“L’unità di intenti è ciò che vogliono vedere oggi i cittadini. Se devono scegliere tra la riaffermazione dell’identità dei vari partiti o un’unità di intenti sono certo che scelgono la seconda piuttosto che la prima”. Al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il Documento di economia e finanza (Def), Mario Draghi lancia un appello innanzitutto alle forze che compongono la maggioranza di governo. Se il Def, in cui sono tracciate le coordinate generali della politica di bilancio, è stato approvato dai ministri all’unanimità, tra i partiti ci sono però tensioni fortissime intorno alle riforme necessarie per il Pnrr – Csm e delega fiscale innanzitutto – e le parole del premier sono quasi accorate: “Bisogna ripetere quella straordinaria esperienza di unità nazionale che ha ispirato la nostra azione di governo durante il periodo della pandemia”.
Stavolta lo shock da fronteggiare è l’impatto della guerra che porta indicibili sofferenze alle persone e ai popoli e ha anche pesanti ripercussioni sull’economia. Per l’Italia la previsione contenuta nel Def è che la crescita del Prodotto interno lordo, prevista del 4,7% nella nota di aggiornamento di settembre, scenderà quest’anno al 2,9%, fissandosi al 3,1% in virtù degli interventi dell’esecutivo.
L’inflazione passerà dall’1,6% previsto al 5,8%, tenendo presente che a marzo l’Istat ha già registrato su base annuale un incremento del 6,7, il livello più alto dal 1991. Notizie più confortanti arrivano dall’andamento della pressione fiscale, che dovrebbe scendere dal 43,5% al 43,1%, e soprattutto dal debito pubblico, in discesa di quattro punti dal 150,8% al 146,8%, e dal deficit “programmatico”, confermato al 5,6%. Merito soprattutto della crescita vigorosa e superiore alle aspettative realizzata nel 2021. A fronte di un deficit “tendenziale” previsto nell’anno in corso al 5,1%, si ricava un margine di mezzo punto del Pil che consente di gestire senza un ulteriore scostamento di bilancio circa 9,5 miliardi, di cui 4,5 sono destinati a ripianare parte delle spese per i sostegni già attivati. Ne restano 5 per nuovi interventi, dall’assistenza ai profughi a ulteriori ristori per famiglie e imprese. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ricorda che dall’inizio dell’anno sono stati messi in campo tre decreti-legge per un totale di 15,5 miliardi extra, rispetto alla legge di bilancio, e che sono stati appena firmati la proroga dell’abbattimento delle accise sulla benzina fino 2 maggio e un dpcm per il settore dell’auto. Ma dal versante dei partiti sale il pressing per misure più ingenti, anche a costo di un nuovo scostamento in deficit. Misure che il governo per il futuro non esclude.
“Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie e imprese – ribadisce Draghi – naturalmente in una cornice di decisioni e europee e di equilibrio dei conti”.
Per il presidente del Consiglio è fondamentale che dai partiti arrivi agli italiani un messaggio di fiducia, mostrando che “il governo può affrontare l’emergenza con tutte le azioni necessarie” ma anche “continuare il percorso del Pnrr, delle riforme strutturali”. E per questo “ci vuole unità”. Tanto più in un quadro di profonda incertezza, che il Def esemplifica tracciando alcuni scenari più negativi di quello adottato in via principale. Se la Russia bloccasse le esportazioni di gas e petrolio di qui a fine 2023, per esempio, i prezzi energetici crescerebbero ancora con un impatto dello 0,8% sul Pil. Quanto alle nuove sanzioni, l’Italia si muoverà comunque insieme ai partner europei, anche se venisse deciso l’embargo del gas russo. Draghi lo spiega ai giornalisti con una domanda retorica: “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”.