È una giornata davvero speciale oggi, 11 settembre, per l’Anmil, in prima linea nel sostegno alle vittime del lavoro e nell’impegno per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, perché in occasione degli 80 anni dalla nascita – avvenuta esattamente il 19 settembre 1943, quando è stata ricostituita, dopo che era stata soppressa dal regime – una delegazione di 300 persone sarà ricevuta in mattinata in udienza da Papa Francesco e nel pomeriggio una rappresentanza ristretta dei vertici associativi andrà al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per la ricorrenza sulle reti di Rai, La7, Sky ed altre emittenti, viene mandato in onda uno spot di 30 secondi commemorativo dell’attività dell’Anmil dal titolo “La storia siamo noi”. Tra poche settimane, l’8 ottobre, si celebrerà anche la 73ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Ci saranno manifestazioni organizzate dall’Anmil in tutt’Italia, ma la principale quest’anno si svolgerà a Roma, in Campidoglio. Per gli 80 anni dalla fondazione abbiamo sentito il presidente nazionale dell’Anmil, Zoello Forni.
Con quali obiettivi è nata l’Anmil? E oggi qual è la vostra mission prioritaria?
Sin dalla sua fondazione l’Anmil lotta per garantire alle vittime di incidenti sul lavoro e malattie professionali e alle loro famiglie sempre maggiori tutele, sia morali sia materiali, mission che è rimasta immutata negli anni e che si è anzi arricchita di profili sempre nuovi. L’ente solidaristico dei primi anni si è evoluto con un impegno sempre crescente per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro e per fornire ai propri associati e alla generalità dei lavoratori veri e propri servizi alla persona. Oggi l’Anmil è una rete di soggetti che comprende un Caf, un Patronato, un ente di formazione e riqualificazione professionale (Irfa) e gli Sportelli Lavoro, che si occupano di sostenere invalidi del lavoro e persone con disabilità nella ricerca di un’occupazione. Nella sua lunga storia l’Associazione è stata protagonista di iniziative molto apprezzate dalle massime Istituzioni che hanno contribuito a far crescere ed evolvere la coscienza sociale sul problema della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche affrontando aspetti del fenomeno solitamente trascurati dall’opinione pubblica.
Com’è cambiato in questo tempo il lavoro e anche le iniziative messe in atto per tutelare chi lavora?
In questo lungo periodo il nostro Paese è andato incontro a profondi cambiamenti che hanno interessato l’economia, il mercato del lavoro, le politiche previdenziali, i rapporti sociali e anche quelli familiari. L’Italia di oggi non è paragonabile a quella di 80 anni fa, ma per certi versi siamo rimasti ancorati a modelli che non ci rappresentano più.Il rapporto di lavoro oggi è sempre meno legato alla “subordinazione”, esistono forme di lavoro autonomo sempre nuove e lo stesso luogo di lavoro è diventato un concetto più sfumato, per effetto delle nuove tecnologie e modalità organizzative aziendali. Emergono rischi lavorativi un tempo sconosciuti che vanno approfonditi e studiati per non rischiare di lasciare zone d’ombra in cui la sicurezza può venire meno.Aspetti che l’Anmil ha spesso approfondito con campagne innovative, come ad esempio quelle dedicate al lavoro al femminile e alla condizione della donna infortunata nella società. Lo stesso Testo Unico sull’assicurazione contro infortuni e malattie professionali risale ormai al 1965 ed è basato su istituti superati o molto cambiati, pur con l’apporto di numerose modifiche e integrazioni intervenute in questi decenni che, se da un lato hanno permesso di accogliere nuove esigenze, dall’altro hanno minato la chiarezza ed uniformità della normativa. Sarebbe quindi il tempo di avviare una riflessione profonda su questi temi per far sì che l’apparato normativo sia sempre adeguato.
Ci sono leggi sufficienti ed efficaci?
Le leggi ci sono, ma spesso mancano di efficacia o non vengono pienamente rispettate.
Il decreto 81/2008, il Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, è una delle normative più complete, anche se a distanza di ormai 15 anni dalla sua emanazione ancora non sono stati adottati importanti decreti attuativi. Inoltre, i controlli non riescono a raggiungere capillarmente tutte le aziende e a intercettare le violazioni prima che si trasformino in tragedie. Per questo è sempre auspicabile un rafforzamento delle attività ispettive, finalizzato favorire l’emersione di rapporti di lavoro irregolari, a evidenziare la correlazione tra irregolarità e insicurezza e a perseguire con più efficacia le violazioni delle norme a tutela dei lavoratori. Ciò sia in ottica sanzionatoria di quelle condotte illecite conseguenti a violazione delle norme, sia in ottica preventiva, per anticipare il verificarsi di incidenti anche gravissimi eliminando le situazioni di irregolarità.
Quali sono le maggiori difficoltà in Italia nella tutela dei lavoratori? Perché succedono tanti incidenti?
Crediamo che il problema sia prima di tutto culturale e di percezione della prevenzione. Le norme sono spesso inosservate in sprezzo della tutela dei lavoratori, viste come un inutile appesantimento del lavoro a scapito della produttività. È difficile superare l’idea, ancora fortemente sentita, che tali adempimenti non abbiano un positivo riscontro nell’economia di un’impresa. Come evidenziato nella precedente legislatura dalla Relazione intermedia della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato, il danno economico causato da infortuni e malattie professionali è risultato, nel 2007, pari a quasi 48 miliardi di euro, ovvero più del 3% del Pil. Un altro dato significativo è la stima del Rop (Return On Prevention), il ritorno dell’investimento in sicurezza e prevenzione da malattie e infortuni, che risulta pari a 2,2: ovvero ogni euro speso in salute e sicurezza sul lavoro genera un valore più che doppio (analisi e-Labo su dati Dguv e Eu-Osha). Sono dati oggettivi che dovremmo tenere a mente, lavorando allo stesso tempo sulla sensibilizzazione e sull’informazione.
