Senato: prosegue la discussione sul ddl Zan. Ad oggi, le posizioni degli schieramenti in campo sembrerebbero incomponibili

Il calendario approvato dalla conferenza dei capigruppo del Senato prevede che, dopo questa prima settimana in Aula, la discussione generale sul ddl Zan prosegua alle 16,30 di martedì 20 luglio. Nel complesso sono oltre sessanta gli iscritti a parlare. Sempre martedì prossimo, ma alle 12, scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti: un momento decisivo per verificare la possibilità di un accordo su una riformulazione del testo in esame, quello approvato dalla Camera nello scorso novembre con il sostegno di Pd, M5S, Iv e Leu

(Foto ANSA/SIR)

Il calendario approvato dalla conferenza dei capigruppo del Senato prevede che, dopo questa prima settimana in Aula, la discussione generale sul ddl Zan prosegua alle 16,30 di martedì 20 luglio. Nel complesso sono oltre sessanta gli iscritti a parlare. Sempre martedì prossimo, ma alle 12, scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti: un momento decisivo per verificare la possibilità di un accordo su una riformulazione del testo in esame, quello approvato dalla Camera nello scorso novembre con il sostegno di Pd, M5S, Iv e Leu. Il disegno di legge n.2005, “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, è approdato davanti all’assemblea di Palazzo Madama martedì 13 luglio, dopo un ultimo tentativo di rilanciare il dibattito in commissione Giustizia da parte del presidente dell’organismo, Andrea Ostellari (Lega).
Il clima in Aula è apparso subito surriscaldato, tanto che la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è dovuta intervenire ripetutamente per chiedere che si evitassero comportamenti da stadio. Al di là di queste schermaglie, però, la cronaca parlamentare registra soprattutto due fatti rilevanti: le votazioni sulle pregiudiziali di costituzionalità e sulle richieste di sospensiva firmate dai gruppi che si oppongono al provvedimento. Le prime, presentate da senatori della Lega e di FdI, sono state respinte con 136 voti contrari, 124 favorevoli e 4 astensioni. Per chi conosce le dinamiche parlamentari, si tratta di uno scarto piuttosto esiguo, che potrebbe non essere sufficiente quando si arriverà a votare gli emendamenti e su di essi potrà essere chiesto il voto segreto. All’interno degli schieramenti, infatti, non mancano le voci che hanno espresso posizioni divergenti da quelle dei rispettivi gruppi. Del resto, è veramente arduo sostenere che su un tema del genere si possa invocare la disciplina di partito contro il voto di coscienza. Successivamente i senatori si sono espressi sulle richieste di sospensiva presentate da Lega e Forza Italia con l’obiettivo di rinviare la discussione in Aula al 27 luglio per cercare nel frattempo un accordo politico in commissione Giustizia. In questa occasione il margine si è ridotto al minimo, in quanto le richieste sono state respinte con un solo voto di scarto: 136 i contrari, 135 i favorevoli. Inevitabili le polemiche sugli assenti, la cui presenza avrebbe potuto ribaltare l’esito del conteggio.

Ma appare comunque evidente che in mancanza di un accordo più ampio la legge rischia di finire su un binario morto.

È la tesi sostenuta da Iv che ha avanzato delle ipotesi di mediazione pur avendo approvato la legge a novembre e avendo votato nei giorni scorsi contro le iniziative del centro-destra in Senato. Peraltro non è affatto escluso che il tutto sia rinviato a dopo la pausa agostana per motivi di inderogabili scadenze parlamentari: già mercoledì 21 luglio è in calendario l’esame del decreto “sostegni bis” ed è solo il primo di una serie di provvedimenti urgenti da approvare.
Allo stato, le posizioni degli schieramenti in campo sembrerebbero incomponibili. I gruppi sostenitori del ddl Zan, in particolare, continuano a ritenere intoccabile il testo uscito da Montecitorio, nonostante le obiezioni puntuali e argomentate sollevate non solo da parte del mondo cattolico, ma anche di autorevolissimi giuristi e di esponenti e associazioni della galassia femminista. Sotto i riflettori ci sono soprattutto gli articoli 1, 4 e 7 e i profili in questione sono di primaria importanza costituzionale: si va dalla libertà di espressione alla libertà di educazione, passando per la necessaria chiarezza e univocità che deve caratterizzare la norma penale. Il tempo per una mediazione c’è ancora, almeno fino a martedì.

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