“David Sassoli ci manca”. Lo scrive in maniera schietta e diretta Sergio Mattarella nella prefazione del libro che esce a un anno della scomparsa dell’allora presidente del Parlamento europeo. La sua morte prematura, l’11 gennaio 2022, suscitò in Italia e in tutta Europa un grande moto spontaneo di dolore e partecipazione. “Sentimenti sinceri – rileva ancora Mattarella – che hanno rivelato una popolarità per taluno inattesa e una stima di molto accresciuta per una personalità che, per la sua veste istituzionale, non partecipava attivamente ai confronti di parte. La riconoscenza popolare che si è espressa nel cordoglio è anche la riconoscenza della Repubblica per un uomo che ha fatto onore all’Italia; e che ha conferito prestigio all’Unione europea, di cui sarà ricordato come leader di una stagione difficile e importante”.
Il libro – “David Sassoli. La saggezza e l’audacia. Discorsi per l’Italia e per l’Europa”, edito da Feltrinelli – non è un libro “su” David Sassoli, ma si propone come un libro “di” David Sassoli. Lo sottolinea il curatore, Claudio Sardo, che in sintonia con i familiari del leader scomparso e con tutti coloro che hanno collaborato all’impresa, ha raccolto cinquantasei discorsi e li ha accompagnati con brevi note che hanno l’unico scopo di contestualizzare e quindi di aiutare a cogliere più agevolmente i nessi degli interventi “con il procedere della vicenda politica e istituzionale italiana ed europea”. È un’opera che intende favorire ulteriori approfondimenti, offrendo fin d’ora una ricca di base di partenza.
Dalla lettura dei testi emerge quella testimonianza di umanità e di laicità cristiana matura che ha consentito a Sassoli (viene da chiamarlo David anche a chi non ha avuto il privilegio di una lunga frequentazione personale) di rappresentare un punto di riferimento rigoroso e un interlocutore apprezzato ben oltre i confini della sua storia politica, sempre all’insegna di una sensibilità personalistica e democratica che per certi versi era la sua cifra. Scrive ancora il capo dello Stato: “David Sassoli era mite e coraggioso. Aveva grande forza, che proveniva dalle sue convinzioni, dai suoi ideali, radicati nella fede e maturati nelle esperienze della vita. Anche per questo era aperto all’ascolto. Cercava di cogliere i segni nuovi dei tempi, considerava il dialogo un tesoro prezioso cui attingere non soltanto nei momenti di difficoltà. Il suo sorriso era un tratto di gentilezza, che esprimeva una spontanea empatia, espressione della sua cultura”.
Una testimonianza così significativa – tanto più nel confronto con le avvilenti cronache degli ultimi tempi – da rischiare di mettere in ombra la rilevanza politico-istituzionale del suo operato. È un rischio paradossale, ovviamente, perché se Sassoli è stato a pieno titolo uno dei protagonisti della storica svolta che ha segnato la vicenda europea a partire dalla crisi pandemica, è anche merito di una credibilità acquisita sul campo e di una capacità di visione lunga che solo chi ha radici profonde può avere. Questo sguardo sul futuro, che non è azzardato definire profetico, lo aveva portato a intuire e a prospettare altre tappe di avanzamento per l’Unione. Proprio dalla lettura dei suoi discorsi si può cogliere lo svolgimento di questa linea di sviluppo, fino all’ultimo messaggio diffuso alla vigilia del Natale 2021, quando David era già ricoverato in ospedale: “Il dovere delle istituzioni europee è di proteggere i più deboli, e non di chiedere altri sacrifici aggiungendo dolore al dolore. Oggi l’Europa con il Piano di ripresa ci dà grandi opportunità di abbandonare l’indifferenza. È la nostra sfida, quella di un mondo nuovo, che rispetta le persone, la natura, e crede in una nuova economia basata non solo sul profitto di pochi ma sul benessere di tutti”. “L’augurio di speranza che Sassoli ci ha lasciato è che l’Europa sappia andare avanti. Che non torni indietro”. E nelle parole di Mattarella non ci si può non ritrovare.