La scomoda realtà dell’Africa centrale. Una testimonianza dall’Uganda

Il racconto di un giovane cesenate per alcune settimane in Uganda dove l'Ong Avsi (fondata dal medico cesenate Arturo Alberti) ha un progetto in favore dei rifugiati di origini congolesi

Una sorpresa continua. A viaggiare per le strade di Kampala, capitale dell’Uganda, viene da chiedersi se queste zone facciano parte dello stesso mondo in cui gli europei, e più in generale gli occidentali, vivono. Le differenze sono così evidenti che questa domanda rimbalza nella testa di tanti appena atterrati in queste zone. La prima diversità è la topografia del paese: immense strade dissestate, piste di terra, spesso pericolose, che i più percorrono senza un pick-up. Sono polverose, di un colore rosso che permea tutto il paesaggio. Sali-scendi ovunque, palme, piantagioni tropicali, animali liberi per strada. In mezzo a tutto ciò, colpiscono gli edifici: slum, case di argilla, grandi palazzi e persino grattacieli, tutto nell’arco di qualche chilometro. La scena è dominata dalle capanne, che si estendono a lato delle strade principali e su e giù per le colline. Rimane comunque normale, e sconvolgente al tempo stesso, trovare una capanna costruita in argilla di fianco a ciò che può sembrare un edificio simile ai nostri.

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