universale, abbiamo pensato il film per l’Europa tutta”.

(Foto SIR)

Un Festival che dà valore alle differenze

A intervenire insieme alla regista Agnieszka Holland è il presidente dell’Ente dello Spettacolo mons. Davide Milani, che partendo da una riflessione di papa Francesco sui migranti – nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio apostolico a Marsiglia – ha dichiarato: “Quando ho sentito le parole del Papa, avevo nel cuore la visione del film ‘Green Border’. Avevo l’impressione che la visione del film continuasse nelle parole del Pontefice, nel ricordare come i migranti in molte frontiere del mondo siano trattati come palline da ping-pong. ‘Green Border’ è un film che ci interpella: ci chiede di prendere posizione davanti a queste persone. Vediamo un film, non un trattato sociologico, e siamo chiamati a lasciarlo parlare in noi. Questo è il migliore inizio per la XXVII edizione del Tertio Millennio Film Fest, voluto da un papa Santo, Giovanni Paolo II”.
Mons. Milani ha poi aggiunto: “Il tema scelto è ‘L’armonia delle differenze’. Siamo in un’epoca in cui le differenze non sono gradite. Invece questa visione è da superare. Vorremmo contribuire ad andare oltre tale idea della contrapposizione e lo facciamo attraverso l’armonia: come in musica, lasciando sentire tutte le note, i suoni tra loro differenti. E ancora, il concetto di differenze, che invita a radunare tutti intorno allo stesso tavolo, interpellando ciascuno a far emergere la propria originalità. Un lavoro che Tertio Millennio fa tutto l’anno anche attraverso il tavolo ecumenico e interreligioso”.
Tertio Millennio Film Fest (Tertiomillenniofilmfest.org) è organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con il patrocinio del Dicastero per la cultura e l’educazione, del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, dell’Ufficio comunicazioni sociali e dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei. Il festival punta a valorizzare una pluralità di sguardi cinematografici ma anche di riflessioni, grazie al lavoro condotto insieme alle altre principali comunità religiose presenti in Italia: Chiesa Valdese, Ucei, Ucoii, Coreis, Unione buddhista italiana e Unione induista italiana.

Il punto Cnvf-Sir sul film “Green Border”

Girato con un efficace bianco e nero, “Green Border” di Agnieszka Holland, elegante e angosciante, arriva come un’onda d’urto allo spettatore. Si rimane rapiti dal realismo e dall’immediatezza del suo racconto dai contorni documentaristici. “Green Border” è un film di denuncia che volge lo sguardo dove l’attenzione dei media sembra essere più stanca o distratta, al confine tra Polonia e Bielorussia, dove vengono ammassati migliaia di migranti bloccati in un braccio di ferro politico tra l’Unione Europea e il presidente Aljaksandr Lukašėnko.
La storia. Minsk, Bielorussia oggi, un aereo turco atterra con un gruppo di richiedenti asilo diretti in alcuni Paesi europei. In particolare, la storia segue una famiglia di profughi siriani cui si accoda una donna afgana in fuga dal regime dei Talebani. Dopo aver pagato generosamente un accompagnatore fino al confine, il gruppo è costretto a disperdersi nei campi appena toccato suolo polacco. Le forze militari polacche hanno l’ordine di rigettare ogni ingresso, e così avviene anche per loro. Seguiranno altri tentativi, intervallati da ripetute percosse, privazioni e situazioni dove la dignità umana viene meno. Uno scenario straziante, osservato anche attraverso la prospettiva di una giovane poliziotto polacco riluttante e di un gruppo di attivisti che prestano primo soccorso sul territorio.
La regista Holland vuole destare l’attenzione di tutti, politici e spettatori, verso un’emergenza dimenticata o meglio “declassata” su suolo europeo. Ci racconta l’odissea di questo gruppo di esuli che passano dagli sguardi fiduciosi nel momento in cui approdano a Minsk all’orrore più fosco lungo la linea di confine tra Polonia e Bielorussia, tratto definito “Confine verde”. Non si aspettano di trovare nel civilissimo e democratico Vecchio Continente un trattamento così disumano e degradante. La Holland firma un film di grande qualità e densità, in termini stilistici e tematico-valoriali. È molto efficace la divisione in capitoli, che si adatta ai diversi punti di vista narrativi: gli esuli, i militari polacchi, gli attivisti, la psicologa-volontaria Julia e nuovamente il giovane poliziotto. “Green Border” si rivela un’opera importante, convincente e necessaria, sottolineando il valore e l’impegno di una regista, la Holland, in prima linea per i diritti degli ultimi come altri grandi autori europei quali Ken Loach, i fratelli Dardenne e Gianfranco Rosi. Film consigliabile-complesso, problematico, adatto per dibattiti.

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