Referendum abrogativi non validi per mancato raggiungimento del quorum. Nel voto amministrativo, su 26 capoluoghi di provincia tra i quasi mille Comuni interessati, eletti al primo turno 13 sindaci (9 di centrodestra, 3 di centrosinistra, un civico) con molte conferme. Per gli altri bisognerà attendere i ballottaggi del 26 giugno. Nell’election day del 12 giugno, comunque, il dato che spicca su tutti è quello dell’astensionismo. Eclatante quello relativo ai referendum – è andato alle urne solo il 20,9%, record negativo di sempre – ma molto significativo anche quello che ha investito le comunali: partecipazione ferma a poco più della metà degli aventi diritto, 54,72% contro il 60,12 della volta precedente.
Segno di un disagio nei confronti dell’offerta politica che va oltre l’iniziativa dei referendum. Per completezza c’è da registrare che tra i pochi che sono andati al voto sui temi della giustizia hanno ovviamente prevalso i Sì, ma su decreto Severino e custodia cautelare i No hanno ottenuto rispettivamente il 46,03% e il 43,88%.
Per quanto riguarda i Comuni, i sindaci eletti al primo turno per il centro-destra sono Roberto Lagalla a Palermo, Marco Bucci a Genova, Pierluigi Biondi all’Aquila, Oscar De Pellegrin a Belluno, Pierluigi Peracchini alla Spezia, Alessandro Tomasi a Pistoia, Maurizio Rasero ad Asti, Daniele Sinibaldi a Rieti, Massimiliano Sanna a Oristano. Per il centro-sinistra Sergio Giordani a Padova, Andrea Furegato a Lodi e Rinaldo Melucci a Taranto. A Messina ha prevalso Federico Basile, sostenuto da liste civiche e appoggiato anche dalla Lega.
Del resto la collocazione politica dei candidati e la definizione delle liste e della coalizioni a livello locale spesso non è univoca. Anche parlare di centro-destra e di centro-destra è relativo perché nei singoli Comuni le alleanze sono ad assetto varabile. A mero titolo di esempio e sempre rimanendo ai capoluoghi, ci sono casi in cui FdI si è presentata in autonomia e, sul fronte opposto, in alcune situazioni il M5S si è alleato con il Pd, in altre no.
Vanno al ballottaggio Catanzaro (Valerio Donato-Fi/Lega, Nicola Fiorita-cs), Verona (Damiano Tommasi-cs, Federico Sboarina-cd), Alessandria (Giorgio Abonante-cs, Gianfranco Cuttica di Revigliasco-cd), Piacenza (Katia Tarasconi-cs, Patrizia Barbieri-cd), Parma (Michele Guerra-cs, Pietro Vignali-cd), Frosinone (Riccardo Mastrangeli-cd, Domenico Marsi-cs), Monza (Dario Allevi-cd, Paolo Pilotto-cs), Gorizia (Rodolfo Ziberna-cd, Laura Fasiolo-cs), Viterbo (Chiara Frontini-civica, Alessandra Troncarelli-cs), Lucca (Francesco Raspini-cs, Mario Pardini-cd), Cuneo (Patrizia Manassero-cs, Franco Civallero-cd), Barletta (Cosimo Damiano Cannito-cd, Santa Scommegna-cs), Como (Barbara Minghetti-cs, Alessandro Rapinese-civica, se non verranno sorprese dai ricorsi).
Sul piano dei voti di lista – e con tutti i limiti che questo dato presenta in una tornata amministrativa – secondo le elaborazioni di Youtrend il Pd ha raccolto il 17% dei voti, FdI il 10,3%, la Lega il 6,7%, Fi il 4,6%, il M5S il 2,1, tenendo conto che in molti casi non ha presentato simbolo e candidature. Nel complesso le liste riconducibili al centro-destra hanno ottenuto il 43,8% rispetto al 41,9% del centro-sinistra. Gli analisti rilevano anche i risultati a due cifre raggiunti in alcune città dal raggruppamento centrista intorno ad Azione.