Paola Bartolotto, dalla Val di Susa, poco più di trent’anni, la fede al dito e una passione per il giornalismo, che la spinge oltre le fatiche del lavoro quotidiano per un’agenzia di comunicazione. Andrea Micciché, 23enne dalla provincia di Catania, giurista per formazione, segue le cronache vaticane, si appassiona per ogni vicenda che vorrebbe raccontare in prima persona. Al momento, scrive per un giornale online su temi ecclesiali. Da Nord a Sud, la passione per il giornalismo accomuna i quaranta partecipanti alla scuola di formazione dell’Ucsi, in memoria di Giancarlo Zizola, storico vaticanista, che dell’Unione cattolica della stampa fu animatore. Tra loro, giovani, consulenti ecclesiastici e componenti di giunta. Ultimo appuntamento, in ordine cronologico, ad Assisi, per un fine settimana di dibattiti e riflessioni con giornalisti ed esponenti autorevoli della professione. La linea è indicata dalla presidente, Vania De Luca: “Abbiamo un numero chiuso.
Coinvolgiamo due giovani per regione, perché vorremmo che arrivassero le persone più capaci di quella fascia d’età.
Ragazzi che poi vorremmo vedere impegnati nei loro territori”. I temi riguardano le grandi sfide sociali: il lavoro, le migrazioni, il racconto della città e della comunità. L’impegno di quest’anno è stato indicato direttamente da Papa Francesco, in occasione dell’udienza in Vaticano dello scorso settembre: “Rovesciare l’ordine delle notizie, per dare voce a chi non ce l’ha”. La scuola di formazione fino a quattro anni fa si svolgeva a Fiuggi, adesso ad Assisi. Alcuni appuntamenti, quelli pubblici, si intersecano con le conferenze per la formazione continua dei giornalisti. Gli incontri si svolgono in alcuni momenti durante l’anno, con un percorso intensivo in alcuni fine settimana. “Il giornalismo continua ad avere una funzione importante anche nell’epoca dei social – sostiene il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino -. Anzi, in quest’epoca il giornalista autentico deve avere una capacità autentica e una formazione più grande che in passato. Assisi ha una irradiazione particolare sul piano dei valori”.
Le testimonianze dei giovani. Per Paola è la prima volta alla scuola dell’Ucsi, nelle sue parole l’interesse per i temi e lo stupore per la novità:
“Della comunicazione mi ha sempre appassionato il risvolto sociale. Sempre di più è cruciale avere uno sguardo critico, ascoltare e approfondire quello che ci viene detto. Mi aspetto che l’Ucsi ci insegni a gestire questi aspetti”.
Per lei una laurea in giornalismo, le difficoltà a trovare un contratto in una redazione, quindi la scelta di lavorare per un’agenzia di comunicazione. Ma, grazie al supporto del marito, la forza di non abbandonare la scrittura giornalistica, che alimenta attraverso la collaborazione con il settimanale diocesano della Val di Susa. Anche per Andrea è la prima volta alla scuola formazione Ucsi di cui è segretario per la sezione di Catania: “Avere l’opportunità di partecipare mi permette di potenziare la formazione giornalistica, ma anche come giurista in ambito cattolico ne ho benefici, dal momento che al centro delle riflessioni c’è il connubio tra verità e responsabilità”.
Non è una novità la scuola di formazione, invece, per Andrea Cuminatto, 32 anni, toscano, membro del Consiglio nazionale dell’Ucsi, che da 11 anni svolge la professione giornalistica come collaboratore de La Nazione e lavora in alcuni uffici stampa. “Per me l’Ucsi è come una seconda casa, giornalisticamente parlando. Nello stesso anno mi sono iscritto all’Ordine dei giornalisti e all’Unione cattolica della stampa. Vogliamo creare occasioni di confronto tra giovani giornalisti e quelli più esperti in modo da realizzare un laboratorio. Per me in passato ho vissuto qui momenti molto utili di crescita professionale”. Sta ancora svolgendo il suo percorso universitario Giuseppina Matozza, giunta ad Assisi da Pordenone con la delegazione del Friuli Venezia Giulia, e studentessa di Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. “Volevo comunque continuare a dedicarmi alla scrittura. Quest’esperienza mi sembra importante per entrare ancora di più nel mondo del giornalismo”.
Le beatitudini del giornalista. Durante la sessione di febbraio della scuola di formazione, è stato elaborato con i giovani il testo delle “beatitudini del giornalista”. In tutto, dieci, che contengono alcune parole rivolte a chi comunica principalmente attraverso la rete. Dunque, non solo a giornalisti, ma anche a influencer, youtuber, blogger, amministratori di una pagina o di un profilo su un social network. I tratti tipici degli “artigiani di pace” caratterizzano lo spirito del testo, che recita: “Beato il giornalista che non alimenta paure e chiusure ma che nutre fiducia e speranza”, “beato il giornalista che riesce e raccontare buone notizie che generano amicizia sociale”. Affermazioni non tanto anti-fake news, ma che puntano a instaurare un clima di rispetto verso l’altro anche nella galassia digitale.