“Vorrei tutta la partecipazione di questa mattina che nasce dalle associazioni”. Questa è la risposta in estrema sintesi che Stefano Di Battista, presidente del Copercom, ci ha lasciato alla fine della giornata di riflessione che si è svolta oggi a Roma nella sede delle Acli. Il tema era “Occupazione, la nuova questione giovanile” ma anche la possibilità di fare il punto sul corso di progettazione sociale che si è da poco concluso e che ha visto molte delle realtà associate al Copercom rispondere alle sollecitazioni della Cei perché il mondo associativo da esso coordinato avesse gli strumenti per un salto di qualità, quello nel Registro del Terzo Settore. “Il Copercom non è un ente di rappresentanza, io non sono il presidente di presidenti, non è una associazione che sta sopra le altre associazioni, noi cerchiamo di coordinarle nel rispetto dei loro bisogni”.
“In un catalogo dei bisogni oggi ne sono usciti due: un comitato scientifico e un ufficio progettazione che fanno seguito alle cose che avevamo cominciato con il corso di progettazione sociale”.
Queste due proposte infatti sono emerse nel corso della mattinata come il punto di caduta di una serie di sollecitazioni nate proprio nell’ambito del corso e dalla riflessione che riguarda anche l’allargamento del perimetro stesso del Copercom. Per essere efficaci e lavorare meglio insieme c’è chi chiede un coordinamento più forte anche a livello progettuale e operativo, da un lato con un Comitato Scientifico che possa rappresentare nelle sedi istituzionali il Copercom e i suoi valori, dall’altro un ufficio che possa aiutare anche le realtà più piccole nella progettazione dei bandi sociali relativi al Terzo Settore.
“È con questo spirito che dobbiamo andare avanti, sapendo che le associazioni sono un tesoro da valorizzare fatta di risorse, di volontariato, di esperienza che però in un mondo così diverso come quello attuale non possono dare il meglio di sé da soli, nessuno ce la fa da solo, e allora il Copercom viene in aiuto per fare questa rete, senza mai voler cancellare le identità di nessuno”.
Come hanno sottolineato i relatori come Mussi Bollini del Med (Associazione Italiana per l’Educazione ai Media e alla Comunicazione) è “importante, per poter partecipare ai bandi, essere una aps e far parte dell’elenco del terzo settore. È essenziale che le associazioni possano collaborare tra di loro anche grazie al coordinamento del Copercom, permettendo anche a chi non è iscritto al Runts (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) di partecipare evitando duplicazioni nelle richieste e soprattutto nelle offerte dei progetti”. “Occorre restituire un senso di appartenenza ai nostro associati e lavorare per le sfide comuni che la comunicazione dei nostri valori, come parte della Chiesa, ci impongono nel tempo presente” spiega Maria Elisa Scarcello dell’Aiart (Associazione Cittadini Mediali). “La sfida – prosegue Scarcello – è ricostruire modelli di reintermediazione nella società per superare il crescente individualismo”. “Come Ucsi, anche noi abbiamo deciso di iscriverci al Runts” spiega Vincenzo Varagona, presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana “Questa scelta è il frutto di una riflessione interna alla nostra associazione che ha avuto bisogno dei suoi tempi ma che è arrivata a maturazione. Con un esercizio di sinodalità abbiamo chiesto che il corso di formazione in progettazione sociale fosse un lavoro comune di quelle associazioni del Copercom che hanno voluto aderire, che fosse quindi un modo per ampliare lo sguardo e gli scenari per tutte quelle realtà che fanno parte della Chiesa italiana”. “I bandi possono portare a buon fine dei progetti ad alto impatto sociale – spiega ancora Varagona – se costruiti con criteri scientifici, che però necessitano di un salto di qualità logistico a cui il Copercom può provvedere. Lavorare insieme tra realtà associative con diverse esperienze è una sfida ma anche una occasione, quella di collaborare per costruire percorsi migliori anche in vista delle minori risorse che la Cei metterà a disposizione nei prossimi anni”.