A volte è il giornalismo a fare la storia, non solo ad accompagnarla: Oriana Fallaci, Tiziano Terzani e ora Tito Stagno, che ci ha lasciato all’età di novantadue anni, ne sono stati la prova. I non giovanissimi ricorderanno l’allunaggio dell’Apollo 11 con la storica querelle tra due amici, lui e l’altra icona giornalistica di quegli anni, Ruggero Orlando, sul momento preciso dell’arrivo sul satellite. Lo studente di medicina nato a Cagliari nel 1930, poi passato al giornalismo militante e anche a qualche film (ad esempio sotto la regia di Dino Risi e accanto ad Alberto Sordi), in effetti di missioni spaziali se ne intendeva, visto che fin dagli anni Cinquanta aveva seguito i lanci sia americani che sovietici. Ed eccolo a seguire un’altra storica impresa, che ha praticamente iniziato una nuova era, quella del primo uomo a visitare lo spazio nel lontano 1961, Jurij Gagarin.
Ma non solo voli spaziali. Lo sport ha avuto in lui, negli anni Settanta e Ottanta, una vera icona, con la Domenica Sportiva, vera e propria città fortificata in cui convenivano, seppure solo davanti ai giganteschi televisori – veri e propri mobili d’arredamento-, praticamente tutti gli italiani che mettevano cartelli di “non disturbare” fuori dalla porta della sala: i campioni, gli allenatori, i risultati, le riprese registrate, i commenti erano un obbligo irrinunciabile allora.
Ci ha lasciato un professionista che ha conosciuto il mondo sotto tutte le sue sfumature, perché Tito Stagno ha incontrato altre icone, non più solo sportive, come John Fitzgerald Kennedy , il patriarca Atenagora, papa Giovanni XXIII e un altro papa, Paolo VI che fu da Stagno “accompagnato” nelle telecronache dalla Terrasanta e dagli Stati Uniti.Grande professionista, teso al suo lavoro con precisione e serietà, e non poca auto-ironia, può essere considerato, per questo, una vera anti-icona del nostro oggi in cui dal video conta l’apparenza, lo strillo, la novità costi quel che costi, il pettegolezzo, l’assunzione di se stessi al di sopra dell’evento e della storia. E sarebbe bene tornare a quella serietà, a quell’essere al servizio della cronaca e di conseguenza della Storia, a quel mettersi da parte per lasciare spazio al mondo: quell’essere semplicemente un testimone professionale ha fatto sì che paradossalmente Tito Stagno divenisse parte di quella storia-cronaca che lui ci ha raccontato.