“La natalità è la nuova questione sociale, perché se non interveniamo ora, crolla tutto. Ed è una questione sociale universale, che riguarda tutti, anche chi i figli – liberamente – non li ha voluti o non li vuole fare e non desidera figli propri. Perché riguarda il futuro. Perché ha che fare con la speranza di un popolo. Perché anche chi sceglie liberamente di non avere figli propri (mettere al mondo o non mettere al mondo un figlio non deve mai essere un obbligo) avrà bisogno delle generazioni di domani”: lo ha detto Gigi De Palo, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, il 14 maggio 2021, quando è riuscito a realizzare un suo sogno, organizzare la prima edizione degli Stati generali della natalità. Con ospiti veramente illustri: per tutti, Papa Francesco e il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Parole attualissime quelle del presidente del Forum, che sintetizzano una visione di futuro e rappresentano un sogno, che non si è fermato, anzi. Anche quest’anno, il 12 e il 13 maggio, si svolgeranno gli Stati generali della natalità. A organizzarli sarà la Fondazione per la natalità, creata dallo stesso De Palo, che è anche il suo presidente. Parliamo con lui degli obiettivi della nuova organizzazione e dell’urgenza di intervenire contro il calo demografico.
Quand’è nata la Fondazione e che finalità ha?
È nata il 22 dicembre.
La prima finalità della Fondazione è organizzare ogni anno gli Stati generali della natalità,
in prossimità del 15 maggio, un momento che coinvolga il mondo della politica, delle imprese, della cultura, dello sport, che metta insieme tutto il Paese per riflettere sulla nuova questione sociale. Anche per il 2022 lo organizzeremo il 12 e il 13 maggio, sempre all’Auditorium della Conciliazione, a Roma. La Fondazione nasce con la consapevolezza della necessità che ci sia un organo che si occupi solo di questo, ma il Forum delle famiglie avrà sempre voce in capitolo. Era necessario creare una struttura agile che possa aiutare nel reperimento fondi, nell’organizzazione, nelle campagne. È anche importante entrare nelle scuole a sensibilizzare su questi temi. È una battaglia vera e propria quella che dobbiamo combattere e la Fondazione per la natalità è un “carro armato”, serviva uno strumento per intraprendere la guerra, al di là della questione delle politiche familiari, per essere anche culturalmente sul tema della speranza, della nascita, del futuro.
Si tratta di una battaglia anche culturale…
Sì ed è enorme. Dobbiamo far passare il concetto che
fare un figlio è un atto di libertà.
Oggi, invece, viene visto, da una parte, quasi come un ritorno dei figli della lupa”, dei “mussoliniani”; dall’altro, c’è chi dice che il mondo è già sovrappopolato, non bisogna fare appelli per la natalità, è rischioso. Al contrario, noi ci sentiamo di dire che la natalità ha a che fare con la speranza di un Paese. Se io oggi cerco di lottare e di migliorare il mondo, mi faccio in quattro nell’associazionismo e nel volontariato, oltre ad essere una questione legata alla mia fede, lo faccio anche perché ho dei figli e cerco di lasciare a loro un posto migliore. La sfida di un figlio è un evento politico enorme che condiziona non solo chi lo fa, ma anche gli altri, perché quel figlio è un valore aggiunto, è un bene comune, aiuterà a mantenere le pensioni e a sostenere la sanità, ma soprattutto quel figlio spinge tutti noi a migliorare il mondo, altrimenti cosa ci dovrebbe importare dei ghiacciai che si sciolgono? Tra cento anni noi non ci saremo più. Invece, è proprio la speranza il legame che unisce le generazioni. La natalità ha tante implicanze culturali: la speranza, la solidarietà intergenerazionale, siamo tutti connessi, come dice il Papa.
Nel nostro Paese viviamo una forte crisi demografica…
Eppure,
c’è un desiderio di famiglia e di figli, solo che in Italia non si riesce a realizzarlo.
Se a un giovane si toglie l’opportunità di realizzare i suoi sogni familiari e lo si mette in condizione di pensare solo a se stesso, questo gli taglia le ali. La natalità è un tema che unisce tutti: il mondo delle imprese senza figli, senza qualcuno che compra prodotti, che fa? Crolla il Pil. Nel mondo dello sport quelli che vincono tante medaglie d’oro sono coloro che hanno un vivaio ricco da cui attingere. Anche il mercato immobiliare è condizionato dalla natalità: si regge sulle richieste di appartamenti, grandi o piccoli, da parte di nuove famiglie, a seconda del numero di figli. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha preparato un avviso pubblico per rilanciare i piccoli borghi storici, che ha tra le finalità anche contrastare lo spopolamento, quindi favorirà anche la natalità nei piccoli borghi. Insomma, non c’è un evento, un aspetto della nostra vita, che non è toccato dalla natalità. Sono temi da affrontare senza entrare in dinamiche ideologiche, religiose, ma cercando di parlare con tutti i mondi e questa è la grande battaglia che dobbiamo combattere tutti insieme.