Ci sono temi che vanno al di là delle ideologie. Ci sono argomenti che nonostante l’avvicendarsi dei partiti al Governo hanno una loro forza intrinseca perché riguardano non solo una parte, ma tutto il Paese. Temi oserei dire istituzionali che seguono un’inerzia politica indipendentemente dal presidente del Consiglio. Mi riferisco alla politica estera, alla difesa, alla valorizzazione del made in Italy nel mondo. Credo che di diritto debba entrare nel novero di queste questioni anche la natalità. La nuova questione sociale che, per troppo tempo, abbiamo considerato un affare secondario. Così come c’è una notizia che non troverete mai sulle prime pagine dei giornali. Tra le elezioni, la guerra, la pandemia, l’inflazione, l’inquinamento e la cronaca nera, nel 2021, abbiamo perso circa trecentomila italiani. Trecentonovemilaseicentrotrentacinque per la precisione. Sì, proprio così: perché lo scorso anno sono morte 709.035 persone, ma ne sono nate appena 399.431. Scherzando e ridendo abbiamo perso una città come Bari. L’anno prima, in un silenzio ancora più assordante, complice il Covid, il saldo morti/nati era stato di circa -350mila persone. Una città come Firenze.
Nei giorni scorsi sono usciti alcuni dati Istat ancora più sconfortanti per quanto riguarda questo 2022. Si prevede, infatti, che avremo appena 385.000 nuovi nati. Un crollo ulteriore. E faccio una previsione, la metto anche per iscritto (“scripta manent”): se non si fa nulla per interrompere questa spirale nel 2023 avremo ancora meno nascite.I vari demografi, anche se nelle chiacchierate che facciamo sono molto espliciti, molte cose non le possono dire pubblicamente. Giustamente loro si attengono ai numeri e fanno parlare i numeri. Raramente si avventurano in previsioni politiche. E allora proviamo a farle: sapete cosa accadrà se proseguiremo in questo modo? Sapete cosa succederà se non cambia il trend demografico?
1. Crollerà il Pil.
Sì, il tanto sbandierato Pil rischierà di diminuire ancora di più: demografia ed economia sono collegate tra di loro.
2. Crollerà il welfare.
Prendendo in considerazione il welfare state nel suo complesso, nel 2018 la spesa sociale italiana ha mobilitato risorse pari a 493,5 miliardi. Nel 2021 questo fabbisogno ha raggiunto 632 miliardi. “La questione demografica è la prima urgenza da affrontare per la sostenibilità del debito pubblico”. Non lo dico io, lo dice il Cnel. Quindi avremo un Paese dove i fragili saranno meno tutelati.
3. Crollerà il sistema pensionistico.
Avremo una popolazione sempre più anziana e sempre meno lavoratori. Quindi avremo un Paese dove le giovani generazioni potrebbero non avere alcuna pensione o, comunque, le pensioni saranno talmente basse da non permettere una vita dignitosa dopo anni e anni di lavoro.
4. Crollerà il Sistema sanitario nazionale. O meglio diventerà a pagamento.
Oggi il Sistema sanitario nazionale si sostiene attraverso i cittadini che pagano le tasse (in proporzione al proprio reddito) e con il pagamento dei ticket relativi alle prestazioni sanitarie da parte di chi non ha diritto all’esenzione.
Ma domani? Se diminuiscono i lavoratori (se non riparte la natalità, ci saranno meno persone che lavorano e, quindi, meno persone pagheranno le tasse) riusciremo a rendere sostenibile il meccanismo? Aggiungiamo al tutto anche un altro fattore: secondo le stime attuali il numero di anziani non autosufficienti raddoppierà fino a quasi 5 milioni entro il 2030.
5. Crollerà il valore delle nostre case pagate – o che stiamo pagando – faticosamente con mutui trentennali. Il loro valore dopo tanti sacrifici si dimezzerà. Perché se non nascono più bambini le città si spopolano e la presenza di una quantità maggiore di immobili ne depaupera il valore.
E si potrebbe continuare… Purtroppo non è terrorismo. È solo constatazione della realtà, quello che tutti sanno, ma che in pochi hanno il coraggio di dire perché in fondo ci si aspetta che tanto qualcosa alla fine cambi. Tanto poi, alla fine la situazione si sistema.
E invece no, la situazione non si sistema più.
Occorre che il nuovo Governo metta al centro la natalità perché, come abbiamo visto, tocca numerosi e importanti aspetti della vita delle persone e del futuro del nostro Paese.
Non si tratta di un tema “cattolico”, ma di un tema economico, sociale, culturale, ambientale, che riguarda tutti.
Urge un commissario per la natalità che abbia un grande peso politico e che lavori gomito a gomito con il prossimo ministro dell’Economia per fronteggiare e vincere questo inverno demografico investendo risorse sulle giovani coppie e sulle famiglie con figli.
Catone, il celebre senatore romano, ripeteva come un mantra “Carthago delenda est”. Anche noi abbiamo la nostra sfida da vincere. Anche noi abbiamo il nostro nemico. Si chiama inverno demografico. E non è solo una partita da giocare, ma anche da vincere. Non ci sono altre possibilità. Ne va del futuro del nostro Paese. Ne va della possibilità di vivere una vita dignitosa per i nostri figli.
* Presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari e della Fondazione per la natalità