“Siamo stati abituati allo spreco di energia perché forse ci costava anche poco. Ma ora che il costo è diverso siamo chiamati alla sobrietà”. Ne è convinto Francesco Timpano, ordinario di Politica economica presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, commentando al Sir quanto annunciato ieri dalla Commissione europea sulla riduzione della domanda di energia elettrica e i contenuti del Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale presentato una decina di giorni fa dal Governo.
Professor Timpano, ieri Ursula von der Leyen nel Discorso sullo stato dell’Unione pronunciato dinanzi al Parlamento europeo che nei prossimi mesi “Saremo messi alla prova”. Per ora “price cap” del gas rinviato mentre sono all’orizzonte misure eccezionali di riduzione della domanda di energia elettrica. Che ne pensa?
Formalmente sul “price cap” del gas non è stato detto nulla. È stata annunciata la proposta di applicare un massimale temporaneo sui ricavi dei produttori di energia elettrica da tecnologie “inframarginali”, cioè rinnovabili, nucleare, tenendo fuori biocarburanti e impianti fotovoltaici più piccoli: è previsto che le imprese incassino al massimo ricavi inframarginali di 180 EUR/MWh e la differenza venga incassata dai governi per misure volte a ridurre le bollette di famiglia, imprese piccole, medie ed energivore. A questo si aggiunge una tassazione sugli extraprofitti delle imprese che utilizzano energia da fonti fossili. Questi due interventi dovrebbero ammontare a più di 140 miliardi di euro. Non c’è ancora un esplicito “price cap”, ma si sta lavorando sui meccanismi di fissazione del prezzo sulla borsa di Amsterdam.
Come annunciato ieri saremo chiamati a ridurre il consumo di energia elettrica…
Viene proposto l’obbligo di ridurre il consumo di energia elettrica di almeno il 5% in fasce orarie di picco dei prezzi; ciò porterebbe ad una riduzione del consumo di gas durante l’inverno pari a 1,2 miliardi di metri cubi. Non dobbiamo dimenticare che
uno degli strumenti per attuare la transizione energetica è fare risparmio ed efficienza energetici, in tutti i modi possibili.
Il risparmio energetico è una reazione che famiglie ed imprese inevitabilmente applicheranno, anche perché con questi prezzi non si può fare altro. Già ora stiamo tutti più attenti ai consumi e questa, di per sé, è una bella notizia. Dovendo ottenere dei risultati i Governi pongono dei target sulla cui implementazione pratica nutro qualche riserva, non perché non si possano scrivere norme che stabiliscano temperature e tempistiche di accensione del riscaldamento o la riduzione dell’illuminazione pubblica, ma perché sul risparmio energetico si sta facendo molta ironia.
A cosa si riferisce?
Per esempio a come è stato accolto quello che ha affermato il professor Parisi sulla cottura della pasta. In realtà,
quello di cui abbiamo bisogno è una seria e maggiore informazione ai cittadini. In questo momento dare informazioni sul risparmio energetico è molto importante. Perché, inevitabilmente, questa è la prima linea di difesa che i consumatori hanno.
Non potranno essere azzerati ma i consumi possono essere ridotti; e tutti dobbiamo implementare strategie di attenzione. Siamo stati abituati allo spreco di energia perché forse ci costava anche poco. Ma ora che il costo è diverso
siamo chiamati alla sobrietà.
Secondo gli esperti il 5% di riduzione è un obiettivo significativo e la sua implementazione è tutta da vedere.
Ieri la von der Leyen ha menzionato il “bell’esempio” delle Ceramiche noi, la cooperativa di Città di Castello impegnata nella produzione di ceramiche alle prese con il caro energia. Teme si faccia dell’ironia anche su questo o può essere una buona pratica da replicare?
C’è il rischio che non si prendano sul serio comportamenti improntati alla sobrietà dei consumi e all’efficienza a cui dovremmo essere sempre tesi.
Principi come la sobrietà dei consumi e il risparmio energetico dovremmo adottarli come stili di vita, perché tutti siamo ormai consapevoli che non possiamo più essere energivori come lo siamo stati finora.
Tornare indietro dal benessere che abbiamo raggiunto non è semplice ma certi comportamenti di inefficienza nell’uso delle fonti energetiche non possiamo più permetterceli perché siamo un Paese che non ha fonti energetiche significative, non siamo indipendenti. Ciò che mi preoccupa è che
il mondo si sta polarizzando tra chi ha fonti energetiche e chi non le ha, tra chi ha materie prime e chi non le ha: e questo è una manaccia al nostro benessere futuro.
Nel Piano presentato dal governo per il contenimento dei consumi di gas naturale si parla di “misure” per “un comportamento più virtuoso nei consumi”. Secondo lei toccati nel portafoglio e magari costretti a nuovi stili di vita riusciremo ad accrescere la coscienza ambientale?
Il tema vero posto dalla crisi è che affrontarla produce disuguaglianze perché chi se li può permettere potrà mantenere sostanzialmente gli stessi stili di vita mentre chi non se lo può permettere dovrà rinunciare a cose anche essenziali. Per questo
bisogna intervenire per scongiurare la povertà energetica.
Fino a che riduciamo il superfluo la cosa è assolutamente sensata, ma se qualcuno deve ridurre l’essenziale si creano disuguaglianze inaccettabili. Oggi dovremmo essere tutti invitati ad assumere comportamenti più sostenibili e a fare anche un po’ di conto, per capire se conviene utilizzare una fonte rispetto ad un’altra. Dà fastidio dover ridurre i consumi e magari dover cambiare alcune consuetudini, ma avremmo dovuto farlo comunque per ridurre le emissioni.
Qual è la sua valutazione del Piano presentato dal governo per il contenimento dei consumi di gas naturale? Sull’elettricità è previsto poco…
La nostra preoccupazione principale, finora, è stata quella del gas considerato che gli stoccaggi ci danno un’autonomia limitata e sapendo che il rigassificatore di Piombino potrebbe entrare in funzione, come ci si augura, all’inizio del 2023. Per questo ci è concentrati soprattutto sul gas.
Il Paese si è svenato per gli stoccaggi di gas. Ora ritengo che bisogna accelerare sull’autorizzazione dell’installazione dei pannelli fotovoltaici, quasi sempre bloccata da pastoie burocratiche locali.
Questo è urgente, anche perché il Pnrr va in quella direzione. Bisogna velocizzare gli investimenti in rinnovabili, perché se riduciamo la quantità di gas da utilizzare per produrre energia riusciamo a servire il resto con meno difficoltà.