“Sulla stessa barca”, cristiani e musulmani in viaggio verso Lampedusa sulle vie della fratellanza universale

Delegati diocesani e responsabili delle comunità islamiche in Italia partono oggi dal porto di Trapani per l’isola di Lampedusa. “Sulla stessa barca”, è il titolo che gli organizzatori hanno scelto per l’iniziativa. Nelle ore di navigazione, ci saranno momenti di confronto, riflessioni, lavori di gruppo, tempi di preghiera, cristiana e musulmana. A Lampedusa - accompagnati da letture tratte da brani biblici del libro di Giona e da testi coranici - cristiani e musulmani si recheranno al “portale” di Mimmo Paladina e alla chiesa parrocchiale San Gerlando. La visita si concluderà con un momento di preghiera al Cimitero di Lampedusa dove sotto le lapidi come negli abissi del Mediterraneo scorrono le storie di migranti senza nome che non ce l’hanno fatta a raggiungere terra da vivi

(Foto archivio)

In barca verso l’isola di Lampedusa, luogo simbolo di speranza ma anche di disperazione. Cristiani e musulmani, insieme. Un percorso di conoscenza e di scambio, tra onde alte e basse, fatto di ascolto e condivisione, silenzio, preghiera e contemplazione. Si presenta così il viaggio in partenza oggi dal porto di Trapani che la Conferenza episcopale italiana e le comunità musulmane si apprestano a compiere. “Sulla stessa barca. Incontro nazionale islamo-cattolico. Viaggio verso una cittadinanza condivisa”, è il titolo che gli organizzatori hanno scelto quest’anno per l’iniziativa. E’ in realtà il passo di un percorso di dialogo cominciato nel 2019 con un incontro alla Grande Moschea di Roma sul tema della “Cittadinanza: diritti e doveri, diversità e uguaglianza” e proseguito nel 2021 a Loppiano incentrato sui temi dell’ambiente nello spirito del Documento di Abu Dhabi. L’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, insieme ai leader delle principali Comunità islamiche presenti in Italia, hanno pensato fosse venuto il momento di un nuovo “passo”. “E quale luogo, quale meta, più dell’isola di Lampedusa, parla oggi all’Italia e all’Europa di diritti, doveri, eguaglianza e giustizia?”, osservano i promotori dell’iniziativa. Quella in viaggio verso Lampedusa “non è la ‘nave dei folli’ di Hieronymus Bosch” di chi pensa che un progetto di cittadinanza condivisa sia impossibile”. Al contrario, è “una barca con una meta e una direzione ben precisa: quella di chi crede che la dignità umana, la fratellanza e l’amicizia sociale siano alla base della cittadinanza e pilastri senza i quali risulterà impossibile per le nostre società – ovunque esse si trovino – affrontare le sfide a cui la globalizzazione ci confronta”.

Il programma. Il viaggio parte oggi, venerdì 24 giugno, dal porto di Trapani e navigherà tutta la notte fino ad arrivare sabato mattina a Lampedusa. Nelle ore di navigazione di andata e ritorno, ci saranno momenti di confronto, riflessioni, lavori di gruppo, tempi di preghiera, cristiana e musulmana. Si parlerà di “alterità fraterna e società pluraliste”, di cittadinanza, ospitalità. Nei workshop, ci sarà spazio per le testimonianze e per parlare di sfida educativa, matrimoni misti, per scambiare esperienze vissute in luoghi difficili come nelle carceri e negli ospedali, confrontarsi sui temi della pace, della guerra e della non violenza. “Abbiamo voluto uscire dagli schemi classici del dialogo interreligioso e scendere su un terreno che conosce ed ha vissuto delle disgrazie in mare”, spiega Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii). “Lampedusa è simbolo di speranza e disperazione, per cui come uomini di fede abbiamo scelto di andare lì per ritrovare quel senso di umanità perduta. Noi oggi abbiamo bisogno di dare dei segnali forti e tangibili e non limitarci a fare degli enunciati, dichiarazioni e slogan. Andiamo a Lampedusa anche per celebrare una sorta di pellegrinaggio, insieme, per ritrovare fra di noi quel senso di comunione dal quale può nascere un messaggio di speranza da dare anche alle persone più disperate”. Sono 21mila le persone che, dal 2015 ad oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra nel tentativo di raggiungere il nostro continente, soprattutto dalla Libia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. Contando anche le vittime sulle altre rotte via terra, dell’immigrazione verso l’Europa, sono 61mila le persone morte, senza contare i dispersi, dal 1990 a oggi. A Lampedusa – accompagnati da letture tratte da brani biblici del libro di Giona e testi coranici – cristiani e musulmani si recheranno al “portale” di Mimmo Paladina, opera che si erge per quasi cinque metri d’altezza e tre di lunghezza, divenendo una sorta di faro visto dal mare per chi arriva dall’Africa spesso a bordo di barconi o gommoni troppo stretti per starci in piedi. Poi ci sarà la visita alla chiesa parrocchiale San Gerlando e al “Vallone di Cala Madonna”, luogo di preghiera dove si narra, vivesse un eremita che divise in due parti una grotta naturale, incidendo da un alto la mezzaluna e dell’altra la croce. La tappa sull’isola si concluderà con una visita al Cimitero di Lampedusa dove sotto le lapidi come negli abissi del Mediterraneo scorrono le storie di migranti senza nome che non ce l’hanno fatta a raggiungere terra da vivi.

“Dal documento di Abu Dhabi, qui in Italia, abbiamo cominciato un bellissimo percorso che ci permetterà in questi prossimi anni di camminare insieme su alcuni temi che il documento indica”, spiega don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo. “Ci siamo trovati lo scorso anno sul tema dell’ambiente. Quest’anno ci ritroviamo sul tema della cittadinanza. Musulmani e cristiani sulla stessa barca avranno l’opportunità di compiere un passo significativo. Abbiamo scelto di andare a Lampedusa perché è stato il primo posto che il Papa ha scelto per aprire il suo Pontificato e perché è un luogo di forte carica simbolica, non solo per i problemi delle migrazioni, ma anche per la questione della cittadinanza, del rispetto della bellezza delle fedi di ciascuno, della dignità di ogni essere umano, soprattutto di coloro che sono in difficoltà e che hanno sete di libertà e futuro. Lampedusa è l’ombelico del Mediterraneo. E’ il segno di tutte le città che si affacciano su questo mare e sono toccate dall’amore di Dio”.

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