Quale guida per il Paese?

Ora la questione nazionale più pressante e urgente sembra essere quella di una nuova legge elettorale basata sui soliti calcoli controproducenti per quelle stesse forze che la propongono. Quando, come sappiamo, i problemi sono ben altri e una stabilità di governo è più che mai essenziale, mentre assistiamo a un continuo tira e molla di cui non sappiamo l’esito neanche mentre andiamo in stampa, a 24 ore dall’uscita, verso la famigerata “crisi”. Buon lavoro ai politici e auguri al Paese!

Foto Calvarese/SIR

È per lo meno incomprensibile la “insostenibile leggerezza” con cui i nostri politici affrontano la situazione attuale del nostro Paese, difficile e complessa già in sé, ma ancor di più per le infauste “congiunzioni astrali” di pandemia-guerra-inflazione-crisi energetica e alimentare, nonché impegni urgenti per la stesura e approvazione della Finanziaria annuale e per la “messa a terra” del Pnrr. Non siamo di proposito per i governi “tecnici”, tanto più in un regime democratico (poiché la “tecnocrazia” è una delle varie deviazioni di un’autentica democrazia); ma si pretenderebbe che chi si candida in politica abbia le competenze adeguate, una personalità all’altezza, un consenso non di facciata determinato da sondaggi o da specifici gruppi d’interesse; poiché egli deve sì sostenere gli interessi di un’area e/o di una popolazione, ma sempre nel contesto equilibrato dell’interesse primario della comunità globale della nazione.

La discutibile e discussa questione del divieto al doppio mandato (applicata, del resto, in maniera disuguale), una delle bandiere (o bandierine) del M5S, ispirata al ridicolo principio dell’ “uno vale uno” smentito quotidianamente degli stessi portabandiera (compreso l’Elevato), non fa altro – pur apprezzandone la finalità di evitare l’attaccamento degli eletti alla “cadrega” – che impedire la formazione di un’autentica classe politica che possa condurre avanti un progetto e un programma organici ed efficaci. Ne sanno ovviamente qualcosa i componenti stessi di quello che era il maggior gruppo parlamentare, sempre in subbuglio e ora, dopo le note vicende trasformiste dei suoi capi, scisso addirittura, con la facile previsione della riduzione dei consensi, dagli eccelsi 32% a numeri di una sola cifra, con relativa quasi sparizione della rappresentatività in quel Parlamento che dovevano “aprire come una scatoletta”.

Ne sa qualcosa anche la ex-Lega Nord, ora solo “Lega” con pretese nazionali, che vede circoscriversi la sua influenza appunto nel Settentrione della Penisola, e con palese differenza di capacità, di prestigio e di consenso tra i governatori e il suo giovane, ma già annoso, leader, quasi consunto dai continui azzardi sconclusionati.

Ne sa pure tutto il centro-destra, mera immagine di facciata che coglie ancora qualche successo, ma che è minata dalla contraddittoria posizione verso il governo Draghi, in cui chi è dentro (Lega e FI) gioca al massacro e chi è fuori (FdI) ne sostiene le scelte fondamentali (atlantista e, a suo modo, europeista).

Come ne sa qualcosa il Pd, costretto nella sua vocazione governista ad ogni costo, ma consapevole della sempre più vaga consistenza del conclamato “campo largo”, in cui pretenderebbe riunire tutte le anime differenti generate dalla sua stessa matrice (dal medesimo MS5 a +Europa a Europa Verde; da Azione a Italia Viva, da Articolo 1 a Sinistra Italiana…).

Ora la questione nazionale più pressante e urgente sembra essere quella di una nuova legge elettorale basata sui soliti calcoli controproducenti per quelle stesse forze che la propongono. Quando, come sappiamo, i problemi sono ben altri e una stabilità di governo è più che mai essenziale, mentre assistiamo a un continuo tira e molla di cui non sappiamo l’esito neanche mentre andiamo in stampa, a 24 ore dall’uscita, verso la famigerata “crisi”. Buon lavoro ai politici e auguri al Paese!

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