C’è una relazione tra territori, azzardo e mafie. A parlarne, dati alla mano, in occasione della presentazione a Roma, al Senato, della Relazione conclusiva della Commissione bicamerale antimafia sul gioco d’azzardo, durante il convegno “Mafie e gioco d’azzardo. Misure di contrasto alla criminalità organizzata e proposte per l’offerta pubblica legale”, è stato il sociologo Maurizio Fiasco.
L’esperto ha posto particolare attenzione al gioco d’azzardo online. “Da una elaborazione dei dati pubblicati dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli è stato possibile desumere in quali aree del Paese si pratica di più, e di quanto, il gioco d’azzardo online. Sono emerse delle risultanze che vanno approfondite sia nei presupposti, sia per l’esposizione al rischio di infiltrazione della criminalità”, ha precisato, evidenziando che “senza un’analisi approfondita si riterrebbe che il gioco d’azzardo online debba segnare una netta prevalenza nelle regioni del Settentrione, ovvero nelle aree del Paese dove, in generale, vi è una maggiore diffusione dell’uso delle tecnologie digitali. In effetti, tra le regioni del Sud e quelle del Nord del Paese permane, in effetti, un netto divario nell’alfabetizzazione informatica. Secondo l’Istat, se nella Lombardia due persone su tre utilizzano con competenza e continuità internet, all’opposto nella Calabria e in Campania il dato non raggiunge il 50%. Ancora più bassa appare poi la proporzione in raffronto ai numeri della Sicilia (43,3)”. Sul piano astratto, “si potrebbe ragionevolmente supporre che a minore consuetudine con internet debba corrispondere proporzionalmente un livello più basso di scommesse ‘a distanza’. In realtà, i dati acquisiti sull’accesso al gioco d’azzardo via web sorprendentemente indicano nettamente il contrario”. In base ai dati di quanto è registrato dalla Sogei, “in Campania nell’anno 2020 sono stati attivi oltre 2 milioni e mezzo di conti di gioco online a fronte di 5 milioni e 850mila residenti; in Lombardia, invece, dove la familiarità con internet è di gran lunga più elevata, i conti attivi scendono a 1.556.000 a fronte di una popolazione (circa 10 milioni di abitanti) quasi doppia rispetto a quella campana; anche nel raffronto con Sicilia, la Lombardia registra in assoluto (e per ben 280mila conti) un dato inferiore”.
Il sociologo ha evidenziato: “Rapportando i dati rilevati rispetto alla popolazione residente in ciascuna regione il divario diventa ancora più marcato: in Lombardia per ogni 100 residenti vi sono circa 15 conti di gioco aperti, in Campania circa 44 (quasi il triplo). Il divario Nord-Sud appare evidente: regioni del Sud – come Campania, Sicilia, Calabria e Puglia – surclassano per conti di gioco le regioni del Nord – come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – che invece sono nettamente territori più avanzati nella digitalizzazione e nella alfabetizzazione digitale”.
Anche “con riferimento al giocato pro-capite, si conferma il peso nettamente superiore delle regioni meridionali”.
“Se si considera lo stesso valore assoluto, quindi prescindendo dall’ampiezza demografica dei territori, la Campania”, per quanto riguarda il gioco d’azzardo online, “supera per ben 20 punti percentuali la Lombardia, pur essendo abitata da una popolazione inferiore per 41,5 punti percentuali rispetto alla seconda. Nella Campania, infatti, risiedono 5 milioni e 850mila persone e nella Lombardia circa 10 milioni”. Se ci si riferisce alla raccolta di puntate online pro-capite, “agli 864 euro della Lombardia corrispondono 1.663 della Campania. La Lombardia, regione più popolosa del Paese, è collocata nei valori pro-capite al 13° posto tra le regioni, preceduta da tutte le regioni meridionali e dell’Italia centrale”, ha aggiunto Fiasco, per il quale “in questo caso il dualismo Nord-Sud si rovescia prestandosi a due possibili letture”. “Secondo una prima lettura, i servizi di gioco d’azzardo avrebbero consapevolmente abbassato di molto la soglia delle competenze digitali necessarie alla fruizione, in modo che anche la minima alfabetizzazione digitale fosse sufficiente per l’accesso ai servizi. In questo senso la maggior presenza di conti di gioco online potrebbe essere in parte espressione della maggior propensione al gioco che da tempo si rileva nelle regioni e nelle famiglie a minor reddito. Tuttavia, tale propensione si evidenziava soprattutto in termini relativi, come quota di spesa per 1.000 euro di reddito. Poiché qui si rileva un maggior consumo assoluto, è giocoforza necessario considerare altre ipotesi di correlazione”, ha osservato Fiasco. In base, infatti, al dato più recente (Istat per il 2020), ha ricordato il sociologo, “l’aggregazione dei reati di riciclaggio di denaro, di usura, di associazione per delinquere e di associazione mafiosa (per ogni 100.000 abitanti) colloca ai primi tre posti la Campania, la Calabria e la Puglia che precedono la Lombardia per due posizioni. Il Ministero dell’Economia, le Forze di polizia e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli potranno valutare se e quanto il maggior ricorso ai giochi d’azzardo online sia veicolo per infiltrare transazioni illecite”.
Infine, “nell’ambito del gioco d’azzardo online, merita uno specifico approfondimento il fenomeno del cosiddetto betting exchange, una nicchia di mercato dalle dimensioni non trascurabili”. Si tratta, infatti, “di un segmento dell’azzardo online che registra 2 miliardi e 225,5 milioni di euro di somme ‘vinte’ dagli scommettitori, mentre è quasi del tutto insignificante l’introio incassato dall’Erario, atteso che, per effetto di una aliquota irrisoria inferiore all’1 ‰ dei movimenti (0,97 ‰ nell’anno 2020, poi ridotta a 0,90 ‰ nell’anno 2021)”. Secondo la definizione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, “il betting exchange, letteralmente ‘borsa delle scommesse’, è una modalità di scommessa a quota fissa sportiva dove i giocatori possono rivestire il ruolo di scommettitore o di banco e il concessionario agisce come intermediario, limitandosi a mettere in contatto, attraverso la piattaforma e in maniera anonima, i singoli scommettitori”. “Caratteristiche salienti di questa tipologia di gioco sono – ha precisato l’esperto – la bassissima aliquota di tassazione e la possibilità di effettuare uno scambio di scommesse tra privati residenti all’estero e privati residenti in Italia. Infatti, più di un terzo delle puntate di denaro risulta avere una controparte estera (36,3 % nel 2021)”. Appare dunque “necessario poter escludere che, ad esempio attraverso una scommessa fittizia dall’esito concordato, si possano mascherare dazioni di denaro o trasferimenti all’estero di somme, per pagamenti di operazioni illecite o a scopo di riciclaggio. Sarebbe importante che la gestione fosse diretta, da parte dello Stato, o quantomeno che vi fosse la presenza di un concessionario intermediario tra gli scommettitori, che accerti l’identità degli stessi e la regolarità e liceità delle operazioni. In caso contrario, risulterebbe violata la generale e fondamentale previsione della riserva statale e compromessa la finalità di interesse pubblico”.
A completamento del quadro, in base ai dati disponibili, il sociologo ha segnalato che “nella distribuzione territoriale della propensione alle scommesse tra privati, risalta la notevole differenza da regione a regione. Considerando il valore medio pro-capite nazionale registrato nell’anno 2021 (pari a 23,43 euro) il dato della Campania è di quasi il 60 % superiore, mentre si pongono al di sopra di almeno 30 punti percentuali anche Lazio, Marche e Basilicata”, mentre è “decisamente più bassa la propensione nei territori del Nord Ovest e del Nord Est della Penisola”. Inoltre, “la prevalenza schiacciante della scelta degli scommettitori esteri di concentrare le somme sul betting exchange attesta la bassa soglia di accesso e un interesse che non si riscontra in alcuna altra modalità accessibile da fuori dei confini dello Stato italiano”.