“Al momento siamo tra due ipotesi: ‘price cap’ sul prezzo del gas e creazione di una piattaforma di acquisto comune in Ue. Probabilmente le dovremo attivare, in qualche modo, entrambe”. Ne è convinto Francesco Timpano, ordinario di Politica economica presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, commentando al Sir i timidi passi avanti in Ue per affrontare in maniera coordinata la crisi energetica anche a seguito dei ricatti di Putin (“Non forniremo l’energia a chi mette il price cap”) e di Gazprom (“Non ci sono garanzie che l’Europa sopravviva all’inverno”).
Professor Timpano, come giudica l’attuale situazione?
Ci muoviamo tra due alternative. Una è quella di fissare un “price cap” tutto da costruire nel dettaglio tecnico, anche se la proposta italiana è più strutturata rispetto all’idea iniziale; l’altra è trattare in modo comune gli acquisti che, semplificando, è la proposta della Germania, secondo cui imporre il “price cap” può essere pericoloso per gli approvvigionamenti.
Veniamo da mesi di acquisti massicci di gas per riempire al 100% gli stoccaggi per affrontare in modo relativamente tranquillo i mesi invernali – anche se tutto dipenderà da quanto sarà rigida la stagione e dalla nostra capacità di risparmiare, implementando concretamente quei piani attivati per ridurre i consumi.
E questo si lega ad un altro aspetto.
Quale?
Quanto l’entità delle bollette indurrà i cittadini alla sobrietà. Tra l’altro, anche nel Piano italiano si richiama questo tema: il prezzo che eventualmente si riuscisse a spuntare dev’essere tale da non compromettere l’effetto che gli stessi prezzi hanno sulla domanda inducendone un contenimento.
C’è infatti da tener conto che una parte della soluzione dell’attuale problema viene dalla riduzione della domanda, in particolare di quella non essenziale.
E, se è vero che la capacità di spesa delle persone è diversa, è altrettanto vero che molto probabilmente chi può spendere ridurrà meno i consumi superflui mentre coloro che hanno vincoli di bilancio più stringenti ridurranno i loro consumi magari significativamente, se non addirittura azzerandoli.
Torniamo alle due proposte in campo: “price cap” e creazione di una piattaforma di acquisto comune del gas in Ue…
In questi mesi abbiamo riempito gli stoccaggi a prezzi molto elevati, perseguendo l’unica strategia possibile. E lo abbiamo fatto abbastanza individualmente, ogni Paese è andato un po’ per conto suo. Ora siamo arrivati ad un punto nel quale, forse solo momentaneamente, abbiamo talmente gas che possiamo esportarlo; per questo un buon piano nazionale dovrebbe prevedere una limitazione alla possibilità delle esportazioni. A livello europeo c’è chi continua a sollecitare l’introduzione del “price cap” e chi chiede di trattare insieme acquisti comuni in modo da avere maggior forza contrattuale con il venditore. Il quale ci ha fatto sapere che se viene imposto un tetto al prezzo chiuderà i rubinetti. La soluzione al problema potrebbe stare nel mezzo tra le due proposte. Da un lato dobbiamo far valere la forza del compratore unico, anche se al momento è tutto da costruire. Penso che l’Europa debba darsi una struttura anche per altri prodotti e mercati – penso al gas naturale liquefatto (Gnl), che avrà un ruolo importante per la sicurezza nel prossimo anno, per il quale abbiamo firmato contratti molto costosi, in particolare con gli Stati Uniti – perché
è chiaro che se ci presentiamo ai tavoli di contrattazione tutti insieme allora un effetto sui prezzi sarà immediato.
Ma, ripeto, al momento è tutta da inventare la capacità dell’Ue di andare sui mercati a trattare come acquirente unico, si sta lavorando ancora in modo eccessivamente frammentato tra i Paesi. Poi, davanti alla situazione nella quale l’eventuale forza dell’acquirente unico europeo non riuscisse ad incidere in modo significativo sui prezzi, non c’è dubbio che il passo successivo non può che essere quello di imporre un nostro “price cap”. Questione comunque complicata…
Ci aiuti a capire…
Il “price cap” non lo si può sbagliare. Dev’essere giusto il giusto per convincere tutti i venditori, non solo la Russia, a continuare a fornirci il gas, ci deve far risparmiare, dev’essere congegnato in modo tale da gestire le differenze di costo tra fonti di approvvigionamento (il Gnl costa di più rispetto al gas in pipeline). Il Piano redatto dal ministro Cingolani, su questo aspetto, è tecnicamente ben costruito e convincente.
Siamo a metà ottobre e, negli anni precedenti, in questo periodo di solito si iniziava ad accendere il riscaldamento. Anche da quanto ci ha detto dovremmo riuscire ad affrontare con serenità il prossimo inverno mentre quello del 2023/24 rappresenterebbe un rischio. È così?
Questo è lo scenario che viene ipotizzato se applicheremo fino in fondo le sanzioni a Mosca e non compreremo più gas dalla Russia ma non avremo per quella scadenza fatto sufficienti interventi per compensare quello che verrebbe a mancare. Molto dipenderà dallo scenario politico, ho l’impressione che qualcosa si stia muovendo. Nel gioco delle quantità e dei prezzi per ora Putin ci ha guadagnato, perché vende di meno ma a prezzi più alti. Ma dovremmo essere arrivati al punto limite, perché se i prezzi internazionali cominciano a diminuire dopo il picco di agosto gli incassi russi diventeranno inferiori rispetto a quelli altissimi che si sono registrati da fine 2021. Non dobbiamo dimenticarci che
la guerra del gas è iniziata prima dell’invasione dell’Ucraina: da quasi un anno ci è stata dichiarata la guerra del gas e dobbiamo comportarci di conseguenza; il razionamento dei consumi è una delle reazioni classiche in questi casi.
Il 13 ottobre si è celebrata la prima Giornata europea dell’efficienza energetica, organizzata dalla European Alliance to Save Energy. Quanto ancora dobbiamo fare su questo fronte e quanto ci può venire utile per affrontare l’attuale crisi?
Sono sempre più convinto che il risparmio energetico è alla base della nostra reazione. Dobbiamo essere capaci di distinguere ciò che è essenziale per la nostra vita quotidiana da ciò che non lo è.
L’inefficienza, dal punto di vista economico, è una cosa che dobbiamo combattere.
Se siamo inefficienti dal punto di vista energetico – utilizziamo fonti inefficienti, ne utilizziamo troppe, usiamo energia oltre il necessario o il possibile date le risorse a disposizione – dobbiamo far di tutto per rimuovere le cause.
L’unico effetto positivo di questa situazione tragica è l’averci fatto abituare a risparmio ed efficienza. È ovviamente complicato controllare i comportamenti individuali, per questo molto è affidato alle decisioni dei singoli.
Sarebbe interessante, per esempio, capire l’effetto degli incentivi per l’acquisto di carburante sull’utilizzo delle automobili nei mesi estivi: abbiamo utilizzato di meno le auto a causa dei rincari dei carburanti? Ci stiamo abituando a forme di mobilità diverse? C’è da augurarsi che lo stato di necessità contribuisca a far cambiare un po’ i nostri comportamenti anche perché penso che l’efficienza energetica e il risparmio energetico sono elementi essenziali in questa guerra.