Una scoperta archeologica sensazionale che riscrive la topografia medievale di Roma. Ma che non altera il cronoprogramma del Giubileo. Durante i lavori per il rifacimento di piazza san Giovanni in Laterano sono state rinvenute le mura di fortificazione – databili tra il IX e il XIII secolo d.C. – del Patriarchium, l’antica sede papale prima dello spostamento ad Avignone. Ma nessun allarme in vista del Giubileo. A dirlo è il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che ieri, 18 luglio, ha visitato gli scavi insieme al delegato del Papa, l’arcivescovo Rino Fisichella, all’assessore ai Lavori pubblici Ornella Segnalini e a Mirella Serlorenzi della Soprintendenza Speciale di Roma.
«Un ritrovamento che richiederà lavoro aggiuntivo, ma che non va considerato come un incidente, bensì come un grande regalo», ha sottolineato il sindaco. «Il cantiere si chiuderà entro la metà di dicembre, in tempo per l’apertura della Porta Santa», ha garantito, spiegando che gli scavi verranno coperti per permettere il proseguimento dei lavori. Per quanto riguarda invece il futuro dei ritrovamenti, ha aggiunto, «l’iter prevedrà innanzitutto una mappatura e una documentazione digitale, che consentirà di registrare virtualmente tutto ciò che è presente nel sottosuolo. Successivamente, dopo il Giubileo, potremmo proseguire gli scavi andando più in profondità, oppure immaginare un sito archeologico sotterraneo da poter visitare».
Gualtieri è arrivato intorno alle 14.30 e ha subito salutato Fisichella. «È un ritrovamento storico che suscita grande entusiasmo e meraviglia – ha detto l’arcivescovo pro-prefetto del dicastero per l’Evangelizzazione -. Il Giubileo è portatore di novità, come abbiamo visto anche per i ritrovamenti a piazza Pia. Siamo quasi alla vigilia dell’Anno Santo ma sono convinto che lo spirito di collaborazione che ci ha animato fino a questo momento continuerà da oggi in poi in maniera ancora più entusiasta. Siamo fiduciosi che il cronoprogramma sarà mantenuto». Tuttavia, il progetto di rifacimento originario della piazza, che prevedeva dodici fontane con giochi d’acqua asincroni, verrà leggermente modificato, ha spiegato l’assessore Segnalini, responsabile del Patrimonio archeologico della Sovrintendenza capitolina. «L’aspetto superficiale ed estetico rimarrà invariato, così come il principio ecologico di contrasto all’isola di calore – ha sottolineato -, mentre a livello impiantistico siamo costretti ad attuare alcuni cambiamenti. Le fontane resteranno, ma abbiamo diminuito gli spruzzi d’acqua, che verranno attivati in maniera sincrona». L’assessore ha inoltre escluso la possibilità di costruire delle lastre trasparenti per permettere ai pellegrini di ammirare i ritrovamenti.
Sul cantiere presenti anche Luciana Arcuri, ingegnere responsabile dell’intervento del Dipartimento Lavori pubblici, e Simona Morretta, responsabile scientifico dello scavo archeologico della Soprintendenza. L’archeologa ha spiegato l’eccezionalità della scoperta. «Non si sapeva infatti che l’antico palazzo del Papa, il cosiddetto Patriarchium, costruito per volere di Costantino nel IV secolo d. C, fosse protetto come una cittadella fortificata», ha detto. Tuttavia, se considerato il contesto storico di riferimento, viene facile ricollegare il tutto. «Il nono secolo, infatti, è lo stesso periodo nel quale vengono fortificate la basilica di San Pietro e la basilica di San Paolo – ha aggiunto la studiosa -. Anni che videro sia l’inizio delle lotte fratricide tra gli aristocratici che volevano presentare un proprio membro al soglio pontifico, sia numerosi saccheggi dei saraceni, di cui uno proprio all’interno di san Pietro. È quindi un periodo di incursioni esterne e di lotte interne che spiega bene la costruzione di fortificazioni a protezione della residenza del Papa». Poi, ha ricostruito Moretta, dopo il trasferimento della sede papale in Vaticano in seguito alla fine della “cattività avignonese”, venne meno la necessità di una struttura a difesa del Patriarchio e il muro venne demolito e interrato. Di esso si perse così ogni traccia. Fino a oggi.
Giuseppe Muolo
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