(Da Rimini) Il solco è tracciato, se l’Italia lo seguirà ce la farà. È stato un bagno di folla quello del premier Mario Draghi tornato oggi al Meeting di Rimini, due anni dopo la sua prima apparizione (agosto 2020), quando venne a parlare delle sfide della politica e dell’economia post-pandemia. Una accoglienza affettuosa da parte del popolo di CL, segnata da applausi e ringraziamenti, “Bravo presidente!”, “Grazie Mario!”, sin dal suo ingresso in Fiera, dove è stato accolto dalle autorità locali e da Bernhard Scholz presidente del Meeting.
E se allora quel suo intervento alla Fiera riminese fu interpretato come il trampolino di lancio per l’incarico a premier, oggi è stato il momento del bilancio – più che di un commiato – a un mese dal voto del 25 settembre indetto dopo la fine anticipata del suo governo. “Guidare l’Italia – ha detto con un velo di commozione – è un onore di cui sono grato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Parlamento e a tutti gli italiani che mi hanno accompagnato con il loro affetto”.
“Siamo un grande Paese”. Diciotto mesi di Governo durante i quali l’Italia ha dimostrato di essere un grande Paese, come gli ha pubblicamente riconosciuto Scholz introducendo l’intervento del Premier, durato poco meno di un’ora interrotto da oltre 30 applausi. L’ultima volta al Meeting, ha ricordato Draghi, “eravamo in una fase acuta e dolorosa della pandemia e si provava a riflettere su come ricostruire”. Davanti alla necessità di “sostenere famiglie e imprese, dissi di tornare ad una crescita sostenibile. Parlai di debito buono e debito cattivo. Queste idee hanno ispirato il governo di unità nazionale. Sembravamo avviati verso una ripresa lenta e incerta, a 18 mesi di distanza possiamo dire che non è andata così:
gli italiani hanno reagito con coraggio e concretezza e hanno riscritto una storia che sembrava già decisa. Insieme abbiamo dimostrato che l’Italia è un grande Paese
che ha tutto quello che serve per superare le difficoltà che la storia ci mette davanti”. Lo sguardo del premier uscente si allunga alle prossime elezioni: “Tra poche settimane gli italiani sceglieranno il nuovo parlamento. Sono convinto che il prossimo governo, di qualunque colore sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili: l’Italia ce la farà anche questa volta. Vi invito tutti ad andare a votare”.
Lavoro da finire. “Anche oggi – ha riconosciuto – siamo in un momento estremamente complesso per l’Italia e la Ue, con il quadro geopolitico in rapida trasformazione con il ritorno della guerra e le tensioni su Taiwan. La congiuntura economica è segnata da una profonda incertezza. L’inflazione pesa in modo molto gravoso sui bilanci di famiglie e imprese”. Per questo le “decisioni di oggi segneranno a lungo il futuro Italia”. L’agenda sociale di questo anno e mezzo di governo è stata così descritta da Draghi: “crescita, occupazione, dignità nella vecchiaia, ai giovani fiducia e mezzi per raggiungere i loro obiettivi”. Lungo l’elenco delle misure adottate che vanno dai tagli delle tasse agli aiuti per la casa ai giovani, dalla riforma del catasto “per eliminare ingiustizie e opacità” alla lotta all’evasione fiscale che “non deve essere né tollerata nè incoraggiata”. Un lavoro da completare perché, ha affermato il premier, “puntiamo al più alto numero di target Pnrr prima del voto. Le erogazioni dei finanziamenti del Pnrr,191,5 miliardi, – ha spiegato – dipendono dalla valutazione che la Commissione fa del piano e della sua attuazione, quindi dalla capacità di realizzare le politiche innovative nei tempi stabiliti come fatto finora. Il Pnrr è una prova essenziale della nostra credibilità”. Politiche che hanno portato ad un miglioramento dei conti pubblici: “mai negli ultimi 20 anni una uscita dalla recessione era stata accompagnata da una riduzione così significativa del rapporto debito/Pil. Se saranno confermate anche le ultime previsioni – ha osservato Draghi – si tratterebbe del maggior calo in termini assoluti in un biennio a partire dal dopoguerra”.
L’Italia e l’Europa. La crescita spinge l’Italia anche in Europa. Il premier ha ribadito la vena europeista e atlantista del nostro Paese, allontanando ogni pulsione autarchica e sovranista: “L’Italia non è mai stata forte quando ha deciso di fare da sola. Il posto dell’Italia è al centro dell’Ue, ancorato al patto atlantico ai valori di democrazia libertà e progresso che sono nella storia della nostra Repubblica. La credibilità interna deve andare di pari passo con quella internazionale. L’Italia è paese fondatore di Ue, protagonista del G7 e della Nato. Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale”. E a proposito della guerra in Ucraina, ha aggiunto:
“L’Ucraina è un paese libero, sovrano e democratico, non possiamo dirci europei se non siamo pronti a difendere la libertà dell’Ucraina e dell’Europa. Allo stesso tempo dobbiamo essere pronti a cercare una pace duratura e sostenibile”. E non c’è contraddizione tra questo e l’imposizione di “sanzioni efficaci contro la Russia”.
Coesione tra forze politiche. “La nostra credibilità interna ed esterna – ha concluso Draghi – ha molto beneficiato della coesione che tutti abbiamo saputo dimostrare davanti alle avversità. Questa coesione avrà una declinazione diversa” dopo la fine dell’unità nazionale ma “il dialogo tra forze politiche è necessario anche nello scontro tra posizione diverse. Si dovrà ritrovare la coesione nel sentire comune di tutti i protagonisti nel loro senso di appartenenza alla Repubblica e agli ideali della Ue”.