I politici da social e i loro boomerang

L’ultimo bersaglio dei bulli da tastiera è Armine Harutyunyan, modella armena di 23 anni, arruolata da Gucci per la Milano Fashion Week dell’anno scorso. In questi giorni la cattiveria del web l’ha colpita con inaudita ferocia e su di lei sono piovute ingiurie, volgarità, parole irripetibili. La sua colpa? Non avere le fattezze che corrisponderebbero ai nostri canoni di bellezza.

L’ultimo bersaglio dei bulli da tastiera è Armine Harutyunyan, modella armena di 23 anni, arruolata da Gucci per la Milano Fashion Week dell’anno scorso. In questi giorni la cattiveria del web l’ha colpita con inaudita ferocia e su di lei sono piovute ingiurie, volgarità, parole irripetibili. La sua colpa? Non avere le fattezze che corrisponderebbero ai nostri canoni di bellezza. Il suo viso, infatti, ha i lineamenti della popolazione armena, le sopracciglia folte, il naso ricurvo, la faccia affilata. Tanto poco è bastato per essere sommersa da un’ondata di body shaming (si chiama così l’abitudine di ridicolizzare qualcuno per un presunto difetto dell’aspetto fisico).
L’abbiamo fatto tutti da ragazzini, prendendo in giro il compagno di classe o l’amichetto troppo grasso, basso, miope, con le orecchie a sventola. L’abbiamo fatto e nessuno, poi, l’ha mai preso troppo sul serio, nemmeno genitori e insegnanti, commettendo invece un grave errore perché taluni giudizi, uniti agli sberleffi, ricevuti in tenera età sono duri da dimenticare e creano, anzi, veri e propri traumi da adulti. Ma il caso di Armine, che è balzata all’onore delle cronache mondiali pur non essendo una modella professionista, mi fa pensare anche ad altro.
Stiamo per uscire da una stagione che ha visto in diversi campi una recrudescenza preoccupante dell’odio sui social media: dallo scontro tra chi teme il Covid e chi ne nega l’esistenza, fino alla politica che sta scaldando i motori in vista delle elezioni e del referendum del 20 e 21 settembre. Volano insulti incontrollati. Non si leggono (quasi) più scambi di opinioni edificanti; non c’è rispetto per le idee altrui. La facilità con cui gente senza arte né parte, che non avrebbe il coraggio di prendere la parola nemmeno nella sua cucina o al bar, sputa sentenze, è disarmante. E il primo buontempone che passa può scrivere le cose peggiori sul tuo con-to, che sei una persona per bene, e quelle restano, vengono amplificate, rimbalzano e tocca a te (non a lui) smentirle e dimostrare il contrario. Dicevo della politica. Molte storture derivano proprio da lì. Finiamola, per piacere, di fare politica sui social: lo dico a chi riveste un ruolo pubblico, a chi ricopre un incarico amministrativo. Il contraddittorio e il diritto di critica hanno i loro spazi naturali e vanno esercitati nelle sedi opportune, dal consiglio comunale al parlamento. Un politico che dileggia un avversario su Facebook, muovendogli accuse, stimolandolo a replicare, pubblicando foto e commenti, otterrà, magari, like e consensi immediati, ma sta lanciando un boomerang che gli ritornerà addosso. E gli farà male. In nome di una presunta onestà intellettuale e di una condotta cristallina, non è corretto mettere alla berlina Tizio o Caio perché ha preso decisioni che non condividiamo e che possono essere sbagliate. La politica, non mi stanco di ripeterlo, è una cosa seria: è l’arte della gentilezza, reclama una certa signorilità, elude i colpi bassi, esige saper parlare bene e dialogare meglio. Conclusione? È anche colpa dei “politici da social” se Armine è stata vittima di odio. Ma lei è una modella; se ne è già fatta una ragione. Voi invece che vi siete creati una passerella virtuale state attenti perché potreste cadere da un momento all’altro.

(*) direttore “Il Popolo” (Tortona)

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