La comunità marocchina in Italia è la più consistente come dimensioni fra gli immigrati del nostro Paese; è di poco inferiore a mezzo milione di persone, per quasi il 70% residenti nelle regioni del Nord. In questa comunità è nata e cresciuta anche Imen Siar, aspirante popstar, figlia di genitori marocchini e successivamente migrata a Londra in cerca di fortuna.
È nata a Milano in una famiglia musulmana e come tale ha vissuto sulla sua pelle tante discriminazioni e bullizzazioni cui purtroppo sono costretti molti immigrati dal Sud del mondo.
Ma Imen non si è mai arresa, con la musica sempre in testa e nel cuore.
Partendo da un contesto umile (padre camionista e madre casalinga) è diventata un’artista capace di cantare in sei lingue diverse, e si è conquistata col tempo perfino l’approvazione del papà, cosa decisamente rara in una cultura dove di norma alle donne non vengono concesse molte opportunità che esulino dai contesti domestici.
Presto Imen lascia Milano e l’Italia per trasferirsi a Londra. Trova lavoro in un ristorante, “Nando’s”, e lavora sodo, anche per maturare artisticamente, sfruttando ogni occasione per trovare la strada giusta. Persino le pause pranzo durante le quali registra le sue prime performance per i social.
Ed è attraverso di essi che comincia a farsi notare (uno di questi colpisce l’attenzione di Tiziano Ferro), fino all’ammissione a “Britain’s got Talent” dove arriva in semifinale: è la svolta e, insieme, il compimento di una di quelle belle favole che talvolta lo show business riesce ancora a raccontare. Del resto lei ci aveva sempre creduto: “Diventerò una popstar col velo, nonostante tutti quelli che a scuola mi bullizzavano e mi evitavano”.
È ancora all’inizio Imen, sa che la strada è ancora lunga e lastricata d’insidie.
Ma intanto il suo primo singolo sta funzionando benissimo sui mercati internazionali. Si intitola “Lonely People” ed è accompagnato da un video decisamente autobiografico: lei sola nella sua stanza, poi a servire in un ristorante dove i clienti sono immersi nei loro pensieri, finché c’è un blackout elettrico e la sua voce diventa il pretesto per unire tutti intorno alle lucine degli smartphone; un finale pieno di speranza, quasi commuovente.
E c’è molto di lei anche nel testo: “Se tutte le persone sole parlassero a tutte le altre persone sole non ci sarebbero persone sole. Se solo potessimo brillare come stelle per ritrovarsi nel buio non ci sarebbero persone sole. E se allungassimo le mani troveremmo qualcuno che vuole essere trovato”.
Un bell’esordio davvero, che tuttavia non le ha ancora permesso di cambiar vita e di lasciare il lavoro da “Nando’s”: “Del resto tutto è iniziato lì – dice –. Io che cantavo con un ‘mocio’ in mano durante la pausa caffè, finché qualcuno ha notato i miei video sui social e mi ha offerto un contratto”. Le strade del talento sono infinite, e spesso sorprendenti…
*Popoli e Missione