“Per estensione la diocesi di Faenza risulta la più colpita, praticamente tutti i Comuni della diocesi, da Nord a Sud, sono stati coinvolti. Tre di questi, Faenza, Sant’Agata sul Santerno e Solarolo, sono quelli che hanno riportato i danni maggiori. La zona sud della diocesi risulta ancora isolata a causa delle frane, le strade non sono ancora percorribili e anche le attività produttive sono ferme. Ci sono molte case evacuate. A questo si aggiunga la zona di campagna danneggiata dall’alluvione”.
Così mons. Michele Morandi, vicario generale della diocesi di Faenza-Modigliana, ‘riepiloga’ al Sir la situazione nel territorio, ancora invaso da acqua e fango. Ieri a San Pancrazio di Russi si sono svolti le esequie di Delio Foschini e Dorotea Dalle Fabbriche. Uno dei primi funerali delle vittime di questa alluvione di Romagna, come scrive “Il Piccolo” di Faenza, edizione faentina del Corriere Cesenate, che riporta costantemente notizie dal territorio. Dal Governo sono stati stanziati oltre due miliardi. Decisa anche la sospensione fino al 31 agosto dei versamenti tributari e contributivi nelle aree colpite dall’alluvione sono sospesi. Altre misure sono la cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti fino a 90 giorni, e un ‘una tantum’ fino a 3mila euro per i lavoratori autonomi costretti a interrompere l’attività.
“Ragazzi del fango”. Intanto la macchina della solidarietà non si ferma e le parrocchie stanno facendo la loro parte, come spiega il vicario: “La risposta solidale delle parrocchie, e non solo, è impressionante e ci colpisce molto. La reazione della popolazione è stata immediata, già subito dopo le piogge erano tutti in moto, i vicini di casa che si aiutavano gli uni gli altri prima ancora che arrivassero i volontari e gli aiuti. La comunità ecclesiale, nelle sue varie espressioni associative, si è data da fare anche nell’accoglienza abitativa: moltissime famiglie che non avevano subito danni hanno aperto le loro case private a chi era rimasto senza tetto. Il fine settimana scorso abbiamo poi assistito ad un grande flusso di volontari da fuori che si ripeterà anche nel prossimo: migliaia di volontari si sono riversati nelle nostre città”. “In questi giorni – aggiunge mons. Morandi – balza agli occhi una grande presenza di giovani del posto che stanno lavorando per le strade, nelle comunità preparando da mangiare, spalando melma e fango, facendo spesa e portarla a domicilio”. Un impegno lodevole che ha spinto il dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Oriani di Faenza, Fabio Gramellini, a scrivere una lettera agli studenti: “La voglia di reagire è stata immediata e ha comportato la mobilitazione, tra gli altri, di migliaia di voi studenti. Come sempre le sventure fortificano e fanno nascere sentimenti intensi. Così, anche in questa occasione, mi piace pensare che il fango di oggi sia il terreno fertile da cui germoglierà domani una generazione di cittadini più temprati e consapevoli, più coscienziosi e sensibili. Abbiamo visto voi ‘burdèl de paciug’ (‘ragazzi del fango’) imbracciare le pale e indossare gli stivali, affondare nel fango e portare aiuto dove era necessario. È ammirevole come attraverso il vostro infaticabile lavoro siano emersi dalle acque limacciose i valori della fratellanza e della coesione, la disponibilità ad aiutare gli altri e la voglia di ripartire senza piangersi addosso”. “Siamo ancora nella fase più adrenalinica della tragedia che ci ha colpito – riconosce mons. Morandi -. Ieri con il vescovo mons. Mario Toso, siamo andati in ospedale a trovare le persone sfollate malate. La cosa che ci ha colpito di più è stato ascoltare chi sa che non potrà più tornare a casa. Non sono pochi coloro che hanno la casa inagibile e non potranno tornarvi. Questo è un bisogno da tenere in considerazione per i prossimi mesi. Una situazione che riguarda soprattutto le persone anziane e quelle più povere e vulnerabili, le meno abbienti”.
Pensare il futuro. Ma bisogna guardare al futuro, e per il vicario generale questo significa “far ripartire subito l’economia, le aziende. Il motore, ora bagnato dall’acqua, deve essere ri-acceso, l’occupazione è fondamentale per reperire le risorse necessarie alla ripresa e alla ricostruzione”. Ma non basta. La ripresa “deve prevedere una lettura profonda di ciò che è accaduto e dell’impatto che ha avuto sulla nostra terra. Come comunità cristiana non possiamo disattendere questo impegno”. Le parole di mons. Toso, in una lettera ai fedeli, inquadra bene il punto:
“Una devastazione inaspettata, la scoperta di un’impotenza disarmante, un senso di rabbia e di angoscia. Oggetti, beni, ricordi, luoghi che erano ‘casa” sono stati violati, come per la venuta di un ladro di notte, e le nostre sicurezze si sono sgretolate. La scoperta della forza di questa terra che per tanto tempo abbiamo pensato di dominare, ci ha posto davanti ancora una volta alla nostra piccolezza. Allo stesso tempo ci sta mostrando il volto della vera fraternità, del dono di sé stessi per gli altri, per chi si trova nel bisogno”.
“Abbiamo davanti nuove sfide, che facciamo fatica a capire. Guardando a ciò che accade sembra essere stati abbandonati da Dio ma non è così – sottolinea mons. Morandi -. Sono rettore di un seminario e con i miei giovani ragionavamo proprio su questo: ciò che stiamo vedendo è un grande afflato di amore prodotto dalla tragedia. La gente sta dando il meglio. Ecco, Dio è con noi che toglie il fango, è in coloro che stanno offrendo il loro tempo all’ascolto. Dobbiamo recuperare la consapevolezza di essere in relazione con il Creato e per questo pensare a un modo diverso, sostenibile e rispettoso, di approcciare la natura”.
Cambio di passo. “Anche la politica è chiamata a questo cambio di passo operando scelte che sappiano essere in sintonia con questo approccio. Non so dire se ci sono stati danni che potevano essere evitati, ma il fenomeno è stato di una tale sproporzione che non è solo una questione di argini non puliti” ribadisce il vicario generale che punta l’indice verso un altro fenomeno, non nuovo: “lo spopolamento delle nostre montagne. Il territorio montano è trascurato perché è disabitato. Le alluvioni sono state botte enormi. Spero, per questi motivi, in futuri investimenti consistenti sulla viabilità, sulle imprese e sulle aziende. Diversamente sarà il colpo di grazia all’Appennino tosco-romagnolo. Non possiamo ricostruire usando parametri vecchi. Il Signore ci doni la capacità di muoverci nel modo più giusto. Le risposte a questa tragedia non possono essere date con i metodi del passato”.