C’è molta Italia nella proposta cinematografica di questo fine-settimana, dal 1° ottobre. Anzitutto è nei cinema “Lacci” di Daniele Luchetti, film di apertura della 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia: la cronaca di un amore combattuto e disperso. Ancora, la commedia al femminile “Burraco fatale” di Giuliana Gamba interpretata dalle spumeggianti Claudia Gerini, Angela Finocchiaro, Caterina Guzzanti, Paola Minaccioni e Loretta Goggi. Da recuperare sempre in sala la commedia drammatica “Guida romantica a posti perduti” di Giorgia Farina, con l’inedita coppia Clive Owen e Jasmine Trinca, e il dramma a sfondo bellico “Waiting for the Barbarians” di Ciro Guerra. Il punto sulle uscite della settimana con la Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) e l’agenzia Sir.
“Lacci”
Un bel riconoscimento per Daniele Luchetti, l’onore di aprire la 77a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia con il suo ultimo film “Lacci”, un onore in generale per il cinema italiano che è tornato a inaugurare il cartellone di Venezia dopo ben undici anni, da “Baaria” del 2009 di Giuseppe Tornatore. “Lacci” ci racconta una storia di sentimenti complessi, brucianti, lacerati, quelli di una coppia che vive da oltre trent’anni insieme. Prendendo le mosse dal romanzo omonimo di Domenico Starnone e sceneggiato dallo scrittore insieme a Luchetti e a Francesco Piccolo, “Lacci” ci conduce nella Napoli degli anni ’80 dove vivono Aldo (Luigi Lo Cascio) e Vanda (Alba Rohrwacher). Il loro equilibrio entra in crisi quando Aldo tradisce la moglie con una collega, un tradimento che non fa implodere il matrimonio ma lo porta in un sentiero di risentimenti, astio e rimpianti. Il film “Lacci” si propone dunque come la cronaca ruvida, riarsa, quasi rassegnata del disamore nella società contemporanea. La coppia protagonista attraversa crisi e nervosismi quasi senza avere mai la forza per arrivare alla domanda decisiva sul perché delle tante liti e sui motivi dello “slacciarsi”. Luchetti, che vanta una carriera pressoché quarantennale dietro alla macchina da presa – si ricordano “Il portaborse” (1991), “La scuola” (1995), “La nostra vita” (2010) e “Chiamatemi Francesco” (2015) – si confronta con una storia di non facile gestione, che però governa con grande padronanza e incisività. Il regista si muove con vigore tra il dolore dei sentimenti e la rabbia delle occasioni perdute, arrendendosi di fronte all’impossibilità di una logica razionale dei fatti. Dal punto di vista pastorale il film “Lacci” è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
“Burraco fatale”
Potremmo definirlo un “Sex and the City” all’italiana, una commedia sentimentale-esistenziale che mette a tema l’amicizia al femminile e la voglia di rigiocarsi con la vita. Stiamo parlando di “Burraco fatale” della regista Giuliana Gamba, che firma anche la sceneggiatura insieme al collega Francesco Ranieri Martinotti. La storia in breve: nella città di Anzio, sul litorale laziale, vivono da sempre quattro amiche, Irma, Eugenia, Miranda e Rina, quattro cinquantenni che si ritrovano quotidianamente al tavolo da gioco. La loro routine viene destabilizzata dalla partecipazione a un torneo nazionale e nel contempo dalle (dis)avventure amorose di Irma, che lascia il marito e si innamora del pescatore Nabil. Indubbio punto di forza della commedia è l’alchimia tra le interpreti, le quattro protagoniste Claudia Gerini, Angela Finocchiaro, Caterina Guzzanti e Paola Minaccioni, cui si aggiunge una sempre brava Loretta Goggi: sono loro il cuore pulsante della commedia, che sorreggono con tempi comici perfetti e riuscite sfumature ironiche. Il racconto vuole essere un inno frizzante e spensierato alla voglia di ricominciare, a non accontentarsi nella vita. Un percorso in cui gioca un ruolo centrale il sostegno dell’amicizia, che si conferma prezioso ancoraggio nelle tempeste della vita. Seppure validi gli intenti e, ribadiamo, decisivo l’apporto delle attrici, la commedia si muove con poca fluidità, sbandando in alcuni passaggi. Il problema risiede nella gestione della storia e dei suoi snodi narrativi, a volte troppo sbrigativi o superficiali. Nel complesso è un film godibile per un pubblico adulto in cerca di evasione, pronto ad apprezzare la performance di attrici generose e in parte. Dal punto di vista pastorale “Burraco fatale” è da valutare come consigliabile, segnato da superficialità.
“Guida romantica a posti perduti”
A Venezia 77 è stato presentato nell’ambito delle Giornate degli autori. È “Guida romantica a posti perduti”, commedia drammatica di matrice sentimentale-esistenziale diretto da Giorgia Farina – suo è “Amiche da morire” (2013) – e interpretato dal britannico Clive Owen e dalla nostra Jasmine Trinca. La storia: Allegra è una trentenne solitaria che vive reclusa in casa, assalita da continui attacchi di panico; la donna è chiamata a confrontarsi con il vicino Benno, conduttore televisivo in evidente stato di abbandono, disperso nell’alcolismo. Due solitudini che si ritrovano in un viaggio in cerca di riscatto. “Guida romantica a posti perduti” è una commedia drammatica svagata e triste, i cui protagonisti partono per una viaggio reale, metafora di un cammino interiore che ciascuno dei due deve compiere per liberarsi da strati di paure accumulate nel tempo. Come ha sottolineato Eliana Ariola della Cnvf: “Giorgia Farina dirige con misura e pudore una storia priva di colpi di scena o grandi passioni; un racconto arruffato, a tratti troppo diluito, di anime perse, di emarginati esistenziali (non sociali), mai pienamente integrati nel mondo, alla ricerca di una possibilità. Il finale rock chiude il film ma non compiutamente la storia, lasciando allo spettatore troppe suggestioni e possibilità non approfondite né coerentemente concluse”. Dal punto di vista pastorale il film “Guida romantica a posti perduti” è da valutare come complesso e problematico.
“Waiting for the Barbarians”
Anche questo film viene dalla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, ma dall’edizione 2019. Parliamo di “Waiting for the Barbarians” del colombiano Ciro Guerra (suo è il noto “Oro verde” del 2018), adattamento cinematografico del romanzo del premio Nobel John M. Coetzee. Il film racconta di una cittadella di frontiera negli Stati Uniti governata da un magistrato saggio e pacifico (Mark Rylance). L’arrivo improvviso del colonnello Joll (Johnny Depp), dai mezzi duri e irreprensibili, turba l’equilibrio della fortezza e inasprisce il rapporto con gli stranieri. “Waiting for the Barbarians” affronta una storia circoscritta, densa e metaforica, centrata sul senso di accoglienza e rispetto. Si guarda oltre confine con sospetto, con astio, rapportandosi all’“altro” non con desiderio di ascolto e comprensione bensì ricorrendo a una violenza feroce e gratuita. Nel film ci si domanda quando arrivino i barbari, in verità i barbari sono già all’interno della fortezza. Il racconto, che poggia su una regia robusta, in alcuni passaggi appare segnato da lungaggini e momenti di stasi; significativo è il personaggio del magistrato interpretato da Rylance, ritratto di un’umanità accogliente e misericordia. L’opera a Venezia76 ha ottenuto la menzione speciale del premio cattolico internazionale Signis. Dal punto di vista pastorale “Waiting for the Barbarians” è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti, con attenzione ai minori per le scene di violenza.