Quanti infortuni contiamo all’anno in Italia ed è un trend in ascesa?
Negli ultimi anni in Italia si è registrata una media pressoché costante di circa 600.000 incidenti e circa 1.000 morti all’anno.
Ad eccezione del periodo della pandemia, in cui il volume di lavoro è stato nettamente inferiore, il fenomeno non accenna a una diminuzione apprezzabile. Ogni giorno in media tre persone perdono la vita sul lavoro: un numero inaccettabile che dovrebbe indignare un Paese che proprio nel lavoro ha il suo principio fondante. A questi si aggiungono tutti quegli incidenti ai danni di lavoratori non assicurati dall’Inail o che non vengono denunciati per paura di ripercussioni o perché avvengono nell’ambito di rapporto di lavoro irregolari. Un altro aspetto purtroppo grave e che resta nell’ombra, impedendoci di dare la giusta dimensione del fenomeno.
Molti incidenti capitano anche tra i giovani: già dalla scuola si dovrebbe insegnare l’importanza della sicurezza?
Purtroppo sì e le storie delle giovani vite perse ci lasciano più che mai sgomenti. Come sostiene l’Anmil da sempre,
è fondamentale agire sul fronte della formazione e dell’informazione nei luoghi di lavoro, ma anche precocemente nelle scuole.
Interiorizzare una solida cultura della sicurezza permette di recepire l’importanza del rispetto delle norme e far sì che queste vengano osservate con maggiore consapevolezza e senso di responsabilità, attraverso percorsi formativi efficaci e non meramente burocratici. Non dimentichiamo che i giovani potranno essere da adulti sia lavoratori sia datori di lavoro e quindi è nostro dovere educarli sia a pretendere il rispetto dei propri diritti sia a salvaguardare la vita e la salute altrui.
Quali risposte si dovrebbero dare?
Riteniamo che si debba dare maggiore rilevanza alla diffusione della cultura della sicurezza, anche attraverso metodi esperienziali come la testimonianza diretta delle vittime di infortuni e malattie professionali, che raccontando la propria esperienza sono in grado di lasciare insegnamenti profondi e di grande impatto e stimolare una vera riflessione su questi temi. L’Anmil da oltre vent’anni si dedica con passione e impegno a questa attività, entrando con i propri volontari nelle aziende e nelle scuole. Abbiamo incontrato migliaia di studenti e lavoratori, ottenendo riscontri più che positivi sull’efficacia di questo approccio, che speriamo di poter diffondere sempre di più anche con il sostegno delle Istituzioni.
C’è sufficiente sostegno per chi resta invalido dopo un incidente sul lavoro e per le famiglie di coloro che muoiono? È previsto un aiuto anche di tipo psicologico?
Il Testo Unico per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è ormai datato e una sua complessiva riforma potrebbe senza dubbio contribuire a migliorare la tutela delle vittime e dei familiari, sia dal punto di vista dei risarcimenti, sia delle prestazioni sanitarie e sociali. È di questi giorni la notizia che il Ministero del Lavoro stia finalmente per emanare il decreto che aumenterà gli importi delle prestazioni erogate ai familiari delle vittime di gravi infortuni, dopo che gli stessi erano stati pesantemente tagliati a causa della riduzione del relativo Fondo. L’Anmil si era prontamente attivata affinché questa ingiustizia venisse riparata ed ora auspichiamo che il provvedimento sia pubblicato prima possibile. Quanto all’assistenza psicologica, è un tema su cui l’Associazione si impegna molto in quanto su questo punto la tutela è carente. Gli effetti di un incidente possono essere devastanti sul piano psicologico, sia per le vittime sia per i loro familiari e a questi bisogni occorre rispondere prontamente. Per questo l’Anmil ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Cnop (Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi) presentato a gennaio scorso in Senato, che mira proprio a fornire le cure psicologiche necessarie in queste situazioni.
Oggi incontrerete il Papa e Mattarella: cosa dirà all’uno e all’altro?
Ci rivolgeremo ad entrambi affinché ad infortuni e morti sul lavoro non venga mai associata la parola “fatalità”, perché dietro a queste tragedie ci sono responsabilità, violazioni e mancanza di percezione del rischio.Chiederemo che con la loro massima autorità sappiano indirizzare la politica e le istituzioni verso una stagione di maggiore rispetto per la vita e la salute, perché non possiamo più accettare questa strage quotidiana.
Che appello vorrebbe lanciare in occasione degli 80 anni dell’Anmil?
L’appello dell’Anmil in questo anniversario così importante è che
tutti si sentano parte attiva della lotta ad incidenti e morti sul lavoro: dalle Istituzioni ai singoli cittadini, è necessario che la società compia un salto culturale affinché il fenomeno possa essere sconfitto.
Altrettanto, chiediamo che le vittime e le loro famiglie non vengano lasciate sole, che lo Stato si faccia carico dei loro bisogni con prestazioni giuste e in grado di restituire dignità e piena integrazione nel mondo del lavoro e nella vita di relazione.