Una manovra economica da 30 miliardi di cui poco più di 23 in deficit. Nei 185 articoli del disegno di legge di bilancio per il 2022, varato dal Consiglio dei ministri, compaiono molti numeri. Ecco i principali: 8 miliardi per il taglio del cuneo fiscale (l’intervento complessivo sulle tasse arriva fino a 12); 4 miliardi per la sanità, compresi i vaccini; 3 miliardi per il fondo di garanzia destinato alle piccole e medie imprese e altrettanti per la riforma degli ammortizzatori sociali; 2 miliardi sono impiegati contro il caro bollette e la stessa cifra va a sostenere gli investimenti pubblici; 1 miliardo e mezzo è lo stanziamento per pensioni e cassa integrazione, come pure per gli incentivi alle imprese e agli enti territoriali; 1 miliardo aggiuntivo serve per mantenere al livello di quest’anno il finanziamento del reddito di cittadinanza, cresciuto rispetto al 2020 a causa della pandemia e per il quale vengono introdotti maggiori controlli soprattutto preventivi, con ulteriori e più stringenti meccanismi per i percettori che sono realmente occupabili; 1 miliardo va alla cultura e mezzo a istruzione e ricerca. “È una legge espansiva, si agisce sia sulla domanda ma anche molto sull’offerta: tagliamo le tasse, stimoliamo gli investimenti, miglioriamo la spesa sociale”, ha affermato Mario Draghi spiegando in conferenza-stampa la “filosofia” della manovra. Secondo il presidente del Consiglio, di fronte “al problema del debito pubblico, a quello delle prestazioni sociali inadeguate e alle altre giuste modifiche del nostro sistema sociale che non abbiamo potuto fare negli anni passati”, l’unica risposta efficace è la crescita. Draghi si è detto convinto che quest’anno “il Paese crescerà ben oltre il 6%” e occorre “gettare le basi perché la crescita continui nei prossimi anni a un livello più alto che in passato e sia anche più equa”.
Per questo il disegno di legge prevede anche impegni pluriennali: nell’insieme dei prossimi tre anni, nonostante ritocchi e limitazioni, i bonus edilizi conteranno su 37 miliardi, di cui 15 per il superbonus del 110%; per il trasporto pubblico locale arriveranno 1,35 miliardi aggiuntivi nel periodo 2022-2026; il fondo di sviluppo e coesione sarà aumentato di 3 miliardi all’anno fino 2028, per un totale di 23,5 miliardi; 1 miliardo e mezzo sarà speso per il Giubileo del 2025. Ma la posta di gran lunga più rilevante è quella degli investimenti: saranno mobilitati 89 miliardi dal 2022 al 2036.
Tra Pnrr, fondi già stanziati e nuova legge di bilancio – ha ricordato il premier – si arriva alla cifra enorme di 540 miliardi nei prossimi quindici anni, diretti soprattutto alla costruzione di infrastrutture, a colmare il divario Nord-Sud, a realizzare la transizione digitale e quella ecologica.
Su due dei capitoli politicamente più spinosi, previdenza e fisco, si sono raggiunti compromessi temporanei che presto richiederanno scelte precise. Già nella stessa sessione di bilancio, per quanto riguarda le tasse: fissata come si è visto l’entità dell’intervento, il dettaglio delle misure sarà definito durante l’iter parlamentare e raccolto in un apposito emendamento governativo. Per le pensione si è introdotta quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) come tappa intermedia verso un sistema interamente contributivo. “Entro un anno bisogna arrivarci”, ha ribadito Draghi sottolineando che “allo stesso tempo c’è ampia disponibilità a correggere quegli aspetti del contributivo che non tornano”. La materia sarà oggetto di confronto con i partiti ma anche con le parti sociali. Intanto sono state prorogate “Opzione Donna” e Ape sociale, quest’ultima allargata a ulteriori categorie di soggetti che hanno svolto lavori gravosi.
Come si è accennato, il ddl di bilancio stanzia anche le somme necessarie per dare attuazione alla riforma degli ammortizzatori sociali, “con un aumento dei sussidi di disoccupazione – secondo quanto riferisce la nota di Palazzo Chigi – e un’estensione degli istituti di integrazione salariale ordinari e straordinari ai lavoratori di imprese attualmente non inclusi, nonché agli apprendisti e ai lavoratori a domicilio”.
Vengono inoltre introdotti incentivi all’utilizzo dei contratti di solidarietà e prorogato il contratto di espansione per il 2022 e il 2023, con l’estensione a tutte le imprese che occupano più di 50 dipendenti. Il congedo di paternità di 10 giorni viene reso strutturale.
Bisognerà comunque attendere l’esito dell’iter parlamentare per avere un testo certo e normativamente vincolante. L’esame del disegno di legge comincerà dal Senato il cui via libera è ipotizzato fra il 13 e il 17 dicembre. Dato che il provvedimento dovrà diventare legge entro la fine dell’anno, alla Camera resterà ben poco tempo per eventuali correzioni ed è assai probabile che i deputati si dovranno limitare ad approvare il testo licenziato dai senatori. Sta diventando una circostanza sempre più frequente al punto che gli esperti parlano ormai di un “monocameralismo di fatto”.