Il ritorno dello Jedi… e di molto altro

Anche la nostra parte bambina ha bisogno di un nutrimento, e "Star Wars" è garanzia di chiarezza quanto ai riferimenti etici e a linearità della storia. In fondo proprio una bambina è la protagonista di questa miniserie, la piccola Leila: coccolata e custodita dai buoni, tormentata (ma solo fino a un certo punto) dai cattivi che prima o poi ridiventeranno buoni, la piccola Principessa ci mostra che con questa fiaba quanto in noi ha bisogno di un messaggio positivo potrà stare al sicuro

(Foto: Lucasfilm/Disney)

La rubrica di Decoder torna dopo avere fatto il carico di novità dal mondo dei prodotti di consumi mediatici…

Iniziamo da una saga che i figli degli anni ’80 come me attendevano con trepidazione, ovvero la serie di Disney plus dedicata a Obi-Wan Kenobi, il saggio maestro Jedi reinterpretato, dopo vent’anni, dal bravissimo Ewan McGregor.

Il primo punto apprezzabile della serie è il ritorno nei panni di Darth Vader di Hayden Christensen, che nella trilogia prequel già aveva vestito i panni del discepolo di Obi-Wan, Anakin Skywalker, poi corrotto dal Lato Oscuro e trasformato nell’asmatico più amato dalla storia del cinema. L’attore è tornato sulla scena dopo un lungo periodo di crisi che l’aveva allontanato dalla recitazione, e accettare di reinterpretare il suo personaggio, dando ai fan di tutto il mondo il senso di una consistente continuità e coerenza, è stato segno di un rilancio di fiducia in se stesso e di ottimismo, elementi che, in filigrana, fanno da sottofondo a tutta la storia presentata dall’attuale mini-serie: rilancio e ottimismo.

“C’è del buono in lui”, aveva detto la morente Padmé del marito risucchiato dal Lato Oscuro, e questo è, in fondo, il ritornello che accompagna molti dei personaggi più intensi e negativamente carichi (e più belli) dell’epopea di Star Wars: per tutti, per quanto immersi nell’oscurità, negli errori (propri e altrui), e nei peccati, c’è una possibilità di redenzione – tranne che per l’Imperatore Palpatine, ma lui è un’altra storia, perché non è semplicemente, come Anakin o l’inquisitrice Reva, di cui parliamo più sotto, una persona toccata dal Lato Oscuro a causa delle sue passioni: lui è il Lato Oscuro, freddo e pacato, gongolante e sadico, che manipola e strumentalizza tutto e tutti, salvo poi ritrovarsi puntualmente tradito proprio dalle sue pedine.

(Attenzione che arrivano vari spoiler!)

Ogni storia narrata nell’universo di Star Wars è in fondo una storia di caduta e redenzione, e in questa nuova miniserie l’emblema di tale riscatto è l’inquisitrice Reva Sevander, rabbiosa e impulsiva, che proprio per queste sue turbolente passioni ascende nei ranghi dei crudeli inquisitori imperiali: qualcosa però non torna, e verso la fine si scopre che l’origine della sua furia è la violenza in cui è stata travolta da semplice bambina nel Tempio Jedi, quando Anakin, fresco di nomina Sith, fa strage dei suoi compagni e l’abbandona credendola morta. Alla fine Reva si rende conto che la vendetta, che le era sembrata la forma migliore di giustizia, in realtà l’aveva resa identica al suo aguzzino, e quando sta per replicare l’efferatezza da lui commessa anni prima uccidendo un bambino inerme (Luke Skywalker), si ferma e lo salva, salvando al contempo se stessa. Sarà Obi-Wan a farle capire che quella che le sembrava una debolezza è stata in realtà la vera forza, perché solo l’amore fa veramente giustizia, rompendo il cerchio dell’odio.

La visione della miniserie su Obi-Wan è stata senz’altro godibilissima; fatte salve alcune debolezze di trama, prontamente rilevate dal fandom attento e spietato, è stato per tutti indubitabilmente bello rituffarsi in certe atmosfere e rivedere certi personaggi, quelli buoni quanto quelli cattivi. Sì, perché in Star Wars tutti i personaggi, buoni o cattivi che siano, fanno innamorare i fan: ne è prova un bellissimo filmato amatoriale in cui nientemeno che Darth Vader e l’Imperatore Palpatine (Hayden Christensen e Ian McDiarmid) fanno visita a un ospedale pediatrico, e rallegrano qualche ora dei piccoli degenti.

Il motivo della simpatia di tutti i personaggi è dovuto senz’altro anche alla nitidezza dei caratteri, per cui i buoni sono buoni e i cattivi cattivi senza ambiguità o penombre, anzi con sottolineature cromatiche evidenti fatte di rossi e di blu baluginanti, e questo rende i villains innocui e pedagogici, parte di una storia in cui si sa che alla fine il bene vincerà sempre.

E a chi tutto questo sembra eccessivamente naive, soprattutto se lo si pone in contrasto con saghe più fosche, da “adulti”, va ricordato che anche la nostra parte bambina ha bisogno di un nutrimento, e Star Wars è garanzia di chiarezza quanto ai riferimenti etici e a linearità della storia.

In fondo proprio una bambina è la protagonista di questa miniserie, la piccola Leila: coccolata e custodita dai buoni, tormentata (ma solo fino a un certo punto) dai cattivi che prima o poi ridiventeranno buoni, la piccola Principessa ci mostra che con questa fiaba quanto in noi ha bisogno di un messaggio positivo potrà stare al sicuro.

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