“Cittadini del mondo, motore di comunità” è stato il tema del quarto Forum delle aree interne, promosso dai vescovi per le aree interne e Unipace, dal 29 al 31 maggio, al Centro “La Pace” di Benevento con l’obiettivo di “costruire un’Agenda Giovani ’24-’26 con progetti mirati e convergenti da consegnare al territorio e al futuro delle nuove generazioni di fronte alle sfide globali e locali, e con particolare attenzione alle frontiere educative”. Ne parliamo con il coordinatore del Forum, Nico De Vincentiis.
Che bilancio viene dal quarto Forum delle aree interne?
Innanzitutto un rinnovato impegno civile da parte delle nuove generazioni a provocare seriamente le istituzioni sul vero senso dello sviluppo e stimolare una progettualità con vista sui giovani e all’insegna della reciprocità come antidoto profondo all’egoismo. L’eroismo della programmazione e quello della visione, inoltre, vengono ormai indicati come l’unica e forse ultima frontiera sociale e politica per riuscire ad accorciare le distanze tra studio e lavoro.
Infatti protagonisti del Forum sono stati gli studenti…
La scuola, anche come dimostrato dall’andamento e dai risultati del Forum 2023, si presenta come un punto di equilibrio fondamentale tra la dimensione globale e quella locale. Essa accelera le attese generali ma dovrebbe contribuire maggiormente a sollecitare soluzioni locali proponendo e stimolando progetti finalmente legati ai territori e svincolati dai codici quasi burocratico-amministrativi imposti dalla tirannia degli acronimi (Pon, Pcto, ecc.).
Dunque?
Provare ad esempio a concorrere a un Pnrr Giovani fondato sulle reali attese e domande dei giovani.
È su questo che al Forum hanno lavorato oltre duecento studenti, rappresentanti di associazioni e cooperatori sociali, per definire l’Agenda ‘24-‘26 contenente progetti convergenti e integrati, orientati esclusivamente allo sviluppo locale e capaci di comporre il grande quadro della “restanza”, che non rappresenti solo la revoca della partenza dalle aree più fragili ma la scelta convinta di “ripartire senza partire”.
Quali le proposte avanzate dai giovani? E come aiutarli a essere protagonisti di un rilancio di queste aree?
Dai sette cantieri tematici molte idee progettuali che ora saranno organizzate e armonizzate con l’aiuto di un gruppo di esperti tra i quali esponenti di Svimez, “Riabitare l’Italia” e Snai (Strategia nazionale aree interne). Si lavorerà a piani turistici integrati, vigilanza sull’integrità di monumenti e siti culturali, inserimento nei piani agricoli nazionali, aggiornamento delle reti informatiche, centri scolastici per il dialogo tra generazioni, formazione finanziaria, la “città in dieci minuti” per avvicinare e rendere sostenibile la quotidianità, creazione di cooperative di studenti. Alle istituzioni il compito di recuperare il valore decisivo dell’ascolto. Pochissimi progetti per il Pnrr presentati nelle regioni meridionali, in particolare nelle aree interne, hanno visto il confronto preventivo con i giovani e soprattutto all’insegna di integrazione e unioni territoriali. È l’arroganza delle povertà che frena lo slancio unitario oltre la crisi.
La Chiesa che partita potrà giocare in queste aree in ambito giovanile?
Le trasformazioni in atto al momento penalizzano i giovani e ne rallentano i percorsi umani, culturali ed esistenziali. Una sottrazione di energia creativa che peserà sul futuro delle società locali. La missione della Chiesa dovrebbe contribuire a reggere l’urto di una transizione permanente che lascia tutti a metà del guado; non consentire che questa incertezza sistemica diventi una palude troppo comoda per tutti. Serve una pastorale dinamica che aiuti a raggiungere l’altra riva.
In che modo possono contribuire insieme anziani e giovani al futuro delle aree interne?
Nei giorni scorsi il Sole 24 Ore, nell’ambito dell’indagine sulla qualità della vita, ha riportato che il 58% dei giovani non hanno mai visitato un museo o un sito archeologico e culturale; tra i progetti Pnrr in Emilia uno è la “Briscola itinerante per gli anziani”. Prima di programmare e implementare progetti allora si dovrebbe leggere con maggiore attenzione il vero quadro dei bisogni. Nei giorni del Forum si è sperimentata una significativa convergenza su diritti e doveri generazionali: i più anziani hanno deposto le armi della presunzione e ricaricato di dubbi il loro cuore, i giovani hanno seppellito pigrizia, indifferenza e rassegnazione. Una pre-condizione necessaria che potrà portare a risultati decisivi soprattutto se si saprà
riscoprire la “convivialità delle competenze” e con essa il valore del dono reciproco.
Quali possono essere i punti centrali di un’Agenda giovani 2024-2026?
La scommessa è che i giovani riescano a essere cittadini del mondo ma anche motore di comunità.
Sullo sfondo prospettive di imprenditoria creativa e integrata, legata soprattutto alla valorizzazione dei giacimenti culturali, ai servizi agricoli avanzati, alla cura alle persone e alle imprese sociali. Ma l’Agenda si arricchirà di tutte le novità espresse dagli studenti delle scuole secondarie superiori che rappresentano un target di età meno contaminato da una cultura dominante costruita, specie nelle aree più periferiche, sull’idea del potere; forse sono ancora in grado di riconvertirla nel potere delle idee.
Come prosegue ora il cammino del Forum?
La direzione è, come detto, un Pnrr Giovani armonizzato in direzione territoriale dagli studenti dei vari istituti coinvolti, quindi l’allestimento formale dei progetti e l’avvio del percorso formativo ed esperienziale. Due anni nei quali si potranno recuperare partecipazione reale e sinergie istituzionali; i giovani, ancora prima della scelta universitaria, potranno provare a scommettere sulla propria città o il proprio paese avendo la certezza di essere sostenuti concretamente; qualcuno che sta provando a farcela lontano da casa potrà scegliere di completare la sua sfida nella sua terra di origine.