La nuova nave umanitaria prenderà il largo in estate, pronta a salvare vite umane nel Mediterraneo: il suo nome è ResQ (People saving people) ma il sogno è che diventi anche una “nave delle religioni” e dei non credenti che condividono gli stessi valori e la stessa convinzione: “Nessuno deve affogare in mare”. L’ideale è unire infatti tutte le grandi fedi – cattolici, valdesi, buddisti, musulmani – in una impresa comune che superi ogni differenza, per fare quello che non fanno attualmente i governi nel Mediterraneo centrale. Solo nel 2020 sono state 1.400 le vittime, ma si parla di almeno 30.000 morti da quando si è aperta la rotta tra Africa ed Europa, le stesse cifre di una guerra. Una nave, battente bandiera italiana, che si vuole aggiungere al piccolo gruppo di Ong che caparbiamente, contro tutte le ostilità e le campagne diffamatorie, cercano di svolgere l’unico e imprescindibile compito di salvare vite umane.
Obiettivo: restare umani. L’iniziativa, lanciata pubblicamente il 29 luglio 2020 con un ambizioso crowdfunding, nasce da un piccolo gruppo di amici e professionisti milanesi che nel 2019 si sono riuniti e hanno deciso “di rompere il muro dell’indifferenza e provare a mettersi in gioco, con un unico obiettivo: restare umani”. ResQ ha raccolto finora oltre 450.000 euro, con 560/570 soci e 60 gruppi che appoggiano l’iniziativa anche dall’estero. Una impresa ardita, perché la gestione di una nave, dell’equipaggio e di tutti gli annessi e connessi, costa oltre 1 milione di euro l’anno. Eppure l’obiettivo si fa sempre più vicino, anche grazie a grandi donatori istituzionali come l’Unione buddhista italiana, che si è già impegnata quest’anno con 100.000 euro e rinnoverà anche nel 2022. Intanto sono in corso contatti con i valdesi e i cattolici e si stanno cercando interlocutori nel mondo islamico.
“La nostra idea è che la nave rappresenti un momento interreligioso ed ecumenico. Che sia la nave di tutti, delle fedi diverse”,
afferma Luciano Scalettari, giornalista e presidente di ResQ onlus, che ha al suo fianco, come presidente onorario, il magistrato Gherardo Colombo. In questi giorni stanno cercando la nave. La speranza è di compiere la prima missione all’inizio dell’estate, che è il periodo con più partenze e quindi più a rischio naufragi.
Alla ricerca della nave “usato sicuro”. “Ora siamo in un passaggio cruciale – spiega al Sir -. Abbiamo raccolto informazioni su una trentina di navi e ne abbiamo viste due o tre. Dobbiamo fare una selezione e decidere se accettare un comodato d’uso o acquistarla. Le risorse per comprare una nave ‘usato sicuro’ ci sono. Ma dobbiamo rafforzare ancora la raccolta fondi. E poi andare in mare è complesso, bisogna districarsi tra tante normative e certificazioni”. A bordo è previsto un equipaggio minimo di 18 persone, tra personale marittimo e di soccorso, “anche se per i salvataggi si sono già messi a disposizione tanti volontari. Poi ci sono i costi per la cambusa, il medico di bordo, i salvagente, i motoscafi veloci, eccetera”.
Un progetto “folle” ora possibile. “Quando abbiamo iniziato – racconta Scalettari – sembrava un progetto folle. Invece sta diventando possibile. Nonostante la propaganda e le polemiche in Italia c’è la sensibilità e la coscienza del fatto che non bisogna far affogare le persone, chiunque esse siano”. Da precisare che
“mettere in salvo non vuol dire riportarli in Libia ma in un posto sicuro, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Devono essere salvati e basta”.
L’eco delle campagna denigratorie – “i taxi del mare” – o i tentativi di criminalizzazione delle Ong per Scalettari “sono tutte chiacchiere. E’ triste pensare che si cerchi rendere silenzioso e vuoto quel tratto di mare con accuse che poi si sono tutte rivelate infondate. In questo momento la gente parte dalla Libia o dalla Tunisia, a volte nemmeno perché lo ha deciso, su barche che forse arriveranno o forse no. Qualcuno deve essere lì. Se non lo fa l’Italia o l’Europa dovranno farlo altri”. “I numeri di morti in mare sono quelli di una guerra e questo non è tollerabile”, sottolinea. Resq nasce con la speranza “di smettere quanto prima. Se ci fosse una operazione Mare nostrum come in passato saremo ben contenti di vendere la nave”. Se poi subentreranno azioni giudiziarie o pressioni politiche ResQ non si lascerà intimorire: “Siamo l’organizzazione con l’apparato di legali più fornito. Abbiamo magistrati, avvocati, giuristi, esperti del mondo umanitario, giornalisti. Siamo sereni perché il diritto internazionale e la Costituzione sono dalla nostra parte”.
L’estate è vicina. Il Comune di Napoli ha offerto la disponibilità del proprio porto ma è probabile che la partenza sarà da un porto siciliano. Le missioni dureranno una quindicina di giorni. Scalettari già immagina l’emozione della nave che si stacca dalla banchina, il primo giorno d’estate: “Dopo due o tre grandi fatti come il matrimonio e i figli questa è una delle esperienze più importanti della mia vita. Perché, è stato già detto: chi salva una vita salva il mondo intero”.