La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 riconosce il diritto dei minorenni a essere ascoltati a proposito delle questioni che li riguardano. Parte da qui il “Manifesto sulla partecipazione dei minorenni”, presentato, giovedì 18 novembre, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), durante il convegno “Una società che ascolta: le nuove sfide per la partecipazione dei minorenni”, all’Auditorium dell’Ara Pacis di Roma. In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, che si celebra il 20 novembre, l’Agia ha anche lanciato la campagna di comunicazione istituzionale “Liberi di crescere” in onda sulle reti Rai radio e tv ed è entrato online il suo nuovo sito ufficiale.
“Immagino un’Italia nella quale nessuna decisione che coinvolga i bambini e i ragazzi venga presa dalle istituzioni senza prima averli ascoltati e senza aver tenuto in adeguata considerazione le loro opinioni”. È il messaggio che l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, ha indirizzato a Parlamento, Governo, regioni ed enti locali, in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia. Cinque gli impegni contenuti nel “Manifesto sulla partecipazione dei minorenni”. Con il primo impegno l’Autorità garante raccomanda alle istituzioni di accompagnare ogni futura scelta che interessi i minorenni – di carattere generale, normativo o programmatorio – con iniziative che promuovano la partecipazione di bambini e ragazzi alla decisione. Il secondo punto del “Manifesto” riguarda l’introduzione di una normativa che regolamenti – e sostenga con risorse adeguate – la partecipazione attiva dei minorenni alle scelte di carattere generale che li riguardano. Viene poi chiesto al governo di mettere a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni una piattaforma online ad hoc per le consultazioni di minorenni. Alle scuole di ogni ordine e grado l’Agia sollecita di prevedere l’inserimento, all’interno dell’offerta formativa scolastica, della partecipazione attiva dei minorenni come elemento dell’insegnamento di educazione civica, nonché come metodologia e pratica educativa. Al legislatore, infine, viene raccomandato di
istituire la Giornata nazionale della partecipazione delle persone di minore età,
con l’obiettivo di monitorare l’effettiva applicazione di tale diritto, di sensibilizzare sul tema e di promuoverne la cultura e la consapevolezza.
“Il Paese sta vivendo in questo particolare momento storico una fase di riprogettazione e di rilancio dalla quale i bambini e i ragazzi non possono essere lasciati fuori – sostiene Garlatti –.
È il momento giusto per attivare una nuova dinamica democratica, che preveda anche la partecipazione dei cittadini che hanno meno di 18 anni.
Non solo perché è loro il futuro, ma perché appartiene a loro pure il presente. Nella prima fase della pandemia i ragazzi sono stati abbastanza dimenticati, ma nell’ultimo anno e mezzo hanno dimostrato di aver acquisito consapevolezza del loro diritto a essere ascoltati e a poter dire come la pensano, come è successo nelle manifestazioni sul clima che hanno organizzato. E quello che fanno dal 2018, ad esempio, i componenti della Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità garante. E la nostra sperimentazione potrebbe essere un modello da replicare a livello nazionale”. Garlatti ha precisato: “L’ascolto del minore non diventa deresponsabilizzazione degli adulti, ma nelle decisioni da prendere bisogna considerare le esigenze dei ragazzi, nel loro superiore interesse”. Oggi “ci sono delle forme di partecipazione, a livello scolastico o comunale, ma non sono strutturate, sono rimesse alla buona volontà del singolo. Invece, serve una politica che regolamenti questa partecipazione”. L’Autorità garante, in collaborazione con la Consulta nazionale delle associazioni e delle organizzazioni presieduta da Carla Garlatti, ha dato vita a un gruppo di lavoro per un approfondimento in tema di partecipazione dei minorenni. Ne scaturirà nei prossimi mesi un documento di studio e proposta, con alcune specifiche raccomandazioni. Sarà inoltre redatto un vademecum sulla partecipazione destinato agli adolescenti.
