“Il percorso della legge delega sulla disabilità è positivo. Ci sono già due decreti importanti, quello relativo alla definizione della condizione di disabilità che sarà di tipo multidimensionale e quello dedicato alla realizzazione del progetto di vita. Vivere in maniera indipendente dalla condizione di disabilità, con tutto ciò che comporta e con i sostegni necessari affinché le persone siano messe nelle condizioni di poter vivere come ogni altro cittadino. Ricordiamo che le leggi delega sulla disabilità e per l’assistenza agli anziani non autosufficienti sono collegate all’ottenimento delle risorse del Pnrr”. Vincenzo Falabella, presidente nazionale della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), è tra i relatori che interverranno all’appuntamento riminese ExpoAid 2023 sul tema “Io, persona al centro”.
Domani si apre a Rimini una due giorni intensa. Cosa si attende?
Quando si è iniziato a pensare a un evento aggregativo, anche all’interno dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, non ci aspettavamo un consenso del genere con oltre 2.300 iscritti. L’appuntamento di Rimini è cresciuto giorno dopo giorno, a testimonianza della necessità di confronto avvertita da tutto il mondo della disabilità in Italia. I temi discussi saranno attenzionati da politici e accademici, ma verranno posti all’attenzione dell’opinione pubblica e avranno il riscontro della società civile e del mondo associativo. ExpoAid è acronimo di associazioni, inclusione e disabilità. Saranno due giorni dedicati a questo.
È il momento di ascoltare il territorio e le necessità delle persone?
Ci confronteremo con le persone per comprendere quali siano le esigenze reali. Dobbiamo capire meglio anche noi le necessità del mondo che rappresentiamo, per tarare il nostro impegno su obiettivi concreti e attuare politiche di intervento calibrate.
È giusto che il movimento associativo ascolti, che la politica ascolti, che le istituzioni ascoltino.
Ma ExpoAid sarà anche un momento celebrativo con eventi di convivialità e di goliardia, oltre all’approfondimento nei sei gruppi tematici. In particolare, la discussione sul progetto individuale di vita è il preludio alla legge delega, che andrà ad intaccare in maniera significativa l’attuale sistema normativo verso un soddisfacimento dei principi della Convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità. È necessario un cambio di paradigma importante.
C’è un dialogo aperto con le istituzioni e la politica?
Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, c’è maggiore sensibilità e disponibilità all’ascolto. Siamo interlocutori autorevoli, non privilegiati. Quando ci confrontiamo con la politica, dopo aver messo finalmente da parte la propensione alla lamentela e al mugugno, portiamo sui tavoli del dibattito i contenuti. Vogliamo essere concreti, affinché le norme in discussione diano risposte certe a quelli che sono i bisogni essenziali dei cittadini. Adesso viviamo una fase di attenzione e di ascolto, ma dobbiamo passare alla fase della concretezza.
Dopo Rimini dobbiamo metterci subito al lavoro, completando l’iter di confronto e di scrittura dei decreti attuativi. Bisogna intervenire in maniera sistematica da un punto di vista normativo, andando a programmare le politiche nel medio e lungo periodo. Basta parlare di progetti quando ci si riferisce alla disabilità. Dobbiamo garantire alle persone un percorso di vita adeguato e dignitoso, pianificando interventi che vedano la crescita delle persone.
Quali sono le priorità della Fish?
Portare a compimento i decreti attuativi della legge delega, quindi intervenire in maniera strutturale per modificare e per costruire un mercato del lavoro all’altezza che sia aperto davvero alle persone con disabilità. Tre pilastri fondamentali: la tutela del diritto alla salute, che è previsto dalla Costituzione; la tutela del diritto all’istruzione, anch’esso garantito dalla nostra Carta; e la garanzia di pari opportunità e dignità all’interno del mondo del lavoro per le persone con disabilità, che non devono più essere considerate improduttive.
Dobbiamo superare stigmi e pregiudizi garantendo loro una vita indipendente, che non significa vivere in maniera indipendente solo da un punto di vista economico, ma vivere indipendentemente dalla propria condizione di disabilità.
Lavoriamo a una grande riforma del mondo del lavoro, partendo da una riforma sostanziale della legge 68/1999, significativa al tempo in cui fu emanata ma oggi inadeguata al contesto lavorativo.