L’Italia è uno dei Paesi con più vaccinati, ha avviato una vigorosa ripresa economica, ha consegnato per tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi del Piano su cui si era impegnata per il 2021. Con questi “tre grandi risultati” il governo ha creato le condizioni per andare avanti “indipendentemente da chi ci sarà”. La conferenza stampa di fine anno è stata per Mario Draghi l’occasione di un bilancio. “All’erta ma soddisfatti”, è la sintesi del presidente del Consiglio. Si parte dalla constatazione che la variante Omicron ha aperto “una nuova fase” e che comunque “i vaccini restano lo strumento migliore di difesa dal virus”. Nella cabina di regia, sempre alla luce dai dati disponibili, saranno prese ulteriori decisioni e il premier ha lasciato intendere che dovranno essere messe in campo altre misure prudenziali, in relazione soprattutto all’andamento nel tempo dell’efficacia dei vaccini. L’obiettivo è quello di preservare quel minimo di “normalità” che abbiamo raggiunto.
Com’era inevitabile, l’imminente elezione del presidente della Repubblica, la sorte del governo e quella dello stesso Draghi hanno fatto la parte del leone nel confronto con i giornalisti.
L’esecutivo in carica – ha rilevato il premier – è nato da “una chiamata di altissimo ordine” del Capo dello Stato e se ha “fatto tanto di quello che era chiamato a fare” è grazie “al sostegno delle forze politiche”. Sono loro che “hanno permesso a questo governo di agire”, ha ripetuto più volte il presidente del Consiglio. Dal Parlamento dipende anche il futuro della legislatura, che Draghi ha auspicato possa durare fino alla sua conclusione fisiologica con un esecutivo espresso da “una maggioranza ampia come quella attuale”, se non di più. Il che presuppone che anche l’elezione quirinalizia avvenga in questa logica di larga intesa.
Pensare che il futuro sia “nella mani di individui” sarebbe “fare un’offesa all’Italia che è molto più di persone individuali”, ha affermato ancora il premier, convinto che “il merito dei risultati raggiunti sia soprattutto degli italiani”. Quanto al suo “destino personale”, Draghi ha dichiarato che “non conta assolutamente niente” e si è definito “un uomo e un nonno al servizio delle istituzioni”. In risposta a una domanda esplicita, il premier ha anche escluso che dal Quirinale si possa guidare di fatto un governo. Il “modello” di presidente che ha indicato è quello di Sergio Mattarella. Non un “notaio” ma “un garante” che con “fermezza e dolcezza”, con “lucidità e saggezza” ha svolto “splendidamente” il suo mandato in “momenti difficilissimi”. Il suo esempio – ha ribadito Draghi – “è la migliore guida all’interpretazione del ruolo del Capo dello Stato nella Costituzione”.
Tra i tanti temi emersi nella conferenza stampa ne mettiamo in evidenza tre. Draghi si è detto preoccupato per il declino demografico, ha riconosciuto che “la precarietà del lavoro è certamente uno dei motivi per cui non si mette più famiglia” e ha ricordato che questo “è uno dei temi aperti nel confronto con le parti sociali”, accanto a quello delle pensioni.
Sul tema delle disuguaglianze il premier ha sostenuto che “non c’è progresso senza coesione sociale e non c’è vera crescita se si lasciano indietro i poveri”. In questa chiave ha rivendicato tra l’altro il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza. Quanto all’immigrazione, per Draghi l’approccio dev’essere “equilibrato, umano ed efficace” e c’è bisogno di rivedere “completamente” l’accoglienza. In questa direzione va intanto il nuovo “decreto flussi” che riguarderà l’ingresso di 70 mila persone, un numero che – ha sottolineato il presidente del Consiglio – è anche inferiore alle richieste che arrivano dal mondo delle imprese.