Orfani di femminicidio. Al via il Progetto “Respiro” per “garantire protezione e cure ai figli delle vittime”

L’iniziativa, finanziata da “Con i Bambini”, nell’ambito del Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile, intende promuovere la presa in carico integrata, tempestiva e multidimensionale dei minori orfani. Sono oltre 2.000 gli orfani di femminicidio in Italia, secondo i dati dell’“Osservatorio Con I Bambini-Openpolis 2021”

Foto Calvarese/SIR

È stato presentato, a fine febbraio, on line – nel corso di un webinar pubblico dedicato alla condizione degli orfani di femminicidio e al diritto all’infanzia grazie a interventi istituzionali e testimonianze di vita vissuta – il progetto “Respiro – Rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali”. Nell’ambito del bando “A braccia aperte 2019”, l’impresa sociale “Con i Bambini” ha selezionato il progetto, al quale è stato assegnato un contributo di 3.300.000 euro, proposto da un partenariato con capofila la Cooperativa sociale Irene ’95 e alcuni partner nazionali e regionali (Cismai, Save The Children, Terre des Hommes, Consorzio Co.Re-Campania, Cestrim-Basilicata, Aou Policlinico Giovanni XXIII di Bari e Progetto Sirio-Puglia, Associazione Sinapsi-Calabria, Centro Famiglie e Associazione Thamaia-Sicilia, Cipm e Cooperativa sociale Koinos-Sardegna). Tale progetto, è stato spiegato, interviene nelle regioni del Sud Italia – Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna – e intende promuovere la presa in carico integrata, tempestiva e multidimensionale dei minori orfani. Sono oltre 2.000 gli orfani di femminicidio in Italia, secondo i dati dell’“Osservatorio Con I Bambini-Openpolis 2021”. All’evento on line hanno partecipato, tra gli altri, Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini, Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere del Senato, Paolo Siani, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.

La condizione dei cosiddetti orfani speciali, i figli e le figlie dei femminicidi, “tanto complessa quanto ancora sommersa”, con “un impatto psicologico devastante” per i bambini orfani, ha riflessi e conseguenze su tutta la loro sfera di vita e coinvolge anche i loro caregiver (in prevalenza familiari delle vittime, ai quali vengono affidati). La finalità generale del progetto quadriennale è raggiungere tutti gli orfani speciali con un modello di intervento che tenda alla standardizzazione, ma salvaguardi e promuova la prossimità e le relazioni personali, per rispondere adeguatamente ai tre obiettivi fondamentali dell’iniziativa “A braccia aperte”, riferiti a “realizzazione di interventi di presa in carico, formazione e inclusione socio-lavorativa degli orfani, sostegno delle famiglie affidatarie e dei caregiver, creazione o potenziamento della rete degli attori che a vario titolo si occupano degli orfani”, come ha spiegato Fedele Salvatore, presidente di Irene ’95 e direttore del progetto “Respiro”. Oltre alle attività di presa in carico degli orfani e dei loro caregiver, il progetto intende in primis creare sistema, nel senso di valorizzare l’esistente (a livello istituzionale e del privato sociale) e promuovere le opportune sinergie.

Un’azione progettuale fondamentale sarà “quella della mappatura del fenomeno degli orfani speciali; non solo una ricognizione quantitativo-statistica degli orfani già presenti sui territori e dei nuovi orfani, ma anche una mappatura ‘ragionata’ degli orfani, dei loro bisogni, delle loro condizioni, di quanti a diverso titolo si occupano di loro e una ricognizione sulla normativa a livello internazionale, nazionale, regionale”. Nel corso del progetto verrà inoltre portata avanti una formazione specifica, mirata e continua, per operatori dei servizi socio-sanitari, dei Centri anti violenza e per gli altri professionisti (forze dell’ordine, personale del Tribunale ordinario e del Tribunale per i minorenni, legali, insegnanti, volontari delle associazioni, servizio Uepa). Parallelamente sarà condotta una attività di prevenzione e sensibilizzazione attraverso laboratori educativi diffusi. Nel portare a emersione il tema degli “orfani di femminicidio”, il progetto intende promuovere un cambiamento culturale, costruendo insieme ai media e ai comunicatori (anche d’impresa) un’alleanza che permetta di diffondere un nuovo approccio alla prevenzione della violenza domestica anche attraverso un cambiamento del linguaggio e l’abbattimento di vecchi paradigmi e stereotipi.

(Foto: da diretta Fb progetto “Respiro”)

“Il progetto – ha chiarito Fedele Salvatore – è già partito a novembre. Naturalmente, essendo un progetto molto complesso ed ‘esteso’ territorialmente, siamo nella fase di avvio. Ma abbiamo già diverse interlocuzioni con i ‘casi’ nei vari territori regionali. E, ahimè, siamo anche già anche intervenuti in alcuni casi di femminicidio di fine 2021/inizio 2022”. È un progetto, secondo Salvatore, “importantissimo per due motivi: per la prima volta l’attenzione è sugli orfani e non solo sui femminicidi (tra l’altro in alcuni casi, anche se pochi statisticamente, si tratta effettivamente di ‘crimini domestici’ perché è stata la donna ad uccidere l’uomo), anche se tutto è legato molto strettamente (anche con la cosiddetta ‘violenza assistita’); sarà una grande occasione – speriamo positiva – innanzitutto per ‘prendere in carico’ tutti gli orfani futuri fin dal primissimo momento, che è ‘cruciale’ nella loro vita, ma affidato, nel migliore dei casi al ‘buon senso’ di chi si trova ‘sulla scena del crimine’, nel peggiore dei casi – spesso – a mancanza di competenze specifiche che producono ulteriore danni (la cosiddetta ‘vittimizzazione secondaria’). Ma soprattutto perché si possa proficuamente realizzare quella ‘sussidiarietà orizzontale e verticale’ tanto declamata e così poco attuata tra enti dello Stato (procure, forze di polizia, tribunali per i minorenni, Asl, Servizi sociali territoriali, scuola…) e Terzo Settore (cooperative e associazioni già impegnati nel contrasto del maltrattamento e abuso all’infanzia e in servizi di prossimità). Abbiamo l’ambizione, con questo progetto, di spronare/lavorare perché ognuno superi le tante forme di autoreferenzialità che ci sono anche in questo settore e si arrivi a linee-guida e procedure condivise nell’interesse di questi orfani davvero ‘speciali’ (orfani della vittima e dell’omicida che o si suicida o va in carcere)”.

(Foto: da diretta Fb progetto “Respiro”)

Durante la presentazione del progetto sono intervenuti anche un “orfano speciale” e la madre di una donna uccisa. Giuseppe Delmonte, oggi operatore sanitario, aveva 18 anni, nel 1997, quando suo padre uccise la madre. “È indispensabile – ha affermato – che gli interventi siano immediati. L’orfano deve essere subito preso in carico dal punto di vista psicologico ed economico. Il senso di abbandono istituzionale che ho provato è stato terribile. Un dolore pazzesco che non passa, il vuoto ti divora, ti manca la terra sotto i piedi. Pensi di farcela, ma ti rendi conto che da solo non puoi. Non ho avuto nessun sostegno psicologico al tempo. La cosa più assurda è che a mio padre hanno dato uno psicologo già dalla prima settimana di ingresso in carcere. Io, invece, sono andato solo quattro anni fa da uno psicoterapeuta, pagandomelo di tasca mia”. Giuseppe ha aggiunto:

“Se lo Stato non è riuscito a salvare mia madre, benché fosse una morte annunciata, come altre donne, almeno dopo la tragedia deve aiutare gli orfani. Non tutti hanno la forza di andare avanti dopo un dolore come questo che devasta”.

(Foto: da diretta Fb progetto “Respiro”)

Ha aggiunto Vera Squadrito, madre di una vittima di femminicidio, Giordana Di Stefano, e nonna-caregiver della nipotina Asia: “Nella tragedia devastante di quei giorni mi sono sentita senza lucidità, ma anche circondata da molti professionisti che vengono a cercarti per questioni legali e burocratiche senza che nessuno ti sostenga come persona. Anche l’attenzione mediatica è pesante. Avevo paura che mi togliessero la mia nipotina, mia mancava il respiro”. A giudizio di Vera,

sarebbe importare istituire “la figura del tutor, che segua con empatia caregiver ed orfani,

aiutandoli a seguire la strada migliore in quei momenti terribili, dove si prova un mix di dolore e rabbia, e facendo crescere fiducia nelle istituzioni. Importante anche il sostegno nell’iter davanti al Tribunale per i minorenni per avere la custodia dei minori orfani”. Squadrito ha concluso con un appello ad “essere ascoltati. Anche i bambini, che vivono questi dolori devastanti, dovrebbero essere sentiti rispetto alla possibilità di riallacciare, in seguito, un rapporto con l’assassino dell’altro genitore”.

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