Otto bambini morti negli ultimi venti giorni nella Terra dei Fuochi. A dare l’allarme è stato il Comitato delle mamme “Vittime della Terra dei Fuochi”, che il 15 febbraio davanti alla Prefettura di Napoli, ha manifestato e urlato tutta la sua rabbia. Il più piccolo di 7 mesi, il più grande di 11 anni”. Per il momento i dati ufficiali non confermano né smentiscono quanto sostiene il Comitato. I bambini sarebbero morti tutti per tumori che solitamente colpiscono gli adulti. Da qui i dubbi delle mamme del Comitato e l’accusa alla Terra dei Fuochi.
La guerra in Siria continua a mietere vittime anche tra i bambini indifesi. È di questi giorni la notizia della bambina malata morta di freddo tra le braccia del papà mentre tentava di portarla a piedi da uno dei campi profughi al più vicino punto di soccorso. Anche il Papa ne ha parlato all’Angelus domenica scorsa. La FAO stima che ogni giorno ben 25mila persone muoiono di fame, mentre l’Unicef comunica che tre milioni di bambini nel mondo muoiono ogni anno per malnutrizione.
Al mondo, quasi il tredici per cento della popolazione mondiale vive con meno di 1,90 dollari al giorno. La percentuale può sembrare “bassa”. Ma il numero non deve trarre in inganno. O indurre a sottostimare la gravità del problema. Perché, in valori assoluti, in condizione di povertà estrema vivono 902 milioni di persone, circa quindici volte la popolazione italiana.
Nel 2019 in Italia 1089 persone sono morte sul lavoro secondo i dati dell’Inail.
Sono dati reali e non si tratta di terrorismo mediatico. Eppure queste sono realtà con le quali conviviamo quotidianamente e alle quali ci siamo assuefatti come se fosse normale, tanto che passano di tanto in tanto sui mezzi di informazione come note di colore.
Il vero terrorismo lo stanno facendo i mezzi di informazione, almeno qui in Italia, che di volta in volta si buttano su una notizia e sembra che quella sia l’unica che deve interessare gli utenti. Adesso è la volta del Coronavirus, con un martellamento continuo ed enfatizzato di notizie sul tema, che alimenta le fake news (è di questi giorni il falso allarme di un ipotetico ricovero lanciato a Caltanissetta e che circola sui social e su whatsapp) e incita alla discriminazione contro i cinesi e gli asiatici in una sorta di isterismo di massa frutto di ignoranza e razzismo. Eppure in Italia non si registra alcun decesso e nemmeno si hanno notizie di contagio.
C’è bisogno un’etica della responsabilità dell’informazione che interessa tutti, urge e non può più essere dilazionata. È in gioco la credibilità stessa della professione giornalistica! E c’è bisogno di introdurre norme e controlli che puniscano i veri untori del nostro tempo che proliferano sui social.
(*) direttore “Settegiorni dagli Erei al Golfo” (Piazza Armerina)