Alla fine la proroga è arrivata e il senso lo ha spiegato lo stesso Mario Draghi intervenendo in Parlamento nell’imminenza del Consiglio europeo. “Il governo ha deciso di rinnovare lo stato d’emergenza fino al 31 marzo – ha detto il premier – per avere tutti gli strumenti necessari per fronteggiare la situazione. Invito i cittadini a mantenere la massima cautela”. Dunque restano in vigore tutte le regole già previste. Per la proroga è stato necessario un apposito decreto-legge poiché lo stato d’emergenza ha un limite massimo di due anni e la norma base di quelli dichiarati in risposta alla pandemia risaliva al gennaio 2020, quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte. Nello stesso decreto, peraltro, all’art.1 si legge che il capo della Protezione civile Curcio e il commissario Figliuolo “adottano anche ordinanze finalizzate alla programmazione della prosecuzione in via ordinaria delle attività necessarie al contrasto e al contenimento del fenomeno epidemiologico”. Si tratta in pratica di mettere a punto un sistema che renda disponibili e operative tutte le strutture e le procedure di cui c’è bisogno per fronteggiare la pandemia senza ricorrere a ulteriori proroghe dello stato d’emergenza. La guerra al Covid sarà lunga ed è indispensabile attrezzarsi.
Come ha rilevato Draghi nel suo intervento, “l’arrivo dell’inverno e la diffusione della variante Omicron – dalle prime indagini molto più contagiosa di quelle finora prevalenti – ci impongono la massima attenzione nella gestione della pandemia. I contagi sono in aumento in tutta Europa: nell’ultima settimana, all’interno dell’Unione europea, si sono registrati in media 57 casi al giorno ogni 100mila abitanti. In Italia l’incidenza è più bassa, quasi la metà, ma è comunque in crescita”. Anche per questo il premier, in sede di replica, ha difeso con energia le misure assunte per evitare il contagio d’importazione dai Paesi Ue.
Se bisogna tenere alta la guardia non vuol dire però che tutti gli sforzi compiuti finora siano stati inutili. “I dati di oggi – ha sottolineato il presidente del Consiglio – descrivono un quadro molto diverso da quello dell’anno scorso. Il numero totale di persone attualmente positive al virus in Italia è di 297.000, 12 mesi fa erano 675.000, nonostante un livello di restrizioni molto maggiore di quello attuale. Le persone ricoverate sono 8.026, il 14 dicembre del 2020 erano 30.860. Negli ultimi 7 giorni ci sono stati, in media, 95 decessi al giorno, nello stesso periodo di un anno fa vi erano stati 629 morti al giorno. Dobbiamo essere prudenti, ma ci avviciniamo al Natale più preparati e più sicuri”.
Questo netto miglioramento è dovuto soprattutto alla campagna di vaccinazione. In Italia più dell’85 per cento della popolazione sopra i 12 anni ha ricevuto due dosi, circa il 20 per cento ha fatto anche la terza. Draghi ha rivolto “ancora una volta” un appello a chi non si è ancora vaccinato perché lo faccia al più presto e a chi ha ricevuto due dosi perché provveda il prima possibile alla terza. “Vaccinarsi – ha ribadito con forza il premier – è essenziale per proteggere noi stessi, i nostri cari, la nostra comunità ed è essenziale per continuare a tenere aperta l’economia, le scuole, i luoghi della socialità, come siamo riusciti a fare fino ad ora”. “Molta attenzione e prudenza” aveva raccomandato anche il capo dello Stato, ricevendo in presenza al Quirinale gli Alfieri della Repubblica, i giovani testimoni della solidarietà che non era stato possibile incontrare negli ultimi anni a causa del Covid. In un recente messaggio all’Unione dei Comuni montani, lo stesso Mattarella aveva affermato che “il Paese sta affrontando una stagione che invoca un’alta e condivisa responsabilità per combattere la pandemia e, insieme, costruire con coraggio la ripresa”. In questo momento la “coesione”, che è “un grande obiettivo della Repubblica”, deve essere ancor più “il metodo di lavoro, di collaborazione leale e costruttiva, di partecipazione al bene comune, come chiedono i nostri concittadini”.