Il chicco di grano

In questa vicenda di grande impatto sulla felicità umana e su tutto il vissuto individuale e psicosociale che è stata ed è la pandemia da Covid, il messaggio della Cei per la Giornata per la Vita, ci aiuta a riflettere sulle grandi similitudini tra la “lezione storica” del Covid e la relazione madre-bambino sin dai primi istanti del suo concepimento. Nel momento in cui ci troviamo dinanzi alla sofferenza di perdita di relazioni e si sta riscoprendo la “grandezza” di tutto ciò che si considerava scontato, il proporre la relazione per eccellenza tra la madre e il figlio non ancora nato ha la finalità di mostrare la più grande realtà pedagogica sulle relazionalità umane

In questa vicenda di grande impatto sulla felicità umana e su tutto il vissuto individuale e psicosociale che è stata ed è la pandemia da Covid, il messaggio della Cei per la Giornata per la Vita, ci aiuta a riflettere sulle grandi similitudini, che ritengo debbano essere riflettute, tra la “lezione storica” del Covid e la relazione madre-bambino sin dai primi istanti del suo concepimento. Nel momento in cui ci troviamo dinanzi alla sofferenza di perdita di relazioni e si sta riscoprendo la “grandezza” di tutto ciò che si considerava scontato, il proporre la relazione per eccellenza tra la madre e il figlio non ancora nato ha la finalità di mostrare la più grande realtà pedagogica sulle relazionalità umane. In questo periodo abbiamo sofferto limitazioni della libertà personale e comunitaria e privazioni relazionali molto intense; tuttavia, abbiamo assistito anche a tanta reciprocità, a tanta cultura della prossimità e al generoso donarsi, fino all’eroicità, per far fronte alla comune emergenza.

Allora, come non pensare alle mamme in gravidanza che, dipendenti dal fumo di nicotina e/o di altre sostanze e dalla dipendenza dai dolci (e parlo di una dipendenza forte sia sul piano biologico che psicologico), mettono da parte, con volontà consapevole, quelle loro “esigenze”, per aiutare “l’altro”, il proprio bambino, il proprio figlio. Esse riescono a vincere tali dipendenze sulla forza della auto-motivazione al fine di evitare conseguenze per abbracciare il proprio figlio alla nascita che è frutto di amore e sacrificio. Le madri, tutte le madri, sono un esempio eclatante che “la vera questione umana non è la libertà, ma l’uso di essa” (dal messaggio della Cei per la Giornata per la Vita 2021).

Nella dipendenza dal fumo di nicotina (che non è fisiologica) e dai dolci (che è quasi para fisiologica) troviamo due condizioni cliniche dove la madre può “liberamente” scegliere se soggiacervi o meno. L’uso individualistico della sua libertà porterebbe a conseguenze nefaste e/o gravi per il proprio bambino, distruggendo “la casa comune” della simbiosi materno-fetale e costruendo “case in cui non c’è spazio per la vita nascente”. Invece, l’uso consapevole e libero di mortificare la propria libertà per un bene più grande ricostruisce la relazione non solo in senso biologico, ma soprattutto in senso di crescita psicologica ed umana, realizzando una maturazione esistenziale che tanti genitori hanno vissuto e vivono quotidianamente.

Un po’ di anni fa, un umile sacerdote, Don Giuseppe de Santis, mi ammoniva: “Quando ti parlano di amore senza sacrificio, non ci credere: non è amore!”.

È nel mettere da parte (con il sacrificio di sé) la propria vita, le proprie abitudini, le proprie scelte che noi dobbiamo vivere il rapporto tra libertà, responsabilità e vita, dove la consapevolezza del bene personale e comune e il suo ottenimento, esalta la scelta libera di essere chicco di grano per un bene più grande e allargato all’intera società: “Se il chicco non muore non può nascere la spiga”.

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