Sono trascorsi venti anni dalla tragedia che sconvolse il Molise e l’Italia intera, quando durante il terremoto di magnitudo 6.0 delle 11,32 del 31 ottobre 2002, crollò una scuola di San Giuliano di Puglia e sotto le macerie morirono 27 bambini ed una maestra. “Purtroppo sono il presidente del Comitato vittime di San Giuliano di Puglia”, sono queste le prime parole di Antonio Morelli, papà di Morena, una delle bambine che faceva parte della prima elementare della scuola Jovine, una delle bambine della classe 1996 cancellata dal paese. “Questi bambini non sono morti così, questi bambini li hanno uccisi. Questi bambini non sono morti perché c’è stato un terremoto, la magistratura ha accertato i veri responsabili condannando l’ex sindaco, i tecnici del comune ed i costruttori. La morte di quei bambini si poteva e si doveva evitare. Siamo sempre noi adulti a procurare drammi e dolore”. Parole che lasciano il segno e raccontano il dolore di un genitore che non nasconde i suoi sentimenti,
“mia figlia non poteva e non doveva morire a 6 anni.
Porto mia figlia a scuola e la ritrovo in una bara bianca. Che Paese è questo? Mia figlia non è morta in un teatro di guerra in Afghanistan, mia figlia è morta in una scuola dell’obbligo. Ci rendiamo conto cosa è successo? Io ero costretto a mandarla a scuola perché altrimenti sarebbero venuti i Carabinieri a casa ad arrestarmi, e me la ritrovo in una bara bianca. Sono passati 20 anni, però mia figlia mi manca. Io non dico indossate i nostri panni, però cercate di capire cosa è successo. Il dolore e la rabbia che ho adesso, è come se fosse accaduto ieri. Dobbiamo fare uno sforzo per questi ragazzi, che mondo gli stiamo consegnando?”. Proprio partendo dal senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, Morelli si è impegnato in prima persona anche in un coordinamento nazionale che raccoglie le più grandi tragedie italiane, come il Vajont, Amatrice, Rigopiano, L’Aquila, Viareggio, ma anche Ilva e ThyssenKrupp, perché non si dimentichi che queste vittime sono sulla coscienza di chi non ha fatto il proprio dovere. “Sulla carta sembra essere stata fatta giustizia, con le condanne a 5 anni, 3 anni, ma la verità è che nessuno di questi signori ha fatto un minuto di carcere, o speso un centesimo per risarcire i nostri figli. Quindi voglio dire: qual è la giustizia?”, domanda Morelli riferendosi al caso di San Giuliano di Puglia, dove oggi è stata realizzata una scuola con le migliori tecnologie antisismiche, che però dovrebbe essere esportata in tutta Italia, un territorio a rischio, esposto a nuove possibili tragedie come il crollo nell’Università di Cagliari o in una scuola di Palermo. “Da venti anni lottiamo per la prevenzione e sicurezza degli edifici scolastici. Siamo stati a volte accusati perché creavamo allarmismo, però siamo andati avanti. Noi dobbiamo dire la verità”, aggiunge Morelli che evidenzia quanto poco sia stato fatto su tutto il territorio italiano, a 20 anni dai fatti di San Giuliano di Puglia, con la politica che dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, consapevole dei rischi che si corrono ogni giorno in un Paese ritenuto fragile, “Questa politica non vuole bene all’Italia, non vuole bene alle future generazioni. Mi auguro che non succeda nulla, ma fra qualche anno chissà cosa potrà capitare, visto che il territorio è fragile, le strutture sono fragili. Cosa diremo? Che nessuno ha denunciato? No, noi abbiamo denunciato. Sono 20 anni che denunciamo. Poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Quando succederà, noi saremo li a dire alla classe politica: è colpa vostra! Moralmente la colpa è tutta vostra, perché avete gli strumenti per fare e per dire e non avete fatto nulla, solo promesse, promesse e promesse”. Il presidente del Comitato vittime di San Giuliano di Puglia ricorda gli interventi della politica sulla tragedia, con tutti pronti a ripetere “mai più un’altra San Giuliano”, mentre invece ce ne sono state altre, a partire da L’Aquila, “Ci vogliamo affidare sempre al destino? Possiamo qualche volta anticipare il tragico evento? Possiamo arrivare prima? Che me ne faccio io delle medaglie e del funerale di Stato? Io avevo mia figlia e non c’è più. Dove sono i bambini nati nel 1996, la classe di mia figlia? Non c’è nessun bambino o bambina a San Giuliano. Li hanno uccisi tutti. E non c’entra il terremoto, la responsabilità è umana. È colpa nostra”. Non vuole restare in silenzio Morelli che reputa offensivo sentire parlare di ponte sullo Stretto di Messina, mentre non si riesce a fare manutenzione a ponti molto più piccoli, ed inoltre quei soldi potrebbero essere spesi per scuole, sanità, ferrovie, creando anche posti di lavoro utili a fari ripartire l’economia. “Quando vado a trovare mia figlia al cimitero, io le ripeto ogni volta: cara figlia, io quello che ho potuto fare l’ho fatto e lo farò. Qui però c’è qualcuno che non vuole fare, ed è la classe politica”, non si vuole arrendere Antonio Morelli che confessa di avere in Papa Francesco la sua stella polare, sperando che la sua testimonianza e le sue parole possano essere utili per un movimento di coscienza delle Istituzioni in favore di un mondo migliore, dove l’attenzione maggiore possa essere proprio nei confronti degli utlimi, “Possono passare venti, trenta, quaranta anni, ma quello che manca, manca, c’è poco da fare. Se ti manca tua figlia, ti manca. Stiamo parlando del gioiello più bello che un genitore che possa avere. Manca e mancherà sempre”.