Salute pubblica

Vaccini a scuola. Sanzioni ed esclusioni per gli alunni non ancora in regola. Italia a macchia di leopardo

Stanno riaprendo le scuole in tutto il Paese, ma migliaia di bambini degli asili nido e delle scuole d’infanzia non in regola con le vaccinazioni restano fuori dall’aula perché la frequenza è subordinata alla regolarizzazione o almeno all’inizio del percorso di recupero vaccinale. Si prevedono inoltre sanzioni pecuniarie per le famiglie di decine di migliaia di studenti inadempienti. Dieci le vaccinazioni obbligatorie. Incerto il destino del disegno di legge sull’obbligo flessibile

Il 5 settembre è suonata la prima campanella per gli alunni della Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige. Il 9 settembre a rientrare in classe sono stati gli studenti del Piemonte. A seguire, via via, le altre regioni. Ultime ad aprire i battenti saranno, il 18 settembre, le scuole pugliesi. Un avvio di anno nel caos, almeno per quanto riguarda l’obbligo vaccinale. A due anni dall’entrata in vigore della legge 119/2017, nota come legge Lorenzin, nonostante le coperture in aumento abbiano invertito il trend negativo degli ultimi anni, manca all’appello circa un bambino su 10.

Dieci, secondo la norma attualmente in vigore, le vaccinazioni obbligatorie: anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella. Il rispetto degli obblighi vaccinali costituisce requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (bambini 0 – 6 anni), mentre dalla scuola primaria in poi gli alunni da 6 a 16 anni possono entrare in classe ma, in caso di non rispetto degli obblighi, viene attivato dalla Asl un percorso di recupero ed è possibile incorrere in sanzioni amministrative da 100 a 500 euro. Il ministero della Salute rivaluterà periodicamente l’obbligatorietà ogni tre anni, sulla base dei dati epidemiologici e delle coperture vaccinali. Ma non per tutti i vaccini: quelli contro morbillo, parotite, rosolia e varicella saranno infatti obbligatori per i prossimi tre anni, al termine dei quali si potrà disporre la cessazione o la conferma dell’obbligatorietà per una o più di questi. Per gli altri sei, invece, l’obbligo è permanente.

Senza obbligo, vengono inoltre indicate e offerte gratuitamente da Regioni e Province autonome le vaccinazioni anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-pneumococcica e anti-rotavirus responsabile, quest’ultimo, di una forma di gastroenterite potenzialmente molto pericolosa per neonati e lattanti.

Intanto sembra essersi arenato in commissione Sanità al Senato il disegno di legge sull'”obbligo flessibile” presentato il 7 agosto 2018, che stabiliva l’obbligo di vaccinazione per l’iscrizione a scuola solo in caso di emergenze sanitarie o di un significativo scostamento dagli obiettivi di copertura fissati.

Per alleggerire gli oneri a carico delle famiglie è nel frattempo andata a regime l’ Anagrafe nazionale vaccini, istituita con Decreto del ministero della Salute 17 settembre 2018. Grazie alla comunicazione telematica tra Asl e istituti, per la prima volta i genitori non hanno dovuto presentare alle scuole i certificati di avvenuta vaccinazione entro il 10 luglio. E se un paio di mesi fa Alberto Villani, presidente della Sip (Società italiana di pediatria) e responsabile dell’Unità operativa complessa di pediatria generale e malattie infettive dell’ Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, precisava al Sir che in alcune regioni il servizio non era ancora attivo, oggi Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp (Associazione nazionale presidi), parla di “un grosso passo avanti”. Dopo un avvio faticoso, il ministero della Salute assicura infatti che ora il meccanismo è rodato e che tutte le regioni hanno avviato la trasmissione dei dati, tranne le province autonome di Trento e Bolzano che saranno presto a regime.

La mappa dell’Italia non si presenta tuttavia omogenea: vi sono regioni “virtuose” e aree meno “coperte”. In Veneto, ad esempio, sono quasi 7 mila i bambini fuori dall’asilo mentre sono pronti verbali da 180 euro per le famiglie di 50 mila studenti. In Lombardia i piccoli che non potranno andare alla materna sono 20 mila. Regione d’eccellenza il Lazio dove, ha annunciato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, “la copertura ha superato il 98% per il vaccino contro polio, difterite, tetano, epatite B e pertosse e oltre il 97% per il morbillo, la parotite e la rosolia”, ma Roma presenta percentuali molto più basse e differenziate secondo le diverse Asl.

Rimane dunque il nodo irrisolto degli

alunni non in regola di asili nido e scuole dell’infanzia, esclusi dalla frequenza fino ad avvenuta regolarizzazione o inizio del percorso di recupero vaccinale.

Ancora nessuna risposta dal Miur e dal ministero della Salute ai quali abbiamo chiesto il punto sulla situazione e se verrà mantenuta questa linea. Intanto, mentre la mamma di due gemelline di Ivrea escluse dall’asilo sta facendo da alcuni giorni lo sciopero della fame, il 12 settembre, aprendo i lavori del Global Vaccination Summit promosso a Bruxelles dalla Commissione europea Ue e dall’Oms, il presidente uscente dell’Esecutivo Jean Claude Juncker ha ricordat che tra il 2016 e il 2018 il numero dei decessi dovuti al morbillo è aumentato di sei volte “perché gli europei non si fidano dei vaccini”.

“È inaccettabile – ha chiosato – che mentre in alcune parti del mondo si muore per mancanza di vaccini, qui da noi ci sia chi rischia la vita propria e degli altri rifiutandoli”.