L’università è un luogo sociale dinamico perché riflette le trasformazioni nel tempo e si basa sul concetto di progresso. È sufficiente scorgerne ruoli e funzioni nella storia per comprendere che, dal medioevo alla contemporaneità, essa è diventata sempre più spazio di crescita umana e culturale per tutti coloro che hanno l’opportunità e il privilegio di frequentarla. Esiste una tipologia unica di università che, oltre a focalizzare ricerca e insegnamento sull’uomo e sulla cultura, sbilancia il proprio agire su uno stile originato e derivato dall’esperienza religiosa. Stiamo parlando degli atenei pontifici, vere e proprie universitas studiorum, spazi integrati di discipline di studio, aventi come denominatore comune la prospettiva teologica che si allarga ad altre discipline come la filosofia, il diritto, le scienze umane e sociali.
Anche le realtà accademiche pontificie, da qualche anno si stanno ripensando, sollecitate in primis dall’adesione (della Santa Sede) al “Bologna process”, il processo di armonizzazione dei sistemi universitari europei finalizzato a creare un’area comune dell’istruzione superiore. E poi dalla Costituzione Apostolica “Veritatis gaudium”, con la quale papa Francesco auspica un “rinnovamento sapiente e coraggioso degli studi ecclesiastici richiesto dalla trasformazione missionaria di una Chiesa in uscita”.
Questo non vuol dire adeguarsi pedissequamente al circostante, riproducendo passivamente il mondo universitario tout court. Ma significa progettare percorsi di studio in grado – scrive ancora il Pontefice nel documento magisteriale – di fronteggiare “il cambiamento d’epoca” in corso che prevede competenze nuove e diverse, capaci di intercettare la complessità dell’esistente e tradurla in prassi, occasioni di lavoro e di futuro.
Ma oltre alle skills teorico-pratiche è necessario che i titoli delle università pontificie abbiano un riconoscimento che finora è esistito a livello internazionale e che si va gradualmente formalizzando nel nostro Paese soltanto dal 13 febbraio 2019 (giorno in cui è stato firmato l’accordo tra Italia e Santa Sede per il reciproco riconoscimento dei titoli di studio della formazione superiore).
In questa cornice aperta dal Processo di Bologna, si inserisce l’intesa che la Pontificia Università Lateranense ha stipulato con l’ateneo statale di Perugia per il rilascio di un doppio di titolo di Laurea Magistrale/Licenza in Filosofia. A partire dal prossimo anno accademico 2020-2021, gli studenti iscritti ai bienni specialistici in Filosofia delle due istituzioni, potranno seguire un programma congiunto e integrato, finalizzato al conseguimento di un doppio titolo valido in Italia e nell’ordinamento universitario europeo. Questa possibilità va ad aggiungersi ai cicli di studi proposti dalla Lateranense e già riconosciuti dallo Stato Italiano: il corso di laurea magistrale in Giurisprudenza attivo dal 2004 e il “3+2” (triennale e magistrale) in Scienze della Pace e cooperazione internazionale partito ad experimentum lo scorso anno accademico e fortemente voluto dal Santo Padre. Ma non finisce qua. Il prossimo anno debutterà nell’ambito della Facoltà teologica dell’Università del Laterano il percorso biennale in “Teologia interconfessionale in prospettiva ecumenica e comunionale”. La frequenza dei due anni darà anzitutto la possibilità di conseguire (per coloro che hanno un titolo pregresso di baccalaureato in teologia) la licenza canonica in Teologia. Per chi ha invece una laurea magistrale sarà possibile ottenere un Diploma equivalente a una laurea magistrale.