Una rilettura sistematica, dall’A alla Z, del pensiero di Giuseppe Toniolo, un economista che è stato leader del movimento cattolico tra Ottocento e Novecento. Un pensiero poco conosciuto e dimenticato, che torna oggi d’attualità, di fronte a una economia globale, indubbiamente cresciuta, ma ancora soggetta a sfide su questioni drammatiche come la disuguaglianza, la povertà e il dissesto ecologico. A illustrare illustra la visione tonioliana del rapporto tra etica ed economia è l’ultimo libro di mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, “Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica”, pubblicato da Vita e Pensiero, casa editrice dell’Università cattolica.
Eccellenza, perché ha sentito l’esigenza di scrivere oggi un libro sulla lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo?
Toniolo, vissuto tra il 1845 e il 1918, è stato una bandiera del mondo cattolico.
Un vero profeta della dottrina sociale e in particolare della Rerum Novarum. Purtroppo ha subito un processo di emarginazione. Ancora oggi, anche tra gli economisti cattolici, a parte la ristretta cerchia di specialisti del suo pensiero, è poco conosciuto. Responsabile di ciò è anche il fatto che ormai le sue opere sono difficili da reperire. Del Toniolo mi sono occupato da tempo, soprattutto in chiave teologica e spirituale, augurandomi che qualche economista prendesse l’iniziativa di ripresentarne adeguatamente il pensiero economico. Alla fine, approfittando del tempo messo a disposizione dalla pandemia nei tempi di più stretto “lockdown”, ho pensato di farlo io stesso. Sapevo di non essere economista, dunque ho scritto in questa materia con timore e tremore. Ma potevo contare sulla mia lunga frequentazione delle opere del Toniolo. In definitiva, l’ho lasciato parlare. Ne è venuto – credo – uno strumento utile per conoscere il suo pensiero economico dall’A alla Z. Ora del Toniolo economista si potrà discutere con nuova consapevolezza. Sarà spero uno stimolo per gli addetti ai lavori, ma anche un’opportunità per i semplici interessati.
Nel titolo lei parla di “economia umana”: oggi, invece, in che direzione è andata l’economia?
Il Toniolo fu un rivendicatore appassionato della dignità umana, del diritto al lavoro, dell’organizzazione “umana” del lavoro.
Quando diceva uomo, diceva la persona umana nella sua interezza. “Economia umana” è una sua espressione, centrale, se si vuol capire il suo pensiero. L’accento va sull’umano, in antitesi al ruolo giocato dal capitale nell’economia contemporanea. Toniolo si scaglia contro la tendenza del capitale e della tecnologia a prevaricare sull’uomo. Una deriva che causava disastri già al suo tempo, provocando la reazione marxista, e certamente ne avrebbe portato ancor più gravi con il progresso dell’economia industriale. Oggi siamo in un momento delicatissimo nella storia dell’umanità. La “quarta rivoluzione industriale”, nel tempo di internet, dell’intelligenza artificiale, della robotizzazione, ci dà sensazioni da sogno, ma è anche, per tanti versi, inquietante.
Quali sono i maggiori problemi che viviamo a livello globale, aggravati ulteriormente dalla pandemia?
Il problema della disuguaglianza è quello più vistoso. La pandemia lo sta rivelando. La ricchezza si concentra in poche mani, mentre un’immensa folla di esseri umani non ha nemmeno l’indispensabile. Ne scaturisce, fra l’altro, il fenomeno delle migrazioni dovute a guerra, fame, cambiamenti climatici. È la questione dei poveri. Già formidabile ai tempi del Toniolo, rimane oggi una questione drammatica a livello mondiale, anche in seguito alla tendenza della economia tecnocratica a fare a meno dell’uomo, riducendo l’occupazione. Il futuro restituirà anche all’occupazione delle opportunità? È possibile. Ma nel frattempo la situazione è preoccupante. Oltre questo tema, l’attuale trend del progresso vertiginoso della tecnologia pone il problema della tenuta dell’umano. Quanto riusciremo a governare il processo, senza che l’uomo ne sia travolto?
Con questo libro vuole lanciare un appello per un’economia diversa?
Non sono un economista. Faccio parlare il Toniolo. Alla sua scuola tuttavia oso porre domande agli economisti. Sono onorato dal fatto che un economista rinomato come Stefano Zamagni mi abbia introdotto spiegando l’attualità del Toniolo. Ha detto che è stato emarginato perché “in anticipo” sui tempi. Ne sono anch’io convinto. Ho scritto questo libro anche spinto dal mio compito di pastore. È necessario che il Vangelo proietti la sua luce anche sull’economia.
Toniolo è un “beato”. Anche il suo pensiero economico porta il sapore del Vangelo.
Cosa può insegnare Toniolo ai giorni nostri?
Tanto. Nella conclusione del mio libro enuncio quelli che considero i principi di una economia “in buona salute”. Li attingo alla visione del Toniolo.
Si articolano in principio umanistico, principio solidaristico, principio etico.
Dentro queste espressioni c’è la fisionomia di una economia degna di questo nome, a partire dalla radice “oikos” che è l’orizzonte specifico e generativo del processo economico: la cura della casa, andando dalla piccola alla grande “casa comune” del creato. Il pensiero del Toniolo, letto bene, sfrondato da inevitabili aspetti datati, è un pensiero che ha molto da dire ancora oggi.
L’economia può accordarsi ai fondamenti antropologici, ai valori morali, alla fraternità?
Non solo può, ma deve. Senza questi fondamenti e questi valori, si risolve in un puro processo di crescita della ricchezza materiale, incapace di procurare all’umanità ciò che essa più di tutto desidera: la felicità, quella autentica, ben ordinata, che il Toniolo metteva in relazione alla “civiltà”, e declinava in termini totali, integrando la prospettiva materiale con quella spirituale, l’unica capace di portare il benessere dell’umanità al suo livello più alto.
Che contributo possono dare i giovani a un’economia dal volto umano?
L’esperienza che stiamo facendo con migliaia di giovani economisti coinvolti nel processo “The Economy of Francesco”, innescato dal Papa per il rinnovamento dell’economia, è incoraggiante. Dice che
i giovani sono antenne sensibili del cambiamento.
Sanno analizzarlo distinguendone gli aspetti problematici e inaccettabili, da quelli autentici e plausibili. Credo che un rinnovato confronto col pensiero del Toniolo sia, al fine di questo discernimento, una grande opportunità.