Sergio Mattarella è stato rieletto a larghissima maggioranza Presidente della Repubblica. Nel Parlamento riunito in seduta comune e integrato dai delegati delle Regioni, nel corso dell’ottavo scrutinio il Capo dello Stato in carica ha ottenuto 759 voti, ben oltre il quorum di 505, ma anche molti di più dei 665 ottenuti nel 2015. Si tratta del secondo risultato di sempre dopo l’elezione di Sandro Pertini nel 1978, in un’altra temperie storica e politica. Ma al di là delle statistiche, nell’interesse del Paese conta l’ampiezza del consenso, frutto di un accordo tra le forze che sostengono il governo Draghi. Tra gli altri personaggi votati, hanno conseguito risultati a due cifre quello indicato da FdI, Carlo Nordio, con 90 suffragi, mentre ne ha avuti 37 Nino Di Matteo.
Da tempo e ripetutamente Mattarella aveva espresso la volontà di non essere rieletto, ma di fronte allo stallo tra i partiti, dopo una serie di passaggi a vuoto che avevano coinvolto anche figure istituzionali di primo piano e davanti a una richiesta crescente e inequivocabile che era venuta maturando all’interno del Parlamento, Sergio Mattarella si è messo a disposizione.
“Se serve io ci sono”, avrebbe detto ai capigruppo parlamentari della maggioranza che nel primo pomeriggio erano andati al Quirinale per chiedergli di accettare un nuovo mandato. Altre frasi riferite sono di analogo tenore, come “avevo altri piani ma rispetto il Parlamento”.
Già nel sesto scrutinio, ieri, i 336 voti confluiti sull’attuale Presidente avevano fatto comprendere quale fosse il messaggio dei “grandi elettori” a prescindere dalle indicazioni dei partiti. Nella settima votazione i voti sono diventati 387, in un crescendo che ha trovato riscontro nelle mosse dei soggetti politici e istituzionali.
Al mattino la cronache hanno registrato un colloquio al Quirinale tra il premier Mario Draghi e lo stesso Mattarella, a margine del giuramento del nuovo giudice costituzionale Filippo Patroni Griffi, e a stretto giro un vertice tra i partiti della maggioranza di governo, concluso intorno alle 12.30. Alle 15 i capigruppo parlamentari della maggioranza (non i capi partito e non è un dettaglio irrilevante) sono saliti al Colle per chiedere a Mattarella di non rifiutare il bis. Alle 15,45 è stata la volta della delegazione delle Regioni, con la medesima richiesta. Si è arrivati così all’ottavo e decisivo scrutinio, iniziato alle 16,30. Subito dopo la proclamazione, in serata, i presidenti delle Camere sono andati da Montecitorio al Quirinale dove hanno personalmente comunicato a Mattarella la rielezione.