“Dare voce a bambini e adolescenti e prestare attenzione alle loro idee, opinioni, proposte e aspirazioni, anche attraverso specifiche forme e spazi istituzionali”, è “un percorso di progresso e civiltà che deve contrassegnare tanto l’azione del legislatore quanto l’impegno di tutti alla costruzione di un tessuto sociale moderno e attento alle peculiarità e alle esigenze di ogni generazione”, ha scritto, in un messaggio che è stato letto durante il convegno, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati. Nel suo intervento in presenza, Roberto Fico, presidente della Camera, ha evidenziato che i “meccanismi partecipativi sono tanto più preziosi perché abbiamo bisogno dello sguardo dei più giovani, della loro creatività e della loro ‘urgenza’ di futuro. Una società che non si apre alla contaminazione intergenerazionale è una società destinata a non andare avanti”. Fico ha sottolineato l’importanza di “attivare canali di ascolto su questioni cruciali di politica interna. Poiché le decisioni di oggi, come ad esempio quelle sulle pensioni, incideranno profondamente sul presente e soprattutto sul futuro dei giovani, dobbiamo sempre tenere presente ed attuare il principio fondamentale di solidarietà ed equità intergenerazionale”. Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, ha sostenuto: “È giunto il momento di abbandonare gli approcci simbolici alla partecipazione dei bambini. Dobbiamo approfittare di questo momento di rilancio complessivo del Paese per mostrare coraggio, lungimiranza e un forte impegno”. “È una società che ascolta la nostra?”: è la domanda da cui è partita Fabiana Dadone, ministra per le Politiche giovanili. “La più grande sfida che abbiamo davanti ora ha come obiettivo tutelare i diritti delle nuove generazioni e promuoverne la partecipazione. La politica deve fare un atto di umiltà, saper ascoltare”. “Promuovere il protagonismo fattivo dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze significa assumerci la responsabilità concreta di attivare processi sociali reali di coinvolgimento, di introdurre delle regole del nostro vivere sociale, principi che rispettino pienamente la dimensione della loro cittadinanza. Cittadinanza della quale devono essere portatori e riconosciuti come tali, come soggetti capaci di portare dei diritti e quindi anche chiamati a contribuire alla costruzione di una comunità”, ha affermato, in un video messaggio, Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia.
Il convegno è stato arricchito dalle testimonianze dei rappresentanti della Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e dai contributi della coordinatrice del progetto europeo Enya 2021 dell’Enoc (Rete europea dei garanti per l’infanzia), Suzanne Garcia Imbernon, e dello psicoterapeuta del Policlinico Gemelli Federico Tonioni, che ha avvertito:
“I ragazzi meritano fiducia e noi dobbiamo essere attendibili ai loro occhi”.
Composta da ragazze e ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, la Consulta ha già espresso un parere sul “consenso digitale” e ha contribuito alla stesura della “Carta dei diritti dei minori all’interno della separazione dei genitori”. Ha inoltre fornito un parere su affidamento congiunto, diritto dei bambini con disabilità a fare sport e a giocare, bullismo e cyberbullismo, esecuzione del test Hiv senza il consenso dei genitori, percorso migratorio dei minori non accompagnati, diritti dei minori non accompagnati, diritti dei minori ricoverati, cittadinanza e, durante il lockdown, riapertura delle scuole e modalità di esecuzione degli ultimi esami estivi di maturità. Durante il lockdown i ragazzi e le ragazze della Consulta hanno collaborato attivamente alla campagna social #iorestoacasa. Quest’anno hanno partecipato all’edizione 2021 del progetto Enya (European network of young advisors – Rete europea dei giovani consulenti), approfondendo il tema dell’impatto che la pandemia – e le misure di contenimento – ha prodotto sui diritti dell’infanzia, in particolare dal punto di vista del diritto all’istruzione, dell’ambiente digitale e della violenza in ambito familiare.