Il Consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge di bilancio che disegna una manovra da 35 miliardi, la prima del governo presieduto da Giorgia Meloni. Ora il testo del ddl, che sarà oggetto anche di una valutazione in sede europea, dovrà essere presentato alle Camere. Il termine per l’approvazione è il 31 dicembre e nell’iter parlamentare saranno possibili alcune modifiche, evocate in conferenza stampa dalla stessa premier, unitamente a un appello al senso di responsabilità delle opposizioni. Ma i margini sono molto stretti sia in termini temporali – è praticamente scontato che solo un ramo del Parlamento avrà modo di effettuare un esame approfondito – che finanziari.
Occorre tener conto della situazione molto difficile dei mercati internazionali, tra inflazione e aumento dei tassi, e del fatto che ben 21 dei 35 miliardi stanziati servono a fronteggiare il caro energia, confermando e parzialmente allargando (tra l’altro la soglia Isee per il bonus bollette viene portata a 15 mila euro) le misure già in essere. Per questo la Meloni ha tenuto a sottolineare che gli “impegni di legislatura” saranno affrontati in un secondo momento. Questo non significa, però, che il governo abbia rinunciato ad avviare interventi nei settori di maggiore rilevanza identitaria per i partiti di maggioranza. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, la prospettiva è di eliminarlo dal 2024 per le persone che sono abili al lavoro. Per il prossimo anno, nel ddl di bilancio si stabilisce che il reddito sarà riconosciuto a tali persone solo per 8 mesi. È prevista la partecipazione per almeno 6 mesi a un corso di formazione professionale e la decadenza dal beneficio nel caso si rifiuti la prima offerta di lavoro.
In materia di fisco, la cancellazione delle cartelle riguarderà quelle inferiori ai mille euro e anteriori al 2015. Negli altri casi si pagherà una maggiorazione del 3% con possibilità di rateizzare.
Per lavoratori autonomi e partite Iva l’applicazione del regime di flat tax si estende fino 85 mila euro e viene introdotta una flat tax incrementale (cioè sugli incrementi di reddito rispetto agli anni precedenti) del 15%.
Il tetto per il contante sale a 5 mila euro.
Per il lavoro dipendente aumenta di un punto il taglio del cuneo fiscale e vengono stabilite agevolazioni contributive per le assunzioni a tempo indeterminato (con una soglia di contributi pari a 6 mila euro) di chi ha un contratto a termine, in particolare donne under 36 e percettori del reddito di cittadinanza.
Soluzione-ponte per la previdenza: nel 2023 si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età – “quota 103” – ma con un incentivo (decontribuzione del 10%) per chi decide di continuare a lavorare. Confermate “opzione donna” e Ape sociale. Le pensioni minime vengono portate a 600 euro. L’assegno unico per le famiglie viene maggiorato del 50% per il primo anno e di un ulteriore 50% per i nuclei con 3 o più figli. Previsto un mese di congedo parentale in più all’80%.
Iva ridotta al 5% sui prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile.
Un fondo di 500 milioni servirà per realizzare una “Carta risparmio spesa”, gestita dai Comuni per l’acquisto di beni di prima necessità da parte di chi ha un reddito fino a 15 mila euro.
Prorogate le agevolazioni agli under 36 per l’acquisto della prima casa.
Ripristinato il contributo per le scuole paritarie.