“La fede, che è un grande atto di fiducia, è ciò di cui oggi abbiamo più bisogno per poter affrontare questo tempo. Se ci sentiamo ancora una volta irregimentati in percorsi che sono già, in qualche modo, precostituiti e che, spesso, passano sulle nostre teste allora renderemo le persone sempre più diffidenti e distanti. Restituire e dare fiducia è la strada per costruire qualcosa di interessante. Chi ha una dimensione spirituale effettivamente oggi è una sorta di valore aggiunto”. Ne è convinto il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, che al Sir commenta il messaggio emerso dal Festival della Dottrina sociale che si è concluso ieri nella città scaligera dopo quattro giorni dedicati alla riflessione su “Costruire la fiducia – La passione dell’incontro”. Oltre 70 gli incontri che hanno animato la XII edizione della kermesse che, come tutte le precedenti, ha dedicato una serata speciale al Premio “Imprenditori per il bene comune”. Molto partecipati anche i numerosi tavoli di approfondimento di #GenerAttivi! E curiosità ha destato la mostra francescana “Economia fraterna”. Doveroso ma decisamente sentito il ricordo di don Adriano Vincenzi, l’indimenticato fondatore del Festival della Dottrina sociale scomparso nel febbraio 2020.
Eccellenza, fiducia e incontro sembrano parole anacronistiche nel mondo odierno. Eppure mai come oggi ne avvertiamo l’urgenza…
La fiducia è il sale della società. Senza la fiducia non si va da nessuna parte, anche la stessa capacità dei mercati privata della fiducia tra le diverse parti rischia di collassare. Non solo si vive di patti impliciti di fiducia, ma
la capacità di una società di mettersi di nuovo in movimento e di attraversare momenti di crisi come quelli attuali è legata alla capacità di dare fiducia e di meritarla.
Questo è ciò che consente all’incontro di diventare possibile e concreto e di non continuare invece a camminare su strade parallele o addirittura divergenti.
Ieri, nella giornata conclusiva del Festival, dialogando con il sociologo Mauro Magatti ha ricordato che fiducia e fede hanno la stessa radice, fides. Cosa ci dice questo?
La fede è un atto di esposizione verso Dio, perché ci mettiamo di fronte a Lui.
Oggi abbiamo proprio bisogno della fiducia della fede perché senza questa dimensione rischiamo semplicemente di essere ripiegati su noi stessi
in una prospettiva semplicemente orizzontale che crea una condizione simile a quella vissuta da un topo in gabbia. Se recuperiamo questa dimensione verticale, allora riusciamo ad affrontare l’esistenza con uno sguardo che non è circoscritto all’attimo fuggente ma che ha una sorta di dilatazione che restituisce respiro alle nostre esistenze.
Cosa possono fare la Chiesa, un vescovo, i credenti in quest’ottica?
Dobbiamo essere testimoni della fede e portatori di fiducia. Perché
c’è bisogno di persone che portino fiducia e si rendano in qualche modo degni di fiducia. Quando questo accade le persone provano una forma quasi istintiva di coinvolgimento.
E, se trovano persone di fiducia, si affidano e insieme percorrono la strada, anche la più difficile.
La Dottrina sociale della Chiesa è un aspetto forse un po’ troppo dimenticato ma, per esempio ultimamente, l’invasione russa dell’Ucraina, la ricerca della pace e la legittima difesa dell’aggredito ce ne hanno ricordato l’importanza. Come fare perché la si conosca maggiormente?
La Dottrina sociale è un pensiero che accompagna la Chiesa in epoca moderna e sicuramente rappresenta una prospettiva molto distante dalle logiche che imperano nel mondo della società e dell’economia. Però è una dimensione importante, di cui si avverte la mancanza. Basti pensar che oggi gli stessi operatori economici sentono il bisogno di avere una visione un po’ più ampia. Di recente il presidente di Confindustria Verona ha detto che sentono l’esigenza di un pensiero. Da questo punto di vista,
la Dottrina sociale della Chiesa rappresenta un’offerta di pensiero.
Quale contributo la XII edizione del Festival della Dottrina sociale di Verona consegna alla Chiesa e alla società italiana?
Dobbiamo fare riferimento alla fiducia e non alla diffidenza che ci viene propinata quotidianamente dal modo di rappresentare la società.
Soltanto se carichi di fiducia reciproca è possibile continuare ad investire, senza la fiducia non si riesce più a guardare con speranza al futuro che, in assenza di fiducia, viene percepito più come una minaccia che una promessa.