L’Italia è un Paese tra i più sicuri, ma ci sono almeno due dati che il primo presidente della Cassazione, Paolo Curzio, inaugurando il nuovo anno giudiziario ha denunciato come “inquietanti” e “inaccettabili”: quelli relativi ai femminicidi e ai morti sul lavoro. “Nel corso degli anni Novanta – ha rilevato Curzio stilando un bilancio del 2022, davanti alle massime cariche dello Stato – gli omicidi in Italia erano circa 1900 ogni anno, in parte cospicua commessi da esponenti della criminalità organizzata”. Negli ultimi cinque anni si sono fortemente ridotti e nello scorso anno sono stati 310. “Un dato cruciale – ha osservato l’alto magistrato – perché colloca l’Italia tra i Paesi più sicuri in Europa e a fortiori nel mondo”. E’ in netto aumento anche la percentuale di accertamento degli autori di questi delitti.
Ma “un’ombra inquietante rimane il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell’ambito dei rapporti familiari e affettivi e una parte molto consistente, 122 su 310, vede come vittima la donna, spesso ad opera del partner o ex-partner”. E “rimane inaccettabile il numero delle morti bianche, che anche quest’anno ha superato il livello di mille casi, con l’inquietante ritmo di 3 morti al giorno”.
Quanto al funzionamento della macchina della giustizia, si conferma il giudizio in chiaroscuro degli scorsi anni, eppure “si assiste a un lento ma progressivo miglioramento della situazione” e “continua il processo di riduzione del contenzioso, tanto nel civile quanto nel penale”. A proposito delle riforme che hanno investito “tutti i settori del vasto mondo della giustizia”, Curzio ha ribadito che compito dei magistrati non è giudicare le scelte del Parlamento ma “interpretare e applicare le leggi”. Ha tuttavia segnalato delle “criticità”, aumentate dalle modifiche al “programma attuativo originariamente fissato”, che richiedono “un periodo di adattamento” e di “rodaggio”.
Una di queste riforme ha riguardato il Consiglio superiore della magistratura che proprio nei giorni scorsi ha completato il suo rinnovamento con l’elezione dei membri “laici” e del vicepresidente (il presidente è di diritto il capo dello Stato) nella persona di Fabio Pinelli, uno dei consiglieri di nomina parlamentare come prevede la Costituzione, designato su indicazione della Lega. Pinelli ha partecipato alla cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, come pure il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e naturalmente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che a Pinelli appena eletto aveva ricordato “il compito di favorire la coesione” nell’attività del Consiglio, “organo di garanzia che la Costituzione colloca a presidio dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”. Valori sanciti dalla Costituzione e “pilastro della nostra democrazia”, come lo stesso Mattarella aveva sottolineato nella cerimonia di commiato del Csm uscente. Il capo dello Stato aveva colto quest’ultima occasione per tirare le somme di “una consiliatura complessa, segnata da gravi episodi” e da “profonde tensioni”.
“Attraverso l’esercizio trasparente ed efficiente del governo autonomo – aveva affermato Mattarella – il Consiglio superiore deve garantire, nel modo migliore, l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione; e deve assicurare agli uffici giudiziari il miglior livello di professionalità dei magistrati, che svolgono con impegno e dedizione la loro attività anche in condizioni ambientali complesse e talvolta insidiose”. Il presidente della Repubblica aveva inoltre voluto rimarcare che “la magistratura ha nei valori costituzionali, nel suo ambito e nella sua storia, le risorse per affrontare le difficoltà e per assicurare – con autorevolezza e con credibilità – il rispetto della legalità indispensabile per la vita e la crescita civile della società e del nostro Paese nel suo complesso”.