Lavoro

A 17 anni dalla morte di Marco Biagi un convegno a Bologna per ricordare che l’Europa è “laboratorio per il bene comune”

“Europa laboratorio per il bene comune. A 17 anni dalla morte di Marco Biagi” è il tema del convegno organizzato nel capoluogo emiliano-romagnolo, mercoledì 20 marzo, da Cisl Area metropolitana bolognese e Cisl Emilia-Romagna. Ne hanno discusso Romano Prodi, Pierluigi Stefanini, presidente Gruppo Unipol, l’europarlamentare Damiano Zoffoli e Antonio Amoroso, segretario Cisl Emilia-Romagna, moderati da Valerio Baroncini, caporedattore Resto del Carlino Bologna, dopo il saluto di mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. Erano presenti anche Marina Orlandi, moglie di Biagi, e il figlio Lorenzo

Nel tempo trascorso dalla morte di Biagi è cambiato tutto nel mondo e in Europa, ma le idee del giuslavoratista restano di stretta attualità. È in sintesi quanto emerso dal convegno “Europa laboratorio per il bene comune. A 17 anni dalla morte di Marco Biagi” organizzato nel capoluogo emiliano-romagnolo, mercoledì 20 marzo, da Cisl Area metropolitana bolognese e Cisl Emilia-Romagna. Ne hanno discusso Romano Prodi, Pierluigi Stefanini, presidente Gruppo Unipol, l’europarlamentare Damiano Zoffoli e Antonio Amoroso, segretario Cisl Emilia-Romagna, moderati da Valerio Baroncini, caporedattore Resto del Carlino Bologna, dopo il saluto di mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. Erano presenti anche Marina Orlandi, moglie di Biagi, e il figlio Lorenzo.

“È stato un autentico riformatore che aveva colto con grande acume e lungimiranza da una parte le trasformazioni economiche e del mondo del lavoro, e dall’altra la necessità di una maggiore adattabilità della contrattazione alle esigenze della produzione ponendo sempre al centro la persona umana, i suoi diritti, la dignità del lavoro”. Così Danilo Francesconi, segretario generale Cisl Area metropolitana bolognese, ha presentato la figura di Biagi ricordando che “come noi riteneva che il problema fosse – e lo è ancora oggi – l’insufficienza di strumenti per migliorare l’occupatibilità delle persone a partire dalle politiche attive del lavoro e dai servizi per l’impiego”. A proposito del pensiero di Biagi anche le parole di Pierluigi Stefanini:

“La sua visione manifestava costantemente una forte sensibilità verso le ragioni del lavoro, la continua ricerca per trovare delle soluzioni in grado di dare prospettiva al lavoro, era consapevole di quanto sia fondamentale promuovere processi reali in grado di creare lavoro con una costante attenzione ai corpi intermedi, nei quali le parti si devono confrontare. Era portatore di una grande modernità”.

Che Biagi fosse al passo con i tempi lo ha ricordato anche Romano Prodi, sottolineando peraltro come all’epoca in cui lui e il giuslavorista collaboravano non fosse facile prevedere un allontanamento tra gli estremi nel mercato del lavoro causato “dalla finanziarizzazione dell’economia. Se oggi si vuole proteggere il lavoratore – ha spiegato Prodi -, il capitale scappa. Le multinazionali approfittano più degli altri di questa situazione ma sono paralizzate anche le politiche dei governi che non possono proporre un tipo di tassazione che rischia di far scappare anche i capitali minori”. I Paesi europei divisi, ha continuato l’ex presidente del Consiglio, sono troppo piccoli per entrare nei grandi settori mondiali dominati da aziende cinesi o statunitensi.

E poi ci sono i numeri “drammatici”: in Italia le persone in età lavorativa occupate sono circa il 20% in meno che in molti altri Stati del continente.

“Ci manca la produzione certo, ma anche la dignità e la partecipazione alla società di queste persone. E non sto a dirvi i numeri che riguardano i giovani e le donne, categorie ulteriormente svantaggiate. La ‘decrescita felice’ c’è solo nelle favole di quei sociologi che non hanno studiato…”.

Prodi si è poi soffermato sulla parola sussidiarietà: “Ha un suo significato, significa che quanto può essere fatto a livello locale lo si deve fare a livello locale. Vi dico che la bandiera italiana deve accompagnarsi con quella europea – ricordo che io e Marco quando andavamo in bicicletta avevamo entrambi una maglia azzurra con dodici stelle! – ma i grandi problemi come innovazioni scientifiche, regole del commercio, difesa, devono essere pensati a livello continentale. Altrimenti ci troviamo in una Europa mezza cotta e mezza cruda”, ha concluso Prodi. “Dobbiamo recuperare il volto dell’Europa – gli ha fatto eco Damiano Zoffoli -. È evidente che l’Unione europea è incompiuta, ma non sono tra quelli che dicono ‘allora buttiamo via tutto’. Piuttosto acceleriamo la costruzione di quanto manca e custodiamo la memoria di quanti, come Biagi, hanno creduto nell’Europa